Data e luogo sono fissati: il 28 giugno al Sant’Uffizio per “prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato”. Monsignor Carlo Maria Viganò, però, non ci sarà: ha deciso di non presentarsi. L’ex Nunzio in Usa, infatti, ha diramato una nota in cui spiega di non volersi difendersi dagli addebiti per cui è stato convocato dal Dicastero della Dottrina della Fede per un processo extragiudiziale. “Preciso di non essermi recato in Vaticano, di non avere intenzione di recarmi al Sant’Uffizio il 28 Giugno – ha detto Viganò – e di non aver consegnato alcun memoriale o documento a mia difesa al Dicastero, del quale non riconosco l’autorità, né quella del suo Prefetto, né di chi lo ha nominato”.

Replica pesante quella dell’ex Nunzio in Usa, che nel prosieguo della nota ha rincarato le accuse: “Non ho alcuna intenzione di sottopormi ad un processo farsa in cui coloro che mi dovrebbero giudicare imparzialmente per difendere l’ortodossia cattolica sono allo stesso tempo coloro che io accuso di eresia, di tradimento e di abuso di potere”. Infine l’ex ambasciatore vaticano ha ribadito che queste accuse del Vaticano contro di lui sono “un vanto”: “La ‘chiesa’ di Bergoglio non è la Chiesa Cattolica – ha scritto – ma quella ‘chiesa conciliare’ nata dal Concilio Vaticano II e recentemente oggetto di rebranding col nome non meno ereticale di ‘chiesa sinodale’. Se è da questa ‘chiesa’ che sono dichiarato separato per scisma – ha concluso – me ne faccio un motivo di onore e di vanto”. Nunzio apostolico negli Usa dal 2011 al 2016, Carlo Maria Viganò è accusato per le sue “affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II“. L’ex Sant’Uffizio – nel decreto – ricorda che si tratta di un processo penale extragiudiziale e avverte l’imputato di nominare un avvocato.

Nel caso di mancata comparizione o di una difesa scritta presentata entro il 28 giugno l’arcivescovo ‘sarà giudicato in sua assenza’. Il presule – accusato quindi di non riconoscere né la legittimità di Papa Francesco né quella dell’ultimo Concilio – tre giorni fa, dopo aver comunicato la notizia delle accuse nei suoi confronti, sul suo profilo X aveva rivolto critiche durissime alla Santa Sede: “Considero il Concilio Vaticano II un cancro ideologico, teologico, morale e liturgico” e la Chiesa sinodale una “metastasi”. Sulla vicenda il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha commentato: “Monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti e alcuni gesti di cui deve rispondere”, ha affermato a margine di un convegno alla Pontificia Università Urbaniana, spiegando che è “normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini necessarie per approfondire la situazione stessa. Ha dato a lui la possibilità di difendersi”. A livello personale, aveva detta Parolin, “mi dispiace tantissimo proprio perché io l’ho sempre apprezzato come un grande lavoratore, molto fedele alla Santa Sede. In un certo senso era di esempio. Anche quando è stato Nunzio apostolico ha lavorato estremamente bene. Cosa sia successo non lo so”.

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