Fu una rottura meccanica a causare il tremendo incidente che il 3 ottobre 2023 fece precipitare un autobus della compagnia La Linea da un viadotto alla periferia di Mestre. Il bilancio fu di 22 morti e 14 feriti, tutti stranieri ad eccezione del conducente, un trevigiano quarantenne. Il video interno dell’automezzo ha ripreso la scena terribile degli attimi che hanno preceduto l’impatto e il momento in cui i passeggeri si sono resi conto che stavano precipitando nell’abisso.

La conferma è venuta dal procuratore della repubblica di Venezia, Bruno Cherchi, che lo ha comunicato alla stampa, rendendo così pubblica la conclusione a cui sono arrivati i periti. Si tratta di una verità decisiva, ma solo in parte. Ora dovrà essere discussa dalle parti coinvolte in un difficile procedimento penale (dalle rilevanti conseguenze economiche in termini di risarcimenti), ma dovrà anche essere confrontata con le conclusioni, tuttora in divenire, della seconda parte dell’inchiesta che riguarda l’idoneità delle barriere di sicurezza del viadotto a impedire che il bus precipitasse da un’altezza di una dozzina di metri, e quindi le responsabilità di tecnici comunali e della stessa amministrazione diretta dal sindaco Luigi Brugnaro.

Le parole del procuratore non lasciano in ogni caso molti dubbi sulla causa meccanica dell’incidente. “Dall’analisi che hanno compiuto i tecnici risulta la rottura del giunto e quindi del sistema che apporta il movimento dallo sterzo fino alle ruote. Questa rottura è legata alla rottura di un perno all’interno del sistema che collega il giunto”. Quindi le responsabilità riportano a una mancata manutenzione del mezzo, che però era di recente costruzione, o a una possibile anomalia di costruzione. Cherchi ha aggiunto: “Sicuramente la rottura del giunto ha avuto un rapporto di causalità con la difficile governabilità o con la non governabilità del mezzo”.

Le immagini di una telecamera fissa avevano ripreso dall’esterno il bus proveniente da Venezia (erano le 19:38 del 3 ottobre) diretto verso un campeggio alle porte di Mestre. Il mezzo si adagiava sul guardrail strisciando con la fiancata destra per una cinquantina di metri, finché ad un certo punto si impennava e volava di sotto attraversando una piccola apertura tra due tratti di barriera che aveva fatto da leva. Quindi l’autista Alberto Rizzotto, di 40 anni, non ha avuto un malore. L’esito dell’autopsia, effettuata dal medico legale Guido Viel, era già stato chiaro: “Non risultano esservi elementi tecnico oggettivi idonei a sostanziare compiutamente l’ipotesi che il signor Rizzotto soffrisse di una coronaropatia sintomatica. I rilievi emersi dall’approfondimento cardio-patologico risultano più probabilmente riconducibili ad un quadro silente, asintomatico in vita”.

Rizzotto, come ha confermato il procuratore, si è quindi trovato a dover affrontare un’emergenza, con a bordo una quarantina di persone. C’è da aggiungere che l’autobus non procedeva a velocità sostenuta, anche perché in quel tratto erano in corso lavori stradali e i veicoli procedevano incolonnati. Qui entra in scena il secondo aspetto dell’inchiesta che deve accertare se l’effetto devastante dell’incidente possa aver avuto come concausa anche lo stato delle barriere che in quel punto, nonostante ci si trovi a più di dieci metri da terra, erano vecchie e alte poco più di mezzo metro.

Si può sostenere che una rottura meccanica abbia causato l’impatto contro barriere che potrebbero non essere state adeguate? Su questo punto il procuratore Cherchi è stato più sfumato. “Sostanzialmente sì. La valutazione dell’adeguatezza è però in fieri. Il consulente ha segnalato che le barriere erano ammalorate. Si tratta di vedere se questo è direttamente correlato all’uscita del mezzo, oppure no”. Esiste quindi la certezza che le barriere fossero vecchie, non a caso l’amministrazione comunale di Venezia rinviava da anni un intervento per la loro sostituzione, che era cominciato solo a circa mezzo chilometro di distanza, in un cantiere aperto da poche settimane.

L’inchiesta entra ora nella fase di definizione giuridica delle possibili responsabilità. “Aspettavamo il quadro completo delle consulenze – ha aggiunto Cherchi – per poi approfondire da un punto di vista giuridico le evidenze che sono state date dalle diverse consulenze. A questo contribuirà la ricostruzione fattuale compiuta dalla polizia giudiziaria, che si basa anche su interrogatori di testimoni, tracce di frenata… Tutto andrà messo a sistema da un punto di vista giuridico”.

Il procuratore si è soffermato su un dato di prova di quanto è accaduto sull’autobus. “Innanzitutto è stato fatto analizzare il cellulare dell’autista e non risulta che lo abbia aperto dalla partenza a Piazzale Roma al momento dell’incidente, dell’impatto”. Esclusa, quindi, una negligenza da parte di Rizzotto che è salito al posto di guida per quello che avrebbe dovuto essere un breve tragitto di trasferimento dei turisti. Non si è distratto e non può essere imputabile a lui la causa dell’incidente.

Cherchi ha poi confermato l’esistenza di un video drammatico che la Procura ha deciso di secretare. “La telecamera interna ha ripreso i momenti dell’impatto, il momento in cui si è capito – anche se non tutti lo avevano capito perché stavano sonnecchiando – che il mezzo stava cadendo. È un video terribile, che coinvolge anche i minori e di cui abbiano segnalato la necessità di non pubblicazione. Sono sicuro che la stampa sarà adeguata al rispetto anche se ne entrerà in possesso, visto che è a disposizione delle parti”.

Al momento gli indagati sono quattro. Innanzitutto l’amministratore delegato de La Linea, Massimo Fiorese, per quanto riguarda lo stato del mezzo ad alimentazione elettrica, con una pesante batteria installata sul tetto. Ci sono poi, per la parte riguardante lo stato delle barriere, tre dirigenti comunali: il responsabile dei Lavori pubblici Simone Agrondi e i funzionari Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro, che si occupano di viabilità e di manutenzioni delle strade in terraferma. I reati contestati, a diverso titolo, sono: omicidio stradale, omicidio colposo plurimo, lesioni personali stradali gravi e lesioni personali colpose. Proprio in questi giorni sono in corso i lavori di sostituzione del guardrail nel tratto dell’incidente.

Le vittime provenivano da Ucraina, Francia, Germania, Spagna, Croazia, Portogallo, Romania e Sudafrica. Allianz Assicurazioni, pur senza dichiararsi responsabile, ha già inviato anticipi di risarcimento ad alcune delle famiglie delle vittime, notificando anche una richiesta di rivalsa nei confronti del Comune di Venezia.

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