A fronte di un governo che guarda con indifferenza, e anche con fastidio, alla questione abitativa, che in realtà diventa sempre più drammatica, dall’Esecutivo si mantengono e si propongono nuovi atti legislativi che mettono in luce la volontà di affrontare questioni sociali nodali e che investono milioni di persone, attraverso una stretta repressiva.

Ancora oggi resta in vigore il tristemente famoso articolo 5 della legge Lupi, un articolo che nega la residenza alle famiglie occupanti, ovvero nega la possibilità basilare per accedere ai più elementari diritti di cittadinanza, un atto di esclusione sociale effettiva e purtroppo anche efficace.

All’articolo 5 ancora in vigore si aggiunge ora il disegno di legge del governo, Atto Camera 1660, che reca “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”. Con questo disegno di legge, ora in discussione alla Camera nelle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia, e che presto è atteso alla approvazione in Aula, il governo tende ad ampliare le forme di repressione delle lotte e delle mobilitazioni – vedi le questioni No Ponte o No Tav – ma anche ad operare una stretta nei confronti di occupazioni di immobili, che a fronte della grave precarietà abitativa sono lasciati vuoti a degradare, e degli attivisti impegnati nella difesa del diritto all’abitare.

Questo mentre si oscurano politiche sociali e abitative che sarebbero lo strumento per affrontare e risolvere le criticità che derivano ad esempio dai dati relativi al disagio abitativo e alla povertà.

In tale ambito si stanno realizzando le condizioni per una ripresa delle mobilitazioni, da una parte per richiedere la soppressione dell’articolo 5 della legge Lupi sul quale da più parti si richiama la incostituzionalità; dall’altra perché le questioni sociali non siano derubricate a questione di ordine pubblico – accompagnate, anche, da una stretta che prevede reati con pene ancora più pesanti rispetto a quanto già previsto dal codice penale in materia di invasione di immobili.

A tale scopo il prossimo 24 giugno i movimenti per l’abitare promuovono due iniziative a carattere nazionale. Iniziative sostenute da due appelli che vedono le adesioni di sindacati, associazioni, comitati, singole personalità.

La prima iniziativa è prevista il 24 giugno alle ore 16 a Montecitorio, dove i movimenti per l’abitare danno appuntamento per una manifestazione nazionale contro il disegno di legge relativo al nuovo decreto sicurezza (Atto Camera 1660), per chiedere che la stretta repressiva si fermi e che si tornino ad affrontare i nodi dell’abitare con politiche strutturali e che non si criminalizzino le forme di partecipazione, tendendo ad eliminare ogni forma di conflitto e quindi intervenendo a gamba tesa sui conflitti sociali, che da sempre rappresentano il sale della democrazia.

La seconda iniziativa, sempre il 24 giugno, quasi in contemporanea con la manifestazione davanti a Montecitorio, invece intende affrontare la questione dell’articolo 5 della legge Lupi, un articolo che – lungi dal risolvere le questioni relative alle occupazioni abusive – rappresenta, come recita l’appello, una grave violazione di diritti fondamentali.

Negando la residenza si impedisce alle persone di esercitare e di usufruire di diritti fondamentali: parliamo dei diritti che riguardano la sfera sanitaria, sociale, previdenziale ed economica. Siamo di fronte ad una norma, quindi, che ha semplicemente peggiorato la qualità della vita di decine di migliaia di famiglie e che le ha mantenute, anzi, ha acuito la loro marginalizzazione sociale.

Per questo i movimenti per l’abitare, sostenuti anche in questo caso da un appello firmato da centinaia di associazioni, sindacati, movimenti e singoli rappresentanti di associazioni, università, alle ore 17 terranno un incontro con i gruppi parlamentari dell’opposizione della Camera, per rilanciare una iniziativa, anche parlamentare, che riproponga la necessità di procedere nella soppressione del citato articolo 5 in materia di negazione della residenza, articolo che in ogni caso non ha prodotto alcun risultato rispetto alle criticità che intendeva affrontare, tanto che il governo medita di andare ben oltre con la stretta repressiva prevista dalle norme penali del nuovo e ulteriore disegno di legge sulla sicurezza.

Un disegno di legge che di sicurezza ha solo la volontà di colpire le lotte sociali, le famiglie povere interessate e gli attivisti sociali sodali, proponendo nuovi reati con pene tra i due anni e i sette anni. Una volontà repressiva da parte del governo che si sostanzia nell’applicare reati e anni di reclusione, che potrebbero interessare anche quegli sfrattati che, a seguito di sentenza esecutiva, sono diventati occupanti di unità immobiliare impedendo così il ritorno in possesso da parte del proprietario.

L’impostazione del governo è chiara: affrontare le questioni sociali solo in termini di repressione ma senza intaccare le questioni di fondo che creano le criticità sociali, vedi l’assenza completa di politiche abitative pubbliche, vedi il drenaggio di risorse ingenti per grandi opere inutili o le ingenti spese militari, e l’indifferenza rispetto all’emergenza climatica. L’obiettivo delle iniziative e mobilitazioni promosse per il 24 giugno dai movimenti per l’abitare, in materia di residenza e di ulteriori forme repressive, rappresentano la conditio sine qua non per una ripresa delle lotte per i diritti sociali. Credo che vadano sostenute ognuna per la sua parte di possibilità.

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