Dipingere è come avere addosso una pelliccia. In un lungo articolo su La Stampa viene spiegato che anche l’arte della pittura deve la sua fortuna alla strage di animali. Già, perché i pennelli Kolinsky per la pittura, così morbidi, precisi ed eleganti sono prodotti con code di donnole siberiane maschi (il nome russo della donnola è kolinsky). Insomma la poesia della pittura è macchiata di sangue fin dall’origine dei tempi e soprattutto è legalizzata. È la PETA a descrivere le atroci torture che si consumano sulle piccole donnole per avere i pennelli. Le bestiole vengono catturate in natura usando trappole e lacci con mascelle d’acciaio. Molte di loro muoiono congelate prima che i cacciatori le vadano a recuperare per poi a loro volta ammazzarle. Altri esemplari vengono gassati nelle loro tane o bastonati fino a morire. Infine, in molti casi, come accade per l’acquisizione di peli da cinghiali, tassi e cavalli, il pelo può essere tagliato o strappato mentre l’animale è ancora vivo.
Si tratta, come segnala La Stampa, sempre di commercio illegale: sia perché spesso i pennelli sono privi di etichetta, sia perché vengono venduti come peli di zibellino quando invece sono di visione o donnola. Segnala sempre il quotidiano torinese che anche per altre tipologie animali di pelo utilizzato per la pittura o per il make-up umano si mente sull’origine in modo spesso da aggirare legislazioni più restrittive: i peli di “cammello” sono spesso in realtà di scoiattoli e capre; i peli di “pony” vengono spesso strappati dalla schiena o dalla criniera dei cavalli. Un’altra attività di caccia per ottenere peli per pennelli è quella alla mangusta. “Per ogni chilogrammo di peli utilizzati per la fabbricazione dei pennelli, vengono uccise 50 manguste”, scrive LaStampa.
Questo animale viene cacciato soprattutto in India dove nel 2019 sono state prese misure di controllo e di condanna verso questa forma di bracconaggio, ma l’intervento legislativo del governo indiano (la caccia alla mangusta in India sarebbe vietata fin dal 1972 ndr) non ha sortito grossi effetti. Di base l’attività illegale di caccia non viene denunciata poi al momento delle produzione di pennelli si mescolano i peli e quelli di mangusta sono difficili da individuare. Insomma, la donnola e gli animali che servono per fare le setole dei pennelli sono loro malgrado vittime di un’atrocità senza fine. L’unica alternativa, che segue parecchi dibattiti che si sono sviluppati online negli ultimi anni, riguarda l’acquisto di pennelli sintetici in fibra di Taklon con certificazioni cruelty free.