Mi è stato chiesto un commento sulla straripante vittoria del sindaco leghista Alan Fabbri a Ferrara. E odio la redazione dei Blog del Fatto per questo.

Dopo la dovuta premessa veniamo al commento. Intanto il “leghista” diventa pleonastico: Fabbri ha vinto soprattutto grazie al 30% ottenuto dalla sua lista personale, che ha spolpato gli altri partiti dell’alleanza di destra. Il Carroccio, che un lustro fa valeva il 31% dei consensi dei votanti, a questa tornata si è fermato al 7,69%. Fabbri piace. Un po’ come la grigliata di pesceratto al ragionier Filini. Può piacere o non piacere, ma a due ferraresi su cinque Alan Fabbri piace da morire (è stato votato dal 57% del 67% degli aventi diritto).

Perché mi sovviene il riferimento alla famosa grigliata di pesceratto? Perché nella città estense da qualche anno a questa parte va in scena il remake dal vivo del quarto capitolo della saga resa celebre da Paolo Villaggio, ovvero Fantozzi subisce ancora. In questo caso, dopo le recenti elezioni, a subire ancora non è il ragioniere più famoso d’Italia, ma Ferrara… Qui si esagera a beneficio di ironia. Altrimenti, per strappare il titolo a un altro baluardo della commedia italiana, non ci resterebbe che piangere.

Ferrara subisce ancora, si diceva. E, grigliate di pesceratto a parte, ormai ovunque sorgono – metaforicamente – un po’ di spiagge di Lavinio dove passare le vacanze insieme al Franchino di turno. D’altronde scene da film se ne sono viste parecchie in questi anni. Piazze occupate da bagni chimici color lilla, stand con birra e rutto libero davanti al Duomo del XII secolo, fari di cemento a illuminare le mura medievali. Termino l’elenco per esigenze di brevità. Di fronte a tutto questo… “Beh, in fondo c’ha un suo fascino” direbbe il geometra Calboni. “È meraviglioso, io adoro la natura selvaggia” gioirebbe la signorina Silvani di fronte alla discarica di monnezza a cielo aperto.

Scene da pellicola per dire in breve che qualsiasi cosa succeda nella città guidata da Alan Fabbri i suoi cittadini sono contenti. Da dove deriva il successo del sindaco col codino? Già una quindicina di anni fa aveva issato per la prima volta il vessillo di Alberto da Giussano sopra il municipio di Bondeno, primo comune dell’Emilia-Romagna conquistato dalla Lega. Bondeno, secondo i dati della Camera di Commercio di Ferrara, Informazioni statistiche ed economiche della provincia di Ferrara, 2018 (pag. 73), vedeva nel 2017 – dopo oltre cinque anni di cura Fabbri – un preoccupante spopolamento accompagnato da una moria di imprese. Il numero delle aziende cessate era un +36% rispetto all’anno precedente, quello delle aziende attive -2%. Ancor più drammatico il quadro dell’imprenditoria femminile: + 83.3% di aziende cessate, -9.1 di aziende registrate, -4.1 di aziende attive. Dati non proprio incoraggianti. Eppure grazie a questi numeri Fabbri è ricordato – sono serio – come un ottimo sindaco. Perché? Mi astengo dal rispondere. Mi riuscirebbe più agevole spiegare cos’è la prostata o il kibbutz.

A Ferrara i suoi primi cinque anni sono passati un po’ all’insegna del “metodo Naomo”: calci in culo ai migranti (lo spaccio si è spostato di qualche centinaio di metri, le liste degli alloggi pubblici sono state fatte modificare dal tribunale perché discriminatorie), tante sagre, concerti pop. E tanti tanti cantieri grazie ai fondi del Pnrr (bravo comunque a riuscire ad aggredirli). Lui, il sindaco, si è visto molto poco in consiglio comunale, ancor meno in Conferenza sociosanitaria (pur in epoca Covid). Le ricorrenze istituzionali le lasciava volentieri al suo vice, Naomo Lodi appunto. Ma non mancava mai di far arrivare una foto e un comunicato con un suo discorso di partecipazione. Per i cittadini, insomma, era più che presente.

Sarebbe però bugiardo non dare meriti a chi si è confermato anche di fronte a un avversario blasonato come l’avvocato Fabio Anselmo (che ha il difetto di essere un avvocato e non un politico). Fabbri riscuote simpatia, la gente lo trova empatico e – da professionista della politica – sa come muoversi. Detto questo, non è possibile nemmeno negare l’opera di convincimento che i social generano nella popolazione. La sua pagina Facebook ha oltre 110mila contatti. Un’enormità per una città come Ferrara che di abitanti ne conta 130mila, dei quali la stragrande maggioranza è anziana e difficilmente, se non altro per buona abitudine, passa la vita al cellulare.

Grazie a questa predominanza mediatica succede che se qualcuno lo critica, avversario politico o comune cittadino che sia, finisce macellato sui suoi social, pagati con soldi pubblici. E di comunicatori, videoperatori e fotografi ormai il Municipio è pieno. A guardare gli addetti stampa e propaganda assunti da Fabbri e assessori è come immaginare di attraversare l’open space del Washington Post. Un sistema che paga evidentemente. E, in un mondo all’incontrario, è quello che paga di più. Tanto che sulla pagine di Zuckerberg ormai si sfiora il culto della personalità.

Qualche esempio a beneficio dei santommaso che leggono. A Ferrara il turismo è calato drammaticamente. I dati Istat sentenziano il 30% di turisti stranieri in meno e il 13,5 in meno per quelli totali rispetto a prima della pandemia. E l’assessore al turismo cosa fa? È felice come una pasqua: Ferrara non è mai andata così bene. Le grandi mostre di Palazzo Diamanti hanno visto i visitatori dimezzati e il sorpasso di quelle di Palazzo Roverella della vicina Rovigo? Per l’assessore alla Cultura si è superato lo splendore dei tempi degli Este. Ti aumentano la capacità dell’inceneritore per bruciare ogni anno 30mila tonnellate in più di rifiuti pericolosi? La qualità dell’aria migliorerà.

Si scopre che i concerti sono finanziati con soldi delle partecipate (pure l’agenzia delle pompe funebri)? È un osanna generale. Si fa notare che – deducendo dalle parole di Fabbri – il Comune si sobbarca il rischio di impresa del privato? I contribuenti lo ritengono doveroso.

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Ti dicono che il concerto di Bruce Springsteen ha portato un indotto di oltre 10 milioni ma non vogliono dare i dati alla stampa per la verifica? Inutile far notare che a Modena il concerto di Vasco Rossi del 2017 ha portato un indotto di 2 milioni e mezzo. E a Modena c’erano 220mila spettatori. A Ferrara 34mila. I ferraresi ci credono. Il vicesindaco riprende una cronista che documenta una rissa nel quartiere dove ora dovrebbe regnare la sicurezza dicendole “comunista di merda”, invitandola senza francesismi a correre ad espletare funzioni fisiologiche? Chi assiste ride e applaude (è successo davvero, giuro).

Si scopre attraverso un’inchiesta giornalistica che il Comune ha raccolto dai cittadini fondi da destinare all’emergenza Covid da devolvere all’ospedale e quel denaro non è mai arrivato? Fabbri dice che non lo sapeva. Roba da far fare le valigie a Fedez. Il sindaco viene smascherato mentre urla contro lo sfidante Fabio Anselmo “faza da cul” e definisce “putàna” Ilaria Cucchi? A lui basta un post sui social in cui si dice vittima dell’ennesima strumentalizzazione e tutto si risolve. Gli piace vincere facile insomma…

In questo mondo alla rovescia manca solo che i ferraresi inizino a pungere le zanzare. Questo, almeno, sarebbe un bel successo.

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