Sta giustamente crescendo la mobilitazione antifascista contro le tre leggi di controriforma costituzionale del governo Meloni: il premierato che rende inutile il Parlamento, il nuovo assetto della giustizia che sottopone la magistratura al controllo del governo, l’autonomia differenziata che distrugge la Repubblica. Sono leggi che stravolgono formalmente tutto l’assetto della nostra democrazia, dopo che questo è già stato messo in discussione sul piano sostanziale da austerità e guerra. Se queste controriforme autoritarie diventassero operative, in Italia sarebbe soppressa la Costituzione nata dalla Resistenza, cosa che ovviamente va benissimo ai neofascisti al governo, e la Repubblica avrebbe un regime simile a quelli di Orban o di Milei.
Però a questa costruzione reazionaria mancava ancora un tassello, quello di leggi di polizia adeguate al nuovo assetto costituzionale. Quest’ultimo tassello dello Stato autoritario e fascistoide che il governo Meloni sta costruendo è costituito dal disegno di legge n. 1660, a firma (non a caso) dei ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto, meglio noto come nuovo dl Sicurezza. Questa legge inizierà tra pochi giorni il suo iter parlamentare con l’intento, dichiarato dal governo Meloni, di colmare un vuoto normativo nella efficace prevenzione di atti, sabotaggi e forme di conflitto percepite come “eversive”. Mescolati a un insieme di provvedimenti che vanno dalla tutela dei pentiti di mafia alla disciplina dei fuochi di artificio, ci sono veri e propri atti liberticidi, con lo scopo di colpire, dissenso, disagio sociale, proteste e lotte.
In primo luogo la legge 1660 lancia il neologismo del “terrorismo della parola”. Sotto questa fattispecie, che chiaramente colpisce unicamente le opinioni, viene colpito con una pena che va da due a sei anni chiunque detenga, o faccia circolare, in forma sia scritta che orale, testi ritenuti capaci di “sobillare” al compimento di atti o resistenze che coinvolgano uffici, istituzioni, servizi pubblici o di pubblica necessità. È chiaro che un provvedimento di questo genere mira a colpire chi sta col Palestina, chi vuole la pace, chi sostiene le lotte sociali e ambientaliste. È una nuova versione del reato di propaganda sovversiva del codice fascista Rocco, con cui si incarceravano gli antifascisti anche solo per sospetto. E ancora più grave è pensare a questo reato di opinione sotto le campagne maccartiste dello squadrismo mediatico, che già oggi colpisce intellettuali e attivisti. scomodi. Istituire il reato di terrorismo della parola è autentico fascismo.
L’articolo 7 dispone nuove norme sulla revoca della cittadinanza, e immaginiamo come e contro chi saranno usate. Lo scopriamo subito all’articolo 8 che, con riferimento alla sicurezza urbana, dispone modifiche sostanziali al codice penale nel contrasto dell’occupazione “arbitraria” di immobili. Le persone senza casa, quelle sfrattate e chi le aiuta a non finire in mezzo alla strada saranno punite con la reclusione dai due ai sette anni e la polizia potrà procedere in qualsiasi momento al loro arresto. Legge e ordine a difesa della proprietà e contro i poveri.
Il vecchio reato fascista di blocco stradale con cui si colpivano i cortei e gli scioperi viene perfezionato. L’articolo 10 sanziona con la reclusione da sei mesi a un anno coloro che non ottemperano al divieto di avvicinamento o accesso alle pertinenze del trasporto ferroviario, mentre l’impedimento della circolazione su strada viene inquadrato con un’aggravante speciale che prevede la reclusione da sei mesi a due anni se più persone bloccano in maniera coordinata la circolazione su qualsiasi arteria stradale, anche i cancelli di una fabbrica.
Gli articoli 12 e 13 esprimono tutto l’odio del governo Meloni verso i poveri e il disagio sociale, che si è già manifestato con l’abolizione del reddito di cittadinanza. L’articolo 12 abolisce l’obbligatorietà del rinvio della pena per donne incinte e madri di prole nei primi tre anni di nascita del bambino. Le madri povere partoriscano in galera, il garantismo vale per padroni e politici, mica per loro. L’articolo 13 colpisce i poveri che chiedono l’elemosina, che devono sparire per non danneggiare il decoro urbano. Anche i sindaci avranno nuovi poteri per cancellare il fastidio che dà la vista dei poveri, mentre aumenta la povertà.
Naturalmente Piantedosi, Nordio e Crosetto, con la benedizione di Salvini, si accaniscono contro i migranti. All’articolo 19 della legge si definiscono nuove misure di polizia sia nelle strutture di trattenimento che in quelle di accoglienza, senza nessuna distinzione tra le due categorie. Dalla legge Bossi-Fini in poi i migranti sono considerati criminali in quanto persone. La novità giudiziaria consiste nell’inasprimento della pena per chi partecipa a proteste all’interno dei lager, arrivando a proporre una pena da uno a 4 anni per la sola partecipazione, poi fino a 8 anni con le aggravanti e fino venti anni se durante l’ipotetica rivolta ci siano lesioni tra i coinvolti.
Ogni legge liberticida deve dare più potere e impunità ai poliziotti, la 1660 al capo 3 affronta la “tutela” del personale di polizia, delle forze armate e persino dei vigili del fuoco, sempre più militarizzati contro la loro stessa volontà. Viene disposto l’aumento di pena di un terzo in caso di violenza, o minaccia, o anche solo di resistenza nei confronti di un pubblico ufficiale, e bastano minime infrazioni a giudizio degli stessi agenti per essere incriminati. Uno slogan, uno sguardo giudicati minacciosi, e si verrà pesantemente incriminati. Tutti i componenti delle forze dell’ordine potranno poi avere e portare armi private, oltre a quelle ufficiali di ordinanza, senza bisogno di licenza. Centinaia di migliaia di cittadini della Repubblica avranno diritto all’arma libera senza dover sottostare alle autorizzazioni cui sono soggetti tutti gli altri. Una minaccia per la sicurezza di tutti, una scelta gravissima, violenta, da far west, del governo Meloni.
Nelle parti finali del provvedimento non poteva certo mancare il consueto anatema contro i gesti di protesta, soprattutto ambientalista, che usano un poco di vernice, spesso totalmente cancellabile. La sanzione è più grave se viene colpita una sede istituzionale, per cui si configura la lesione dell’onore del prestigio delle istituzioni, e viene inasprita in caso di recidiva, con aumento delle pene fino a tre anni e multa fino a dodicimila euro. Infine, nell’articolo 23 si presta particolare attenzione al potenziamento degli strumenti di controllo sociale, giustificato dalla necessità di prevenire il rischio di eversione dell’ordine democratico. Insomma controllo e spionaggio politico, come in ogni regime autoritario che si rispetti.
Nel 1925 Mussolini definì leggi fascistissime quel corpo di leggi che dopo l’assassinio di Matteotti voluto da Mussolini stesso, istituì formalmente la dittatura. Nel 1930 il codice penale Rocco dava sistemazione giuridica completa al tutto. In questi anni sono state prodotte leggi che hanno colpito la democrazia, la libertà e i diritti, spesso con responsabilità bipartisan. Oggi il governo Meloni le riprende e le aggrava tutte, con un corpo di nuovi leggi fascistissime su governo, magistratura, autonomia differenziata, a cui ora si aggiunge la 1660, un legge da stato di polizia.
Il 24 giugno saremo in piazza davanti a Montecitorio, e poi continueremo. Bisogna fermare il governo Meloni prima che sia troppo tardi.
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Giorgio Cremaschi
Sindacalista
Politica - 21 Giugno 2024
Dl Sicurezza, un’altra legge fascistissima. Perché è il tassello che mancava nello Stato di Meloni
Sta giustamente crescendo la mobilitazione antifascista contro le tre leggi di controriforma costituzionale del governo Meloni: il premierato che rende inutile il Parlamento, il nuovo assetto della giustizia che sottopone la magistratura al controllo del governo, l’autonomia differenziata che distrugge la Repubblica. Sono leggi che stravolgono formalmente tutto l’assetto della nostra democrazia, dopo che questo è già stato messo in discussione sul piano sostanziale da austerità e guerra. Se queste controriforme autoritarie diventassero operative, in Italia sarebbe soppressa la Costituzione nata dalla Resistenza, cosa che ovviamente va benissimo ai neofascisti al governo, e la Repubblica avrebbe un regime simile a quelli di Orban o di Milei.
Però a questa costruzione reazionaria mancava ancora un tassello, quello di leggi di polizia adeguate al nuovo assetto costituzionale. Quest’ultimo tassello dello Stato autoritario e fascistoide che il governo Meloni sta costruendo è costituito dal disegno di legge n. 1660, a firma (non a caso) dei ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto, meglio noto come nuovo dl Sicurezza. Questa legge inizierà tra pochi giorni il suo iter parlamentare con l’intento, dichiarato dal governo Meloni, di colmare un vuoto normativo nella efficace prevenzione di atti, sabotaggi e forme di conflitto percepite come “eversive”. Mescolati a un insieme di provvedimenti che vanno dalla tutela dei pentiti di mafia alla disciplina dei fuochi di artificio, ci sono veri e propri atti liberticidi, con lo scopo di colpire, dissenso, disagio sociale, proteste e lotte.
In primo luogo la legge 1660 lancia il neologismo del “terrorismo della parola”. Sotto questa fattispecie, che chiaramente colpisce unicamente le opinioni, viene colpito con una pena che va da due a sei anni chiunque detenga, o faccia circolare, in forma sia scritta che orale, testi ritenuti capaci di “sobillare” al compimento di atti o resistenze che coinvolgano uffici, istituzioni, servizi pubblici o di pubblica necessità. È chiaro che un provvedimento di questo genere mira a colpire chi sta col Palestina, chi vuole la pace, chi sostiene le lotte sociali e ambientaliste. È una nuova versione del reato di propaganda sovversiva del codice fascista Rocco, con cui si incarceravano gli antifascisti anche solo per sospetto. E ancora più grave è pensare a questo reato di opinione sotto le campagne maccartiste dello squadrismo mediatico, che già oggi colpisce intellettuali e attivisti. scomodi. Istituire il reato di terrorismo della parola è autentico fascismo.
L’articolo 7 dispone nuove norme sulla revoca della cittadinanza, e immaginiamo come e contro chi saranno usate. Lo scopriamo subito all’articolo 8 che, con riferimento alla sicurezza urbana, dispone modifiche sostanziali al codice penale nel contrasto dell’occupazione “arbitraria” di immobili. Le persone senza casa, quelle sfrattate e chi le aiuta a non finire in mezzo alla strada saranno punite con la reclusione dai due ai sette anni e la polizia potrà procedere in qualsiasi momento al loro arresto. Legge e ordine a difesa della proprietà e contro i poveri.
Il vecchio reato fascista di blocco stradale con cui si colpivano i cortei e gli scioperi viene perfezionato. L’articolo 10 sanziona con la reclusione da sei mesi a un anno coloro che non ottemperano al divieto di avvicinamento o accesso alle pertinenze del trasporto ferroviario, mentre l’impedimento della circolazione su strada viene inquadrato con un’aggravante speciale che prevede la reclusione da sei mesi a due anni se più persone bloccano in maniera coordinata la circolazione su qualsiasi arteria stradale, anche i cancelli di una fabbrica.
Gli articoli 12 e 13 esprimono tutto l’odio del governo Meloni verso i poveri e il disagio sociale, che si è già manifestato con l’abolizione del reddito di cittadinanza. L’articolo 12 abolisce l’obbligatorietà del rinvio della pena per donne incinte e madri di prole nei primi tre anni di nascita del bambino. Le madri povere partoriscano in galera, il garantismo vale per padroni e politici, mica per loro. L’articolo 13 colpisce i poveri che chiedono l’elemosina, che devono sparire per non danneggiare il decoro urbano. Anche i sindaci avranno nuovi poteri per cancellare il fastidio che dà la vista dei poveri, mentre aumenta la povertà.
Naturalmente Piantedosi, Nordio e Crosetto, con la benedizione di Salvini, si accaniscono contro i migranti. All’articolo 19 della legge si definiscono nuove misure di polizia sia nelle strutture di trattenimento che in quelle di accoglienza, senza nessuna distinzione tra le due categorie. Dalla legge Bossi-Fini in poi i migranti sono considerati criminali in quanto persone. La novità giudiziaria consiste nell’inasprimento della pena per chi partecipa a proteste all’interno dei lager, arrivando a proporre una pena da uno a 4 anni per la sola partecipazione, poi fino a 8 anni con le aggravanti e fino venti anni se durante l’ipotetica rivolta ci siano lesioni tra i coinvolti.
Ogni legge liberticida deve dare più potere e impunità ai poliziotti, la 1660 al capo 3 affronta la “tutela” del personale di polizia, delle forze armate e persino dei vigili del fuoco, sempre più militarizzati contro la loro stessa volontà. Viene disposto l’aumento di pena di un terzo in caso di violenza, o minaccia, o anche solo di resistenza nei confronti di un pubblico ufficiale, e bastano minime infrazioni a giudizio degli stessi agenti per essere incriminati. Uno slogan, uno sguardo giudicati minacciosi, e si verrà pesantemente incriminati. Tutti i componenti delle forze dell’ordine potranno poi avere e portare armi private, oltre a quelle ufficiali di ordinanza, senza bisogno di licenza. Centinaia di migliaia di cittadini della Repubblica avranno diritto all’arma libera senza dover sottostare alle autorizzazioni cui sono soggetti tutti gli altri. Una minaccia per la sicurezza di tutti, una scelta gravissima, violenta, da far west, del governo Meloni.
Nelle parti finali del provvedimento non poteva certo mancare il consueto anatema contro i gesti di protesta, soprattutto ambientalista, che usano un poco di vernice, spesso totalmente cancellabile. La sanzione è più grave se viene colpita una sede istituzionale, per cui si configura la lesione dell’onore del prestigio delle istituzioni, e viene inasprita in caso di recidiva, con aumento delle pene fino a tre anni e multa fino a dodicimila euro. Infine, nell’articolo 23 si presta particolare attenzione al potenziamento degli strumenti di controllo sociale, giustificato dalla necessità di prevenire il rischio di eversione dell’ordine democratico. Insomma controllo e spionaggio politico, come in ogni regime autoritario che si rispetti.
Nel 1925 Mussolini definì leggi fascistissime quel corpo di leggi che dopo l’assassinio di Matteotti voluto da Mussolini stesso, istituì formalmente la dittatura. Nel 1930 il codice penale Rocco dava sistemazione giuridica completa al tutto. In questi anni sono state prodotte leggi che hanno colpito la democrazia, la libertà e i diritti, spesso con responsabilità bipartisan. Oggi il governo Meloni le riprende e le aggrava tutte, con un corpo di nuovi leggi fascistissime su governo, magistratura, autonomia differenziata, a cui ora si aggiunge la 1660, un legge da stato di polizia.
Il 24 giugno saremo in piazza davanti a Montecitorio, e poi continueremo. Bisogna fermare il governo Meloni prima che sia troppo tardi.
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Roma, 21 feb. - (Adnkronos) - Con il 'ritocco' al rialzo annunciato dal Mef diventa più appetibile il Btp Più, il nuovo titolo di Stato a 8 anni, il cui collocamento si è chiuso alle 13 con quasi 15 miliardi raccolti. Rispetto ai rendimenti originari (2,80% i primi 4 anni e 3,60% i successivi 4) l'aumento annunciato - rispettivamente a 2,85% e 3,70% - rappresenta un incremento complessivo di oltre l'8% sul fronte interessi. Infatti, investendo 10 mila euro, e considerando la trattenuta del 12,5% (inferiore a quella del 26% applicata sui dividendi azionari) in 8 anni il risparmiatore può incassare 2422 euro netti, a fronte dei 2240 euro previsti con i rendimenti 'iniziali'. Un dato che rappresenta un rendimento netto del 3,03% annuo: è questo il dato di riferimento per giudicare la redditività del titolo a fronte dell'inflazione (che inevitabilmente erode il valore delle somme investite). Se la Bce dovesse riuscire nell'intento di mantenere stabilmente la crescita dei prezzi sotto il 2%, allora chi ha investito nel Btp Più potrà dire di aver fatto un buon affare. Ma sull'inflazione, come insegna la storia recente, è difficile fare previsioni.
(Adnkronos) - La letteratura fantastica in Italia si prende sempre più spazio. Questo fine settimana si tiene a Roma la prima edizione di ‘Oblivion, fiera del libro, del fumetto e dell’irrazionale', dedicata alla letteratura di genere horror, fantasy, fantascienza e weird.
"È nato tutto da una pizza a San Lorenzo insieme a Claudio Kulesko, Paolo di Orazio ed Edoardo M. Rizzoli", spiega all’Adnkronos Emmanuele Pilia, alla direzione editoriale dell’evento. "Volevamo ribadire il valore artistico letterario del mondo della letteratura fantastica, che in Italia ha poche piattaforme in cui fare rete e in cui avere dignità, e così ci siamo ispirati a eventi come ‘Stranimondi’ e ‘Marginalia’ che si svolgono a Milano, per creare qualcosa di simile", dice.
Alla Città dell’Altra Economia, nel quartiere Testaccio di Roma, il 22 e il 23 febbraio, 45 case editrici indipendenti italiane propongono i propri libri e un programma ricco di incontri, che si terranno tra le 10 e le 20 di sabato e domenica. "Niente presentazioni classiche, ma piccole conferenze sui temi in cui siamo riusciti a coinvolgere tutti gli editori", spiega Pilia. E così dalla crisi climatica al femminismo, dall’intelligenza artificiale alle relazioni affettive sono tantissimi gli argomenti che verranno affrontati da autori ed editori attraverso la lente della letteratura di genere.
Nell'anno che si è appena concluso si è registrato un calo del numero generale di lettori, eppure il fantasy è in controtendenza: le vendite nel 2024 sono cresciute del 27,1% da gennaio a ottobre, superando il milione di libri venduti. Gli italiani hanno riscoperto un genere considerato a lungo di ‘serie b’? “I lettori e le lettrici italiani – spiega Pilia – hanno sempre letto tanta letteratura fantastica, ma prima era meno monitorata. Pensiamo alla collana di successo ‘Urania’, che esce in edicola e non è tracciata. Però negli ultimi anni c’è stata sicuramente una crescita dell’ecosistema editoriale: ci sono più editor, più traduttori, sono nate molte case editrici di genere che hanno portato un ‘know how’ che prima era appannaggio di accademici. È aumentata la qualità, ma anche il discorso attorno al genere, con un grande lavoro di riscoperta del fantasy italiano".
Non c’è una motivazione unica dietro alla cresciuta di interesse registrata negli ultimi anni: da un lato ci sono il successo di saghe letterarie e cinematografiche/televisive come ‘Harry Potter’, ‘Hunger Games’ o ‘Il trono di spade’, dall’altro c’è chi ritiene che il fantasy, con le sue metafore, sia uno strumento utile a interpretare il tempo presente. Emmanuele Pilia ci tiene a sottolineare l’aspetto più importante quando si devono avvicinare nuovi lettori: "Credo che l’idea moralistica che leggere sia utile e necessario abbia danneggiato la letteratura. Leggere è divertente, è bello, è fico. Si può paragonare a una partita di calcio o una cena fuori. Bisogna desacralizzare la lettura per darle valore e noi, con il nostro evento, abbiamo puntato tutto su questo concetto anche per avvicinare chi non ha ancora scoperto il fantastico".
La manifestazione, che beneficia del patrocinio del Comune di Roma, dell’Assessorato alla Cultura e del I Municipio, è completamente gratuito e non sarà solo un'occasione per i lettori, ma anche per chi sogna di lavorare nel campo. Nel corso della fiera infatti verrà assegnato il Premio di Racconti Brevi, "dedicato agli autori e alle autrici che vogliono esplorare i temi dell’horror, del fantasy, della fantascienza e del weird", si legge sul sito ufficiale, e che avranno così l'opportunità di sottoporre il proprio scritto a una giuria di editori esperti, presenti alla fiera. Sono previste anche diverse menzioni speciali, con relativi premi e targhe, per le opere che si distingueranno per originalità e stile. (di Corinna Spirito)
Roma, 21 feb. (Adnkronos Salute) - "La prima richiesta che facciamo al ministro della Salute Schillaci è quella di valutare e concludere la questione medico-legale istituendo una commissione super partes, che valuti prima di ogni iter, di ogni pratica, la questione, in modo tale che il numero delle denunce venga ridotto. Questo accade negli Stati Uniti, accade anche in Francia, quindi crediamo che debba essere applicato anche in Italia. Seconda cosa", serve "intervenire sulla questione delle nuove tecnologie, che ha un peso rilevantissimo anche sul fronte economico, quindi legiferare a livello centrale sulla congruità e sul numero, per esempio, dei robot e delle nuove tecnologie importanti e costose che vengono, diciamo, proposte. L'altra cosa è incentivare l'intelligenza artificiale. Tuttavia sappiamo che soltanto il 26% delle Asl in Italia ha investito in intelligenza artificiale". Così all'Adnkronos Salute il presidente del Collegio italiano dei chirurghi, Maurizio Brausi, in occasione del secondo congresso Cic, momento di confronto sul presente e il futuro della chirurgia, promosso oggi a Roma.
"La formazione per i giovani chirurghi è importantissima - continua Brausi - A questo proposito abbiamo ideato un questionario che è stato spedito a tutte le scuole di specialità. Abbiamo già raccolto più di 600 risposte sulla soddisfazione o meno che i nostri specializzandi hanno nelle varie scuole". Per far fronte alla carenza di professionisti, poi, "dobbiamo fare una programmazione diversa. Sappiamo che 3mila medici all'anno vanno in pensione e non vengono sostituiti - ricorda - e abbiamo anche un problema contingente degli specializzanti stessi: per diventare un chirurgo occorrono 11 anni, cosa che non aiuta". A questo si aggiunge "il problema dello stipendio che in Italia non è equiparato a quello europeo", e quello "delle denunce: ne arrivano circa 35mila-40mila all'anno per i chirurghi. Questo ovviamente è un fattore un po' negativo", che rende "più difficile la scelta della specialità". La prova lampante è sui "concorsi, soprattutto per l'ortopedia e anche per chirurgia generale: vanno deserti".
Altra cosa che interessa molto il Collegio, che rappresenta circa 47 società chirurgiche e 45 mila chirurghi italiani, è "l'uso delle nuove tecnologie e la loro sostenibilità per il sistema sanitario nazionale - conclude Brausi - Possiamo fare qualcosa per ridurre i costi, però occorre essere molto determinati e prendere decisioni sia a livello centrale che a livello regionale per razionalizzare, ad esempio, il numero di robot in Italia o il numero delle nuove tecnologie. L'intelligenza artificiale può ridurre nettamente il lavoro e dovrebbe essere applicata nelle varie Asl, vista l'applicazione incredibile che c'è nell'imaging, della radiologia, con la velocizzazione degli esami radiologici e diagnosi molto più sicure in accordo con le linee guida".
Roma, 21 feb. (Adnkronos/Labitalia) - Mary Modaffari, presidente nazionale della Confederazione nazionale esercenti (Cne), associazione sindacale datoriale italiana, iscritta al registro dei lobbisti del Parlamento Europeo, è stata l' unica italiana entrata a far parte del direttivo del Seri ( sindacato europeo dei rappresentanti di interessi ) e contestualmente nominata a responsabile della gestione dei rapporti istituzionali esteri del Seri.
"Il Seri, acronimo di Sindacato europeo rappresentanti interessi presso il Parlamento Europeo è un’organizzazione sindacale europea composta da presidenti di varie sigle sindacali datoriali di tutta Europa. Il Seri è stato istituito per rappresentare e tutelare i diritti e gli interessi dei professionisti che operano al Parlamento Europeo come rappresentanti di interessi e dunque portavoce delle esigenze delle imprese associate presso le rispettive associazioni datoriali dei vari Paesi Europei. L' obiettivo è quello di fornire un supporto qualificato a livello istituzionale, promuovendo la valorizzazione delle competenze e delle specificità del lavoro che ogni rappresentante svolge al Parlamento Europeo. Le finalità principali includono la difesa dei diritti delle imprese, pmi e start-up in ambito parlamentare, la promozione di politiche di equità e sostenibilità nel mondo del lavoro e il rafforzamento delle relazioni tra il settore istituzionale europeo e partner internazionali presso Paesi extra Ue", afferma Modaffari.
"La mia priorità -continua- è consolidare e ampliare le relazioni internazionali del Seri coinvolgendo in primo luogo soprattutto l' Italia , dando dunque voce alle varie associazioni sindacali datoriali italiane aderenti al Seri creando nuove opportunità di collaborazione istituzionale e professionale. L’obiettivo è rendere il Seri un associazione sindacale europea dei rappresentanti di interessi autorevole e riconosciuta non solo a livello europeo ma globale. La prima tappa del mio programma è organizzare con lo staff del dipartimento del Seri che mi è stato assegnato, incontri con rappresentanti di istituzioni straniere, anche tramite tavoli tematici, su argomenti che hanno come obiettivo la crescita delle imprese e pmi tenendo conto dei punti di vista dei colleghi rappresentanti di interessi degli altri stati europei", spiega ancora.
"I punti centrali da trattare sono: commercio internazionale (limiti e prospettive future), sostenibilità, crescita economica, innovazione e tutela dei diritti umani, transizione digitale e particolare attenzione sull' utilizzo dell'Ia. In sostanza, il nostro obiettivo è quella di fungere da ponte tra le istituzioni europee e le imprese degli stati membri , promuovendo uno scambio continuo e costruttivo su temi di particolare rilevanza sociale, economica e culturale. Altresì attraverso l’internazionalizzazione sarà possibile consolidare nuove partnership, rendendo il Sindacato europeo dei rappresentanti di interessi un organo "influente" nei processi decisionali che riguardano il mondo del lavoro e delle imprese", spiega ancora.
"Sono davvero onorata ed orgogliosa di questo importante incarico che mi è stato conferito e ringrazio la presidenza nazionale per la fiducia accordatami. Da anni lavoro nel mondo sindacale, ho svolto l' attività di politica sindacale con grande responsabilità ed impegno, e pertanto metterò a disposizione il mio bagaglio di esperienze. Sono certa che riusciremo a portare benefici concreti ai nostri iscritti nonché il nostro obiettivo finale è poter dare supporto con le nostre proposte alle istituzioni europee ed alle rispettive commissioni", conclude Mary Modaffari.
Roma, 21 feb. - (Adnkronos) - Si è chiuso alle 13, come annunciato, il collocamento del nuovo Btp Più che ha registrato nel quarto e ultimo giorno di raccolta 39.759 contratti per un controvalore di 1.096.376.000 euro. Il dato porta il totale del collocamento a oltre 14,9 milioni di euro. L'attenzione adesso è per il dato definitivo sul rendimento che, nelle speranze dei sottoscrittori, potrebbe portare a qualche ritocco al rialzo.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sul portale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sul portale Eurofocus.