Quattro su cinque medici di famiglia in Inghilterra sono disoccupati o sottoccupati, malgrado la fortissima domanda di cure di base e i tempi sempre più lunghi per un appuntamento. Gli ultimi dati raccolti, dalla British Medical Association e pubblicati dal Guardian, fotografano una situazione paradossale e in peggioramento. Nel Regno Unito i GP, o general practitioners, sono i primi punti di contatto fra pazienti e NHS, cioè il sistema della sanità pubblica. Nella maggior parte dei casi, i medici di famiglia si uniscono in cooperative, che ricevono fondi dal sistema centrale per fornire cure di base e ricette mediche, oltre che richiedere consulti a specialisti nel sistema pubblico.

Tra dicembre 2016 e dicembre 2023, il numero di studi associati o practices è sceso da 7.484 a 6.311, con un totale di 37.399 medici di famiglia coinvolti. Di questi, tra i 2.000 e i 3.000 sono GPs privati, che operano autonomamente, lavorano per società private o svolgono attività privata in ospedale, a differenza di quelli impiegati dal sistema sanitario nazionale. Le ragioni di questa crescita dei GPs privati sono varie. Uno dei motivi principali è il carico di lavoro eccessivo nel settore pubblico, che spinge molti medici a cercare condizioni di lavoro più favorevoli e stipendi più alti nel settore privato. Un ulteriore fattore recente è che in alcune zone del paese, l’NHS ha smesso di assumere nuovi medici di famiglia, considerandoli troppo costosi, oppure ha affidato l’assistenza a società private che offrono contratti freelance, facilmente modificabili o revocabili.

In un quadro più ampio, vi è da tempo una carenza di medici di base, che vengono sempre più sostituiti da operatori più economici ma meno efficienti come infermieri praticanti avanzati, professionisti infermieristici clinici, farmacisti clinici o assistenti medici. Questi ultimi sono solitamente laureati di primo livello con una specializzazione successiva di due anni in assistenza e prima diagnosi. In un caso, questi professionisti junior, o Physician Associates, sono stati presentati al pubblico come medici qualificati in poster con lo slogan “Il dottore è pronto a ricevervi”: una pubblicità al centro di polemiche perché considerata deliberatamente ingannevole.

Queste posizioni sono spesso finanziate pubblicamente, come parte del programma Alternative Provider Medical Services introdotto nel 2023, e sono quindi gratuite per gli studi medici. Questo ha comportato una diminuzione delle opportunità di lavoro per i medici di base, in particolare per i sostituti, che si trovano sempre più spesso a spasso. Anticipando questi cambiamenti, alcuni GP hanno deciso di lasciare il settore pubblico per fondare studi privati. Questi studi sono preferiti da pazienti che possono permettersi di pagare per appuntamenti di persona, evitando le limitazioni degli appuntamenti forniti dall’NHS, che durano generalmente al massimo 10 minuti, e beneficiando della continuità delle cure e della familiarità con il proprio medico.

I critici di questo approccio lo fanno rientrare in un disegno molto più ampio di “privatizzazione occulta” dell’offerta sanitaria, le cui ragioni sono economiche e, in parte, clientelari. Negli ultimi anni il Sistema Sanitario Nazionale (NHS) ha affrontato gravi problemi a causa di finanziamenti insufficienti rispetto all’aumento dei costi di gestione. Questo ha creato una situazione critica, che forme di esternalizzazione non sono riuscite a risolvere. La crisi è evidente nella lunghezza delle liste d’attesa. Secondo dati di NHS England elaborati dalla British Medical Association, a marzo 2024 le richieste di cure da parte dei medici di famiglia, i cosiddetti Referral to Treatment, hanno raggiunto i 7,54 milioni di casi, con circa 6,29 milioni di pazienti in attesa di trattamento. Di questi, 3,23 milioni hanno aspettato più di 18 settimane per accedere a specialisti, e oltre 309.000 hanno atteso più di un anno, un numero simile al mese precedente. Il tempo d’attesa mediano per il trattamento è ora di 14,9 settimane, più del doppio rispetto alle 6,9 settimane di marzo 2019, prima della pandemia di COVID-19.

L’introduzione di attori privati nel sistema sanitario, avviata negli anni Novanta e ampliata con lo Health and Social Care Act del 2012, ha portato ad un aumento dei contratti affidati a società private, soprattutto nel settore della salute mentale. La legge ha alzato al 49% il limite degli introiti da pazienti privati per gli ospedali pubblici. Durante la pandemia, gli appalti senza gara sono aumentati, con segnalazioni di abusi e clientelismo nella fornitura di materiali sanitari. Secondo la definizione dell’OMS del 1995, la privatizzazione nel contesto dell’NHS implica un maggiore coinvolgimento di attori non governativi nel finanziamento e/o nella fornitura di servizi sanitari. Questo processo può assumere varie forme, tra cui l’appalto di servizi a privati, la rimozione della proprietà pubblica e la responsabilità del governo per l’NHS, e il razionamento dei servizi sanitari. Gruppi come We Own It sostengono che la riduzione dei fondi al servizio sanitario sia parte di un piano per favorire l’ingresso di aziende private a fini speculativi.

La domanda di assistenza sanitaria privata si è estesa anche al mercato delle assicurazioni, con molte aziende che ora offrono assistenza sanitaria privata come benefit per attirare talenti. Cresce anche il numero di pazienti che utilizzano i propri risparmi per finanziare trattamenti, cercando di evitare lunghe attese nel sistema pubblico. La pressione sul personale sanitario pubblico è insostenibile e spinge molti specialisti, non solo quindi medici di base, a ridurre il proprio impegno nel settore pubblico o a passare al privato. A novembre 2023, un rapporto del General Medical Council ha rilevato un aumento dei medici con licenza, ma anche tassi di vacanza elevati e una crescente insoddisfazione tra i medici, con molti che intendono lasciare la professione a causa del rischio di burnout. Il GMC ha avvertito che il sistema ha una finestra di opportunità limitata per affrontare queste sfide prima che un numero maggiore di medici decida di abbandonare il settore pubblico. Inoltre, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha reso più difficile l’ingresso di professionisti stranieri, aggravando ulteriormente la crisi del personale sanitario.

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