Nel pieno delle operazioni militari nella Striscia di Gaza, media arabi citati dal Jerusalem Post riportano che Israele ha iniziato ad attaccare questa mattina nell’area della città di Al Wazzani, nel sud del Libano. Le forze israeliane non hanno al momento confermato. Il 18 giugno l’esercito di Tel Aviv aveva fatto sapere che i piani operativi per un attacco contro il Paese dei cedri sono stati “approvati e validati”, accelerando “la prontezza delle forze sul terreno”.

In un primo commento arrivato nel tardo pomeriggio Tel Aviv non ha smentito e ha specificato che Israele “non può permettere che l’organizzazione terroristica degli Hezbollah continui ad attaccare il suo territorio e presto prenderà le sue decisioni necessarie“, ha detto il ministro degli Esteri Israel Katz, secondo cui “il mondo libero deve appoggiare senza condizioni Israele nella sua guerra con il diavolo, Iran e l’islam estremistico. La nostra guerra è la vostra guerra e le minacce di Nasrallah a Cipro sono solo l’inizio. Il diavolo deve essere sconfitto, come la storia ha già provato nel passato”.

Washinton continua a predicare moderazione e a invitare Tel Aviv a non aprire un nuovo fronte. Martedì l’inviato speciale di Joe Biden in Medio Oriente Amos Hochstein aveva detto che gli Stati Uniti vogliono “evitare un’ulteriore escalation verso una guerra più grande” tra i due paesi. Questa mattina tre funzionari statunitensi hanno riferito alla Cnn che gli Usa temono seriamente che, nel caso di una vera e propria guerra tra Israele e Hezbollah, il gruppo militante sostenuto dall’Iran possa sopraffare le difese aeree di Tel Aviv nel nord, compreso il decantato sistema di difesa aerea Iron Dome. “Riteniamo che almeno alcune” batterie Iron Dome “saranno sopraffatte“, ha detto un alto funzionario. I timori che l’Iron Dome possa essere vulnerabile al vasto arsenale di missili e droni di Hezbollah sono stati comunicati anche da Tel Aviv, che sta spostando forze dal sud di Gaza al nord del suo territorio.

“Occorre evitare una ulteriore escalation con il Libano della guerra in corso nella Striscia di Gaza”, ha detto nella notte italiana il Segretario di Stato americano Antony Blinken incontrando i funzionari israeliani e i consiglieri di Netanyahu. Lo ha reso noto il Dipartimento di Stato americano spiegando che Blinken ha incontrato il ministro degli Affari Strategici Ron Dermer e il consigliere per la Sicurezza Nazionale Tzachi Hanegbi.

E dai media arabi arriva quella che al momento è l’altra notizia di giornata. Una fonte della Forza Quds, reparto di élite dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, al quotidiano kuwaitiano Al-Jarida che l’Iran dispone di informazioni sulla sicurezza secondo cui “il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ordinato l’assassinio del capo del movimento sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, qualora si presentasse l’opportunità di farlo”. La fonte sostiene che “i servizi di sicurezza israeliani non sono riusciti finora a trovarlo oppure Nasrallah è sfuggito ai tentativi di individuarlo per pochi minuti”. Lo stesso leader del movimento sciita alleato di Teheran, sostiene la fonte, avrebbe rifiutato l’offerta di trasferirsi con la sua famiglia nella Repubblica islamica.

Il quotidiano riporta quindi che “i servizi di sicurezza collegati alla Forza Quds hanno condotto indagini per scoprire le reti di spionaggio che fanno trapelare informazioni sull’esatta ubicazione di esponenti di Hezbollah che vengono assassinati da Israele quasi su base quotidiana”, sottolineando che “dopo accuse iniziali mosse ai sostenitori dei gruppi politici libanesi anti-Hezbollah, le indagini hanno dimostrato che alcune applicazioni e programmi sugli smartphone, in particolare WhatsApp, sono i principali strumenti di spionaggio israeliano in Libano, Siria, Iraq ed anche nella Striscia di Gaza”.

Questa mattina Cipro ha rivendicato la sua neutralità rispetto al conflitto tra Israele e Hamas, sottolineando che “non siamo coinvolti in alcuna guerra”. Lo ha chiarito il portavoce del governo cipriota Konstantinos Letymbiotis intervistato dalla tv pubblica CyBc dopo che Nasrallah ha minacciato di colpire l’isola nel caso in cui fornisse sostegno a Israele permettendo l’uso dei suoi territori. “Le dichiarazioni del leader di Hezbollah non corrispondono alla realtà”, ha aggiunto Letymbiotis.

Sul fronte diplomatico, intanto, arriva un nuovo chiaro segnale a Tel Aviv. L’Armenia ha riconosciuto lo Stato di Palestina. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri di Erevan in una nota in cui si sottolinea che il Paese del Caucaso ha aderito alle risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che chiedono un cessate il fuoco immediato a Gaza. Nella nota l’Armenia si dice “sinceramente interessata” alla pace e alla stabilità del Medio Oriente e a una “riconciliazione duratura tra il popolo ebraico e quello palestinese”. Erevan ricorda quindi che “su varie piattaforme internazionali abbiamo sempre sostenuto una soluzione pacifica e globale della questione palestinese e sostenuto il principio dei ‘due Stati’ per la soluzione del conflitto israelo-palestinese”. In tutta risposta il ministero degli esteri di Tel Aviv ha convocato l’ambasciatore armeno in Israele “per un severo rimprovero“.

L’Armenia è solo l’ultimo di una serie di Paesi che hanno preso la decisione di riconoscere la Palestina dall’inizio della guerra di Israele contro Hamas in seguito al massacro del 7 ottobre. Nelle ultime settimane lo stesso passo è stato compiuto da Slovenia, Irlanda, Spagna e Norvegia.

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