Un attacco contro una sinagoga e una chiesa ortodossa a Derbent e Makhachkala, nel Daghestan, ha provocato almeno 9 morti e 25 feriti. In una situazione assai caotica, con informazioni ancora frammentarie, stando a quanto filtra dai media russi, la situazione – a ore di distanza dall’inizio – non sarebbe ancora sotto il controllo delle forze di sicurezza della Russia. A distanza di quattro mesi dalla strage del Crocus Hall di Mosca, quindi, la Russia si ritrova ancora sotto scacco del terrorismo. Anche in questo caso, con ogni probabilità, di matrice islamica.

Dai video che circolano in Rete, l’attacco avrebbe provocato l’incendio della sinagoga e gli assalitori sarebbero in fuga per le strade della città. Di certo, come confermato dalle autorità russe, le vittime accertate sono nove, sette delle quali erano agenti delle forze dell’ordine. Sarebbe stato ucciso anche un sacerdote della Chiesa ortodossa russa. I terroristi sono entrati in azione nelle due città, la capitale Makhachkala e Derbent, che sono distanti oltre 100 chilometri. Secondo alcuni canali di X, nella chiesa assaltata nella capitale sarebbero stati trattenuti 19 ostaggi, liberati poi con un blitz delle forze speciali.

Dopo l’attentato i terroristi hanno incendiato i due luoghi di culto e che in tutta la zona le squadre antiterrorismo si sono lanciate in una caccia all’uomo per bloccare gli attentatori. Secondo fonti locali, almeno due terroristi sono stati uccisi durante la fuga. Secondo la prima ricostruzione fornita dal ministero dell’Interno del Daghestan, verso le 18 ignoti hanno sparato contro una sinagoga e una chiesa con armi automatiche. I sospettati – fanno sapere gli inquirenti – sono scappati a bordo di una Volkswagen Polo bianca.

Intanto, il Comitato nazionale antiterrorismo locale ha deciso una mobilitazione eccezionale delle forze dell’ordine specializzate in azioni anti-terrorismo in tutta la Repubblica caucasica: “Al fine di garantire la sicurezza delle persone, prevenire i crimini terroristici e bloccare le persone coinvolte negli attacchi armati – si legge nella nota del Comitato – il capo della direzione del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb) per il Daghestan ha deciso di imporre le operazioni antiterrorismo”. Una fonte vicina alla polizia locale ha riferito alla Tass che gli autori di questi attacchi “sono membri di un’organizzazione terroristica internazionale”.

Già lo scorso 28 ottobre questa Repubblica a maggioranza musulmana era stata teatro di un atto apertamente antisemita: all’aeroporto della capitale, Makhatchakala, decine di persone presero d’assalto la pista e il terminal dopo che era stato annunciato l’atterraggio di un aereo proveniente da Israele, urlando ‘Allah u Akbar’, in quella che era sembrata a tutti una vera a propria caccia all’uomo. All’epoca, Mosca accusò l’Ucraina di avere “un ruolo chiave” in quell’azione. La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, disse che l’obiettivo di Kiev era quello di “destabilizzare la Russia” provocando divisioni etnico-religiose. “Accuse assurde”, era stata la replica degli Usa.

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