Il suo corpo ha le forme di un violino. Naomi Campbell ed i suoi 40 anni di passerelle sono celebrati con una mostra (Naomi: In Fashion) che inaugura oggi, 22 giugno, al Victoria & Albert Museum di Londra e resterà aperta fino al 6 aprile dell’anno prossimo.
È la prima volta per una top model con una carriera ancora in corso, al punto che l’abito lingerie nero di Dolce e Gabbana indossato alla sfilata primavera estate 2024 di Milano è tra i 100 esposti sui due piani che vogliono raccontare la vita della prima modella di colore che dagli anni ’90 ha conquistato il mondo vincendo tutti i pregiudizi. Con lei in copertina, a dispetto di tutto, si vendono riviste e sogni e lei lo sa.
Oggi il suo potere, la Venere Nera, lo sfrutta per lanciare nuovi talenti, soprattutto africani, ma è lo stilista delle star, Law Roach, a vestirla per il Summer Party di mercoledì scorso che il museo di South Kensington le ha dedicato nei suoi giardini interni. Lei arriva puntualmente in ritardo, così come ricorda Kate Moss in un video divertito in cui, parlando del giorno del suo matrimonio spiega come Naomi sia riuscita ad entrate in chiesa per ultima; dopo di lei che era la sposa. E si presenta con un lungo abito bianco con spacco profondo sul davanti e le spalle nude, Naomi per la serata londinese nella quale il clima è stato clemente. Scesa dall’auto con gli occhiali da sole bianchi, entra al V&A insieme a Roach che, varcato l’ingresso, le aggiusta subito l’abito e la collana a forma di serpente per prepararla allo shooting davanti al pannello azzurro e fucsia, pensato per gli ospiti selezionatissimi.
Arrivano anche Boy George e Liz Hurley, dame e jet set inglese, ma nessuna delle super top model che l’hanno accompagnata nella lunga carriera esplosa negli anni ’90 quando le modelle hanno smesso di essere corpi e volti anonimi e sono diventare le vere protagoniste di passerelle e servizi fotografici, di video musicali e campagne pubblicitarie, sospinte dalla loro stessa fama.
E così, mentre scendeva la sera, gli ospiti si sono raccolti nel giardino interno illuminato di rosso, intorno alla grande fontana davanti alla quale un palco ha dato ancora una volta voce a colei che ha voluto raccontare la sua storia, le sue cadute e le sue battaglie, in una mostra che spera nel sold out come fu per quelle indimenticabili di Alexander Mc Queen e Christian Dior.
Dentro la galleria 40, la voce narrante di Naomi spiega come tutto sia iniziato quando aveva 15 anni e la modella Beth Boldt la notò in Covent Garden mentre indossava scarpe e abiti di sua madre. Di lì a breve volerà avanti e indietro sull’Atlantico tra Londra e New York con una lunga pausa a Parigi, a casa dello stilista tunisino Azzedine Alaïa. Con il permesso della madre, Naomi visse con lui, il suo compagno ed i loro cani. Lui disegnava i suoi modelli su quel corpo statuario che definiva perfetto e “con fasce muscolari degne di un cavallo da corsa”, lei, grazie a colui che chiamava “papà”, veniva introdotta nel mondo dell’alta moda e delle passerelle parigine. In una teca, il body leopardato con guanti lunghi e stivaletti in coordinato finito sulla copertina del magazine Interview, nel 1991. E poi la copertina di Vogue Paris del 1988, con la prima modella che avesse “la pelle più scura di un cappuccino”, come disse il direttore di una rivista patinata all’epoca. E quella di Vogue Italia del 2008 dove si sollevava il tema della “Black Issue”.
Una teca allestita come il suo camerino o la camera di un hotel mette insieme gli oggetti da tenere sempre in valigia, che è una 24 ore di Louis Vuitton; il libro di Nelson Mandela “Long Walk to Freedom”, i profumi le collane di perle, le ciabatte usa e getta dell’hotel. Sui monitor appesi poco più in là, gli abbracci stretti stretti con George Michael sulle note della meravigliosa Freedom e poi Michael Jackson, Gianni Versace e Karl Lagerfeld. E, ancora, le immagini di tanti set fotografici compreso quello con Linda Evangelista, Cindy Crawford e Christy Turlington.
Ma ci sono anche le cadute: quella dai plateau blu improbabili di Vivienne Westwood sulla passerella del 1993 e quella della condanna per aver lanciato un cellulare contro un assistente. Nella giornata conclusiva in cui scontava la sua pena con i lavori socialmente utili, si offrì ai paparazzi in tailleur grigio Dolce e Gabbana; anche questo è lì. C’è l’amore per l’Italia, per la danza e quello per la maternità con la copertina insieme alla figlia e qualche foto più intima, senza cornice, presa dagli album dei ricordi, con Franca Sozzani e Donatella Versace a Milano, nel 2006, o la polaroid con Christy Turlington a New York nel 1987.
Che piaccia o no, l’idea di dedicare una mostra così vasta ad una donna che ha avuto “solo” la fortuna di nascere dentro ad un corpo così perfetto, comunque, spiega che di Naomi Campbell ce n’è solo una perché lei, quel corpo, ha saputo offrirlo alla moda e alla fotografia riempiendo ogni capo, ogni immagine con un potere seduttivo spontaneo ed innato che veramente in pochi possono vantare.