Lo avevano negato nel 2022. Poi ancora nel 2023. E ora è arrivata la nuova conferma: il simbolo della Regione Marche non ci sarà fra i tanti che sostengono il Marche Pride 2024, la manifestazione che ogni anno richiama l’attenzione sui diritti della comunità Lgbtq+, e che quest’anno si terrà il 22 giugno prossimo a Ancona, dopo le precedenti edizioni a Civitanova Marche (2023) e Pesaro (2022). Secondo la Regione, amministrata da una giunta di centrodestra, con governatore Francesco Acquaroli (FdI), “la manifestazione presenta i caratteri di un evento politico, come testimoniato dal ‘manifesto’ pubblicato nel sito del soggetto richiedente che descrive i principi sociali, culturali e soprattutto di valenza politica su cui si fonda l’evento stesso e l’attività del comitato organizzato”. Dunque, continua la nota della giunta, “tali caratteristiche sono in contrasto con il punto 4.1 dell’allegato 1 – della delibera 920/2018 – e pertanto spiace comunicare che l’istanza non può essere accolta“.

“È una risposta che ci aspettavamo totalmente e non ci sorprende affatto”, dice al fattoquotidiano.it Matteo Marchegiani, segretario generale di Arcigay Comunitas Ancona. “Anche quest’anno la Regione Marche ha perso un’occasione per prendere una posizione su un tema che, oggi più che mai è di vitale importanza”. Non solo. “Non c’è mai stato, da parte della giunta Acquaroli, la volontà di instaurare un dialogo – continua Marchegiani – anche solo per capire il perché scegliamo di manifestare e soprattutto cosa facciamo tutto il resto dell’anno”. E poi conclude: “Dopo tutto lo ricordiamo, il nostro territorio è stato il laboratorio sperimentale della premier Giorgia Meloni per poter sondare quali potevano essere le possibilità per ampliare il suo consenso politico a discapito delle minoranze” ma “detto questo andiamo avanti per la nostra strada. La nostra è una rivoluzione gentile e lenta che piano piano porterà i suoi frutti”.

Un evento che dopo cinque anni torna nuovamente nel capoluogo marchigiano. E all’epoca, sia l’ex presidente della Regione, Luca Ceriscioli (Pd) che la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli (Pd) avevano sostenuto la parata arcobaleno. Ma le ultime elezioni comunali nella città dorica (2023), hanno visto un cambio di fronte: il nuovo primo cittadino, Daniele Silvetti – appoggiato da un’ampia coalizione di centrodestra – ha negato il patrocinio alla manifestazione. “Dal comune di Ancona abbiamo ricevuto una risposta ma senza motivazione – aggiunge Marchegiani che ci legge la lettera ricevuta a firma di Silvetti e dell’assessore Grandi eventi Angelo Eliantonio -. Insomma, ci ringraziavano ma non erano per la richiesta di patrocinio e per gli intenti che proponiamo”.

E la questione ha sollevato nuove polemiche tra l’opposizione. “Non sono sorpreso che la Regione Marche abbia negato nuovamente il patrocinio al Pride”, spiega al fattoquotidiano.it Maurizio Mangialardi, capogruppo del Pd in consiglio regionale. “Basta osservare la stretta che la giunta di centrodestra sta facendo sulla legge 194 o sulla questione del fine vita dove l’attacco è molto più marcato – continua -. L’unico asse che funziona è quello istituzionale e qui, nel nostro territorio, la filiera va avanti per il solo soffocamento dei diritti“.

Non è la prima volta che il tema Pride scalda gli animi politici nel territorio. Nel consiglio regionale del giugno 2022, il caso era stato sollevato dalla consigliera dem, Manuela Bora che aveva chiesto alla giunta se condividesse o meno il diniego al patrocinio. E la risposta era stata la stessa di quest’anno: “Il comitato Marche Pride ha i caratteri di un movimento di attivismo politico – aveva sostenuto l’assessore di Fratelli d’Italia Guido Castelli -. Quindi la manifestazione non risulta patrocinabile per la sua essenza“. Non solo. Castelli si era anche augurato che durante l’evento non ci fossero “episodi di blasfemia“: “Spero tanto che nostro Signore e la Madonna possano essere tenuti indenni da qualsiasi forma di esposizione impropria”.

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