Tagliare i ponti, tutti, anche quelli fantasma. Per la prima volta l’Ue attacca il mercato russo del gas naturale liquefatto: il nuovo pacchetto di sanzioni, ormai il 14esimo, colpirà “la flotta ombra di Putin e la rete bancaria all’estero” ( Così ha spiegato su X Ursula von der Leyen).
Tra le misure restrittive approvate ieri che entreranno in vigore lunedì il divieto di trasbordo del gas liquefatto nei porti Ue. Serrati quelli di Belgio, Paesi Bassi e Spagna usati dalla Russia come soglia d’accesso ai mercati asiatici nei mesi in cui l’inverno ghiaccia le rotte artiche; ma non entra il vigore il divieto d’acquisto del prodotto per i Paesi Ue.
Colpite anche numerose entità cinesi accusate dai funzionari di Bruxelles di facilitare la macchina militare russa: non potranno più avere legami commerciali col blocco occidentale. Nessun accordo trovato invece per prevenire la fornitura alla Russia di microchip via Turchia ed Emirati arabi da società terze.
Il tour asiatico del presidente russo – due giorni fa in Nord Corea, ieri in Vietnam – è servito anche a trovare nuovi sbocchi per le materie energetiche russe: il vice premier Aleksandr Novak ha annunciato che nel prossimo futuro Mosca e Pechino si preparano a firmare un contratto per la costruzione di un nuovo gasdotto con una capacità di 50 miliardi di metri cubi di gas che attraverserà il territorio della Mongolia. Il “power of Siberia 2” – questo il nome – potrebbe però essere in bilico per il mancato accordo sul prezzo delle forniture.
Secondo le fonti del Financial Times la Cina si dice pronta a finanziare solo parte del progetto e vuole acquistare gas a tariffe ancora più basse di quelle già stabilite dai russi per gli alleati in precedenza.
Il progetto è gemello del già esistente gasdotto Power of Siberia, in grado di trasportare fino a 38 miliardi di metri cubi di gas dai campi della Siberia orientale alla Cina; insieme al gasdotto di Sachalin non è però capace di trasportare volumi così elevati da coprire le perdite subite per la chiusura dei mercati europei.
In gioco c’è il futuro del gigante Gazprom, che per la prima volta in 20 anni ha subito una perdita di oltre sette miliardi di dollari. Altro contratto in scadenza del gigante statale è quello per il transito del gas verso l’Europa che l’Ucraina non rinnoverà.