L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha approvato la mia proposta di legge che promuove e incentiva la vendita di prodotti sfusi e alla spina. Una modalità di vendita che ha l’obiettivo di ridurre a monte la produzione di rifiuti attraverso la riduzione degli imballaggi.

Basta guardare nei nostri sacchi della spazzatura per rendersi conto di quali siano i rifiuti prevalenti: flaconi e contenitori di plastica, scatole e buste di carta e cartoncino, lattine in prezioso ed energivoro alluminio, vetro.

La prevenzione a monte della produzione di rifiuti, insieme al loro riciclo, è uno dei pilastri dell’economia circolare. Si tratta di buone pratiche che hanno effetti positivi anche sulla riduzione di emissioni di gas serra – responsabili del riscaldamento globale – legate al ciclo di vita degli imballaggi. In Emilia-Romagna c’è davvero bisogno di produrre meno rifiuti solidi urbani: secondo uno studio Ires-Cgil siamo la regione in Italia che ne produce di più pro capite: 633,4 chili contro la media italiana di 493 chili. L’ultimo report regionale sui rifiuti (“La gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna Report 2023”) evidenzia in particolare che la raccolta differenziata della frazione secca (carta, plastica, vetro, metalli, alluminio e legno) è costituita prevalentemente da rifiuti di imballaggio.

In altre parti d’Italia la musica è la stessa. Non a caso le normative europee e nazionali in materia di protezione dell’ambiente e lotta ai cambiamenti climatici indicano da anni che una delle priorità per contrastare la formazione dei rifiuti da imballaggio è bloccarne la formazione a monte.

Gli 11 articoli della mia legge prevedono l’erogazione di risorse regionali per incentivare sia l’apertura di nuovi esercizi per la vendita esclusiva di prodotti non pre imballati sfusi (quelli solidi) e alla spina (quelli liquidi) sia l’apertura di appositi reparti (green corner) in esercizi commerciali già esistenti. Gli esercizi che beneficeranno degli incentivi, nella misura di massimo 5.000 euro, dovranno restare attivi per almeno tre anni. Tra i costi ammissibili ci sono anche quelli per dotarsi di apparecchiature per l’igienizzazione e sanificazione dei contenitori riutilizzabili che sostituiscono quelli usa e getta.

Per il 2024 la legge mette a disposizione 100 mila euro, e altri 50 mila euro sono stati stanziati sia per il 2025, sia per il 2026. Gli incentivi sostengono anche la realizzazione di attività di informazione e sensibilizzazione per promuovere un cambiamento nelle abitudini di esercenti e consumatori. Anche questo è un aspetto rilevante del testo di legge e non un elemento di contorno: questo provvedimento deve contribuire a stimolare un cambiamento comportamentale e culturale, sia degli esercizi commerciali, sia di noi consumatori che facciamo spesa.

Sicuramente è più veloce afferrare al volo dagli scaffali prodotti confezionati, dalla frutta e verdura in contenitori di plastica al resto. Tuttavia per fare acquisti nei negozi che adottano questa modalità di vendita non ci vuole la “laurea in spesa”.

C’è tanto da fare, ma qualcosa è stato già fatto: ci sono esperienze molto interessanti e community di persone che hanno già fatto quel cambiamento culturale nella direzione dell’economia circolare e del rispetto dell’ambiente. Un esempio virtuoso a Bologna è quello dell’emporio di comunità Camilla: una cooperativa di consumo autogestita da 693 soci. Dal 2019 vende un’ampia gamma di prodotti alimentari e non alimentari sfusi e alla spina.

L’approvazione della mia proposta di legge, senza nessun voto contrario, lascia ben sperare per un ulteriore incremento di buone pratiche che fanno bene all’ambiente e alla comunità.

In questo video che ho girato nei locali di Camilla potete vedere come appare un negozio che vende prodotti sfusi e alla spina e come si fanno gli acquisti. Buona visione!

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