Diritti per chi non ha casa, lotta per l’emergenza abitativa. Ilaria Salis risponde per la prima volta alle accuse e alle critiche sulle occupazioni abusive negli immobili dell’Aler, la società che gestisce le case popolari di Milano. “Sì, lo confesso! Sono stata una militante del movimento di lotta per la casa che negli anni ha dato battaglia sul tema del diritto all’abitare, a Milano e in tutta Italia” scrive Salis in un post su Instagram”. E rivendica “con grande orgoglio di aver fatto parte di questo movimento e di continuare a sostenerlo”. Per l’europarlamentare “dare una risposta concreta al bisogno dell’abitare significa non solo trovare qui e ora una soluzione, benché precaria e provvisoria, ad una questione lasciata irrisolta dalla politica istituzionale, ma anche indicare una prospettiva politica di trasformazione delle condizioni materiali di vita nel segno della giustizia sociale“. A Milano, “molte, troppe persone non vedono garantito il proprio diritto all’abitare e non hanno alternative dignitose se non occupare, in una della città con gli affitti più cari“, e l’Aler, cioè “l’ente che dovrebbe tutelare questo diritto, sembra essere più interessato a criminalizzare il movimento di lotta per la casa e gli inquilini piuttosto che a trovare soluzioni concrete”. Nei prossimi, annuncia Salis, condividerà dati e riflessioni sulla questione abitativa a Milano e in Italia. A rispondere a Salis è il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa: “La prima esternazione da ‘onorevole’ di Ilaria Salis – dice – è dedicata alla rivendicazione orgogliosa di una serie di reati riguardanti la casa. Complimenti agli elettori”. A criticare Salis è anche Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva: “Oggi Ilaria Salis rivendica l’orgoglio di aver fatto parte dei comitati di lotta per la casa, partecipando a occupazioni di immobili. Chissà cosa ne pensano le famiglie bisognose, magari con bambini e anziani a carico, che in tutta Italia attendono da tempo un alloggio rispettando le graduatorie”. “Osservare la legge, rispettare le regole non è un optional – prosegue Paita – ma è il pilastro sul quale si fonda la convivenza sociale. Ci chiediamo come possa una certa sinistra anteporre l’arroganza alla legalità. Noi stiamo sempre dalla parte dei più deboli, Salis sceglie invece di stare coi prepotenti che occupano abusivamente”.

Nel lungo post, Salis tratta anche il tema del credito rivendicato da Aler nei suoi confronti. “Voglio anche fare chiarezza sulla mia situazione – spiega – Come è stato ampiamente sbandierato sui media di destra, Aler reclama un credito di 90mila nei miei confronti come ‘indennità‘ per la presunta occupazione di una casa in via Giosuè Borsi a Milano, basandosi esclusivamente sul fatto che nel 2008 sono stata trovata al suo interno. Sebbene – prosegue – nei successivi sedici anni (!) non siano mai stati svolti ulteriori controlli per verificare la mia permanenza, né sia mai stato avviato alcun procedimento civile o penale a mio carico rispetto a quella casa, Aler contabilizza tale credito e non si fa scrupolo a renderlo pubblico tramite la stampa il giorno prima delle elezioni”. Per Ilaria Salis, “un gran numero di individui e famiglie, spesso prive dei mezzi necessari per reagire adeguatamente, sono tormentate da richieste infondate di questo genere. Il totale dei crediti contabilizzati da Aler ammonta infatti ad oltre 176 milioni di euro! La pratica di richiedere esose ‘indennità di occupazione’ agli inquilini, basata su presupposti a dir poco incerti, è una strategia utilizzata sistematicamente per spaventare gli occupanti e tentare di fare cassa”.

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Dunque, sottolinea l’eurodeputata di Verdi-Sinistra, “se qualcuno pensava di fare chissà quale scoop scavando nel mio passato è solo perché è sideralmente lontano dalla realtà sociale di tale movimento, che si compone di decine di migliaia di abitanti delle case popolari e attivisti, i quali, per aver affermato il semplice principio di avere un tetto sulla testa, sono incappati in qualche denuncia”. Salis si augura che “l’informazione, piuttosto che gettare fango sul mio conto” si dedichi “al contesto di grave povertà e precarietà abitativa nel quale si ritrovano ampie fasce di popolazione”.

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