“Le barriere stradali erano inefficaci e hanno contribuito in maniera determinante agli effetti dell’incidente del 3 ottobre 2023”. Sono tassative le conclusioni a cui è giunto l’ingegnere Placido Migliorino, consulente della Procura di Venezia per accertare cause e concause del sinistro che ha causato la morte di 22 persone e il ferimento di altre 14, tutti turisti stranieri, ad eccezione dell’autista italiano. Si trovavano a bordo di un autobus che li stava portando da Venezia a un campeggio alla periferia di Mestre. Per la rottura di un giunto, il mezzo è diventato ingovernabile ed è precipitato una dozzina di metri di sotto. Questa è la prima parte di verità accertata dall’inchiesta, ma c’è anche la seconda riferita al guardrail, che non è riuscito a impedire che il bus si impennasse e compisse un autentico, tragico volo.

I quesiti formulati dal procuratore Bruno Cherchi all’ingegnere Migliorino erano tre. Innanzitutto “accertare lo stato delle barriere di sicurezza stradale presso il cavalcavia di via della Libertà a Venezia-Mestre nel tratto corrispondente al luogo ove è avvenuto il sinistro stradale”. In secondo luogo verificare “se le stesse rispondevano agli standard di sicurezza e garantivano il contenimento come prescritto dalle norme”. In terzo luogo gli era stato chiesto quale fosse “lo stato di conservazione delle barriere e della ringhiera, specificando se vi fosse una situazione di precarietà o pericolo imminente”.

Secondo il perito, “le barriere di sicurezza, presenti nella zona dell’incidente e distrutte a seguito dell’urto con l’autobus in svio, non rispondevano agli standard di sicurezza della circolazione stradale e la loro installazione e geometria non garantivano il contenimento come prescritto dalle norme e dalla buona pratica costruttiva e gestionale”. L’ingegnere elenca una serie di criticità: “La presenza di varchi, le difformità rispetto al progetto originario, le carenze manutentive, la disomogeneità e la non integrità delle barriere installate, le variate condizioni di traffico”. Tutte queste situazioni “hanno manifestato l’inefficacia del sistema di ritenuta contribuendo in maniera determinante agli effetti dell’incidente”.

L’ingegnere ha allargato lo sguardo alle altre barriere installate sulla stessa rampa e sulle altre rampe del nodo stradale, giungendo a un’analoga constatazione: “Continueranno a creare pregiudizio alla sicurezza della circolazione e alla pubblica incolumità almeno fino a quando il gestore non attuerà adeguati, urgenti e improcrastinabili, interventi di mitigazione del rischio nelle more che siano eseguiti i definitivi lavori di riqualifica”. Il Comune di Venezia, che gestisce quel tratto di strada, aveva avviato un cantiere da qualche settimana, ma in un altro punto. Solo adesso si sta procedendo alla sostituzione con nuove barriere, nel tratto incriminato. Eppure l’amministrazione locale era consapevole da anni che dovessero essere effettuati interventi radicali. Nell’inchiesta sono indagati (oltre a Massimo Fiorese, amministratore della compagnia La Linea) tre dipendenti di Ca’ Farsetti, il dirigente dei lavori pubblici Simone Agrondi e i funzionari Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro, responsabili delle strade in terraferma.

La Procura non ha notificato alcun avviso di garanzia ad esponenti politici, sindaco o assessore. Eppure le conclusioni del perito sono taglienti. “Gli effetti e le conseguenze disastrose dell’urto dell’autobus in svio sulla barriera di sicurezza avrebbero potuto essere sensibilmente ridotti, se non addirittura eliminati, semplicemente se la barriera avesse mantenuto l’installazione prevista nel progetto originario degli anni ’60 di ANAS, ovvero se non fosse stato presente il varco che ha poi innescato il cinematismo dinamico che ha portato alla caduta del mezzo dal viadotto”. Il bus, strisciando con la fiancata destra, ha trovato uno spigolo, corrispondente alla parte iniziale di un nuovo tratto di guardrail, che ha fatto da leva.

L’ingegnere accusa: “Per quanto attiene le competenze gestionali di manutenzione straordinaria, il Comune di Venezia era sicuramente il soggetto direttamente interessato da tale attività. Ciò nonostante, anche ANAS e CAV (Concessioni Autostradali Venete, ndr) avrebbero potuto intervenire in passato con urgenti interventi di riqualifica sulla rampa, in ragione della specifica funzione di raccordo all’autostrada conferita all’infrastruttura dal progetto originario del 1960, oltreché dall’utilizzo attuale esercitato dall’utente stradale”. La strada che parte da piazzale Roma ed è costituita in un primo tratto dal Ponte della Libertà, quindi percorre la zona Industriale di Marghera, finisce per collegarsi con la bretella che conduce alla Tangenziale di Mestre e alla A4. Per questo il perito cita anche Anas, competente sulle strade statali e Cav, che gestisce la Padova-Venezia, una società per azioni con capitale equamente suddiviso tra Anas e Regione Veneto.

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