“La Bari di Leccese e Laforgia saprà tendere sempre la mano a chi ha bisogno”. Come volevasi dimostrare, ciò che le inchieste dividono, il bene comune unisce. A Bari si torna a votare, domenica e lunedì, per il secondo turno delle amministrative. E il centrosinistra si ritrova controvoglia insieme sul palco del borgo antico dove la segretaria dem Elly Schlein benedice – per la terza volta in poche settimane – l’erede al trono decariano. Vito Leccese e il suo sfidante, Michele Laforgia, vanno a braccetto dopo essersene dette di tutti i colori. Novelli Red e Toby nemiciamici, i due avrebbero dovuto duellare alle primarie, a questo punto forse incautamente fatte saltare all’inizio di aprile per le inchieste giudiziarie che hanno terremotato il “sistema Emiliano”.
Chissà se l’avvocato barese giunto terzo al primo turno, potendo tornare indietro, si allineerebbe ancora al volere di Conte… Ma col senno di poi siamo tutti bravi.
Nei due mesi che hanno preceduto il voto, Leccese – considerato il simbolo della continuità da ex capo di gabinetto di Decaro – e Laforgia – l’outsider che piace all’intellighenzia cittadina – non si sono certo risparmiati frecciatine al veleno. Ma a questo punto si deve combattere insieme, volenti o nolenti, contro un nemico apparentemente più debole, ma di certo ancora insidioso. Quel Fabio Romito, candidato della Lega ma – ci tiene a sottolineare – sostenuto da tutto il centrodestra, che adesso dovrà spiegare ai suoi elettori il senso di un’autonomia differenziata che penalizzerà il Sud privandolo delle risorse necessarie a far partire “una nuova stagione”. Ci ha provato, il 36enne “consigliere regionale della regione più bella del mondo”, ad affermare che sarà “un’occasione per superare i gap tra i servizi offerti nelle regioni del Sud e in quelle del Nord”. E sicuramente ci ha preso rinfacciando a Michele Emiliano la paternità, nel 2018, di una proposta di autonomia su alcune materie.
L’altro giorno ha incassato la promessa del ministro Sangiuliano di andare a fare l’assessore alla Cultura in caso di vittoria (e ciò la dice lunga…), ieri si è recato in Procura per denunciare una minaccia di morte ricevuta su Facebook. Basterà questo a ribaltare il risultato? Forse no, considerando il 29,12% con cui ha chiuso il primo turno. Leccese e Laforgia insieme sfiorano il 70%. Ma su una città sfiancata da una campagna elettorale lunghissima e costellata di colpi di scena, pesano due incognite. L’astensionismo, prima di tutto, già al massimo storico nella prima tornata: le temperature estive e l’effetto mare influiranno parecchio, anche se stavolta si vota pure di lunedì. E poi il vero convitato di pietra alle urne: la commissione d’accesso, chiamata dal Viminale subito dopo l’ondata di arresti dei mesi scorsi, che dovrà decidere se la città può essere governata da un sindaco o se va commissariata. Non un particolare da poco.
I baresi sanno che Antonio Decaro per dieci anni è stato un buon primo cittadino, e il risultato delle Europee lo conferma, ma sanno anche che è il momento di voltare pagina rispetto alle storture nella gestione degli enti, all’aver imbarcato personaggi discutibili o all’aver accettato inopportune commistioni, per quanto indipendentemente dalla volontà del sindaco. Chi verrà eletto lunedì, commissione d’accesso permettendo, avrà il compito di marcare la differenza. O i cittadini, prima o poi, ne chiederanno conto.