Nuova sfida alle urne per i 101 Comuni dove, da domenica 23 giugno (ore 9-23) a lunedì 24 (ore 7-15), sono aperti i seggi per i ballottaggi delle amministrative. Sono 14 i capoluoghi che devono ancora eleggere il primo o la prima cittadina: cinque di Regione (Firenze, Bari, Perugia, Potenza e Campobasso) e nove di provincia (Lecce, Avellino, Cremona, Urbino, Caltanissetta, Vibo Valentia, Rovigo, Verbania, Vercelli). Ed è qui che si giocano gli scontri più importanti e destinati ad avere un peso anche a livello nazionale: il centrosinistra al primo turno ha vinto in 10 capoluoghi, il centrodestra si è fermato a cinque e ora tenta di accorciare le distanze. A pesare non saranno solo gli apparentamenti e gli accordi trovati dopo il voto dell’8 e 9 giugno, ma anche e soprattutto l’affluenza che al primo turno ha fatto segnare il 62,6% degli aventi diritto. Un dato in calo rispetto al 67,6% delle precedenti amministrative del 2019, ma comunque più alto rispetto alla percentuale di votanti delle Europee, che si è fermata al 49,66. La premier Giorgia Meloni si è limitata a un videomessaggio, stando lontana dalle chiusure sui territori: “Andate a votare, fate sentire la vostra voce”, ha detto. Una scelta, quella di non esporsi in prima persona, condivisa con gli altri leader di maggioranza che non hanno fatto ultimi comizi nei centri cruciali. Diversa la scelta dell’opposizioni: Elly Schlein ha finito il suo tour a Firenze, mentre Giuseppe Conte è stato in Puglia e in particolare è andato a San Giovanni Rotondo (dove la sfida è tra il 5 stelle e l’uscente dem).
I capoluoghi di Regione – Una delle sfide principali è in una delle celebri roccaforti della sinistra: Firenze. Qui al ballottaggio si sfidano Sara Funaro del centrosinistra, che al primo turno ha ottenuto il 43,17%, ed Eike Schmidt, candidato del centrodestra, arrivato al 32,86%. Il confronto sarà tra campo largo, con M5s (al 3,35% al primo turno in solitaria) che ha annunciato il suo sostegno a Funaro pur in assenza di apparentamenti formali, e il centrodestra unito per l’ex direttore degli Uffizi che si è apparentato con la civica RiBella Firenze. Per Schmidt è arrivato anche l’appoggio della ‘ricostituita’ Dc fiorentina e Toscana, mentre Funaro ha incassato l’endorsement della candidata sindaco Iv, e vicepresidente della Regione, Stefania Saccardi, mentre il resto di Italia viva ha lasciato liberi elettori e dirigenti del partito di fare le proprie valutazioni.
Occhi puntati poi su Bari, dove la corsa elettorale è stata travolta dalle inchieste giudiziarie sul voto di scambio. A sfidarsi sono Vito Leccese (centrosinistra riunito dopo il primo turno) e Fabio Romito (centrodestra). A sostegno del primo, anche il candidato M5s e SI Michele Laforgia che, dopo aver fatto saltare le primarie, ha deciso di appoggiare il candidato dem: non c’è stato un apparentamento ufficiale ma Pd, Verdi, M5s e Sinistra italiana adesso sono nella stessa squadra. Negli ultimi giorni, mezzo governo è arrivato a Bari per dar man forte al candidato del centrodestra che al primo turno non è andato oltre il 29% (contro il 48% di Leccese): da Sangiuliano a Zangrillo, da Fitto a Bernini, passando per Valditara oltre al capo dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri. Giovedì sera, invece, la segretaria del Pd Elly Schlein, il senatore Francesco Boccia, il governatore Michele Emiliano e il sindaco uscente Antonio Decaro, hanno tirato la volata a Leccese dal palco installato nel cuore di Bari Vecchia. D’altronde, Bari rappresenta una partita dal respiro nazionale, fondamentale anche in vista delle Regionali del 2025.
A Perugia sarà una sfida tra centrosinistra, in leggero vantaggio dopo il primo turno, e centrodestra. In lizza due candidate sindaca, Vittoria Ferdinandi e Margherita Scoccia, che comunque andranno le cose saranno, una delle due, la prima donna a guidare Palazzo dei Priori. Le candidate hanno entrambe sfiorato il 50 per cento dei voti ed andranno al ballottaggio con una manciata di consensi. Al primo turno sono state protagoniste di un testa a testa durato per l’intera giornata dello spoglio. Lo scrutinio ha assegnato a Ferdinandi il vantaggio con 598 voti di differenza. Il comune di Perugia è stato guidato per due mandati da Andrea Romizi, Forza Italia, che aveva conquistato quella che era fino alla sua elezione la roccaforte della sinistra.
A Campobasso, il candidato del centrodestra Aldo De Benedittis ha sfiorato il 50% distaccando di 16 punti l’avversaria Marialuisa Forte. Che ora, però, ottiene l’appoggio del candidato civico Pino Ruta (20% di consensi ottenuti il 10 giugno). Il Comune era amministrato da settembre scorso dalla vicesindaca Paola Felice, dopo che il primo cittadino Roberto Gravina (M5s) è stato eletto in consiglio regionale. Qui si rischia l’esito “dell’anatra zoppa”: De Benedittis, che per il ballottaggio ha ottenuto l’appoggio anche di Iv e Azione, al primo turno è rimasto sotto il 50 per cento fermandosi per la precisione al 47,9 dei consensi e determinando così il ballottaggio, ma le liste che lo sostengono hanno fatto molto di più raggiungendo il 52,68. Tra le ipotesi in campo c’è dunque anche quella che in caso di vittoria del centrosinistra in Consiglio potrebbe esserci comunque una maggioranza di centrodestra. Proprio il centrodestra ha fatto di questo tema il cavallo di battaglia della campagna elettorale di questi giorni.
A Potenza si sfidano Francesco Fanelli (centrodestra) e Vincenzo Telesca (centrosinistra). Nel primo turno Fanelli (Lega, vicepresidente uscente della giunta lucana) ha raggiunto il 40,6% (15.416 voti) contro il 32,4 del consigliere comunale uscente Telesca (12.319 voti). Da entrambe le parti, non sono mancati attacchi diretti, politici e personali, che però potrebbero avere come effetto principale quello di tenere lontani dalle urne molti potentini. Proprio il tema dell’affluenza è stato al centro degli ultimi appelli al voto dei due candidati: due settimane fa, hanno votato 39.335 persone, pari al 69,1% degli aventi diritto, rispetto al 71,7 del primo turno di cinque anni prima. È molto probabile che questa volta il dato si abbassi, e non di poco. Decisivo quello che decideranno di fare gli elettori di Pierluigi Smaldone, a capo di una coalizione formata da Potenza Ritorna, Città Nuova e M5S (17,6%) e Francesco Giuzio (Basilicata possibile) che si è fermato a quota 3.058 (8%). Per giorni sono andate avanti le interlocuzioni: alla fine non c’è stato alcun apparentamento ufficiale ma un accordo programmatico, in dieci punti, sottoscritto dai tre, che nelle iniziative elettorali dell’ultima settimana si sono spesso presentati insieme. Bisognerà vedere se sarà sufficiente per la rimonta.
I capoluoghi di Provincia – Clima teso anche a Lecce, dove ci sarà il ballottaggio tra Carlo Salvemini, sindaco uscente del centrosinistra, e l’ex ministra Adriana Poli Bortone per il centrodestra che ha mancato la vittoria al primo turno per 24 voti dopo il riconteggio. Anche in Salento la partita si è giocata sul tema della legalità, con Poli Bortone che ha parlato di “filiera dell’immoralità” e di un dossier pronto sulla ex amministrazione comunale; e Salvemini che ha replicato dicendosi pronto ad accompagnare la sua rivale in Procura per consegnare questo presunto report: “Se si parla di onestà sono pronto ad affrontare qualsiasi esame del Dna politico”.
Ad Avellino la sfida è tra Antonio Gengaro, candidato da Pd, M5s, e tre liste civiche di sinistra e Laura Nargi, vice sindaca uscente, alla guida di una coalizione formata da tre liste civiche. La città ad aprile scorso era stata travolta dall’arresto del primo cittadino dem Gianluca Festa, che nel frattempo si era dimesso. Al primo turno, quando ha votato il 69,3 per cento degli aventi diritto, Gengaro ha ottenuto il 36,9 per cento dei voti, pari a 11.353 voti; Nargi si era fermata al 32,5, pari a 9.975 voti. Nessuno dei due candidati ha siglato apparentamenti, anche se Gengaro potrà contare sul dichiarato sostegno di Rifondazione comunista e di associazioni ambientaliste, mentre Nargi ha raggiunto un’intesa sul programma con Rino Genovese, il giornalista della Tgr Campania, arrivato terzo al primo turno tra i sette complessivi candidati alla carica di sindaco del comune capoluogo. A sostegno di Laura Nargi si è schierato, con una dichiarazione pubblica, il deputato di Avellino, Gianfranco Rotondi, eletto nel 2022 con Fratelli d’Italia, che nel primo turno aveva altrettanto dichiaratamente votato per Genovese. La presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Ines Fruncillo, ha invece lasciato libertà di voto agli elettori che nel primo turno hanno votato il candidato di partito, Modestino Iandoli, attribuendogli il 4,2 per cento, pari a 1.314 voti.
Cremona è l’unico capoluogo di provincia lombardo che va al ballottaggio e si prepara a scegliere il suo sindaco che, dopo i dieci anni di amministrazione di Gianluca Galimberti (centrosinistra), sarà comunque un volto nuovo: si sfidano Alessandro Portesani, candidato del centrodestra che ha chiuso in leggero vantaggio il primo turno, e il candidato del centrosinistra Andrea Virgilio. Portesani (43,19% al primo turno), fondatore ed ex presidente di una cooperativa sociale, civico di centrodestra sfida Virgilio (41,94%), vice sindaco uscente e da sempre iscritto al Pd e appoggiato da Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Socialista. Non ha stretto alleanze con nessuno il M5s che il 9 giugno ha preso il 5.36%.
A Urbino, che ha una popolazione inferiore a 15mila abitanti (ma è comunque stata promossa capoluogo), il sindaco uscente espressione del centrodestra, Maurizio Gambini, cerca la riconferma per il terzo mandato: al primo turno ha ottenuto il 47,96% dei consensi (4.052 preferenze) con l’appoggio di Lega, Udc, Forza Italia e Fratelli d’Italia, lista civica Liberi per cambiare; la sfida è con Federico Scaramucci, per il centrosinistra, (44,73% di voti al primo turno; 3.779), sostenuto da Pd, Urbino Bene Comune, Alleanza Verdi Sinistra, Urbino Rinasce, M5S, Sinistra per Urbino, Urbino città d’Europa.
Il “campo largo” si mette alla prova a Vibo Valentia. Partito democratico e Movimento 5 stelle si sono accordati, infatti, in un’alleanza ancora più ampia in cui sono confluiti anche Alleanza Verdi e Sinistra e la lista “Progressisti per Vibo“, a sostegno del candidato Enzo Romeo, di professione dentista e che è stato il primo presidente della Provincia di Vibo Valentia, costituita nel 1992 insieme a quella di Crotone. Il centrodestra contrappone a Romeo Roberto Cosentino, dirigente della Regione Calabria, sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia, dal movimento “Indipendenza”, fondato dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Al primo turno il candidato più votato, con il 38,4%, è stato Cosentino, mentre Romeo ha ottenuto il 31,9%. Un ruolo decisivo, per l’elezione del nuovo sindaco, potrebbe essere svolto dal candidato del Polo di centro, l’avvocato Franco Muzzopappa, forte del suo 28,9 per cento, che ha annunciato il proprio sostegno a Romeo. Udc e Lega, che al primo turno avevano sostenuto Muzzopappa, hanno annunciato il proprio appoggio a Cosentino.
Non ci sarà il campo largo al ballottaggio delle amministrative a Caltanissetta per l’elezione del sindaco. Il sindaco uscente del M5s Roberto Gambino, che al primo turno ha ottenuto il 28% dei voti, non ha infatti trovato alcun accordo né con la candidata del centrosinistra Annalisa Petitto né con quello del centrodestra Walter Tesauro. Tesauro, avvocato, candidato del centrodestra, che al primo turno ha ottenuto 10.052 voti (34,42%) sfida Annalisa Petitto, avvocata e consigliera comunale uscente, che al primo turno ha ottenuto 9.000 voti (30,81%). Ha militato per anni nel Partito democratico dal quale è uscita due anni fa e i dem hanno dato l’apppoggio senza simbolo.
L’attenzione è puntata anche su Rovigo, capoluogo di provincia dove il centrodestra, approfittando del fatto che il Pd ha sfiduciato il suo sindaco, Edoardo Gaffeo, è a un passo dal riprendersi la maggioranza: Valeria Cittadin, sostenuta da Lega, Fdi, Fi e Azione-Siamo Europei, ha sfiorato l’elezione diretta, fermandosi al 49,1% dei consensi; quella di Gaffeo, l’ex Pd, ora supportato dal M5s, pare una mission impossible; parte dal 28,1% di due settimane fa.
A Verbania la sfida è tra il 33enne dem Riccardo Brezza (centrosinistra con M5s, al primo turno ha ottenuto oltre il 37% dei voti) e Giandomenico Bertella (30% di preferenze sostenuto da civiche di centrodestra). Il candidato Pd è stato assessore della giunta uscente si Silvia Marchionini, ma non ha ottenuto il suo sostegno. Un endorsement per lui è arrivato, a sorpresa, da Mirella Cristina (Forza Italia), candidata sindaca sostenuta anche da Fratelli d’Italia e Lega che non ha centrato il ballottaggio: “Segnalo doverosamente a chi mi ha votato che il candidato Brezza ha condotto una campagna elettorale corretta e di tutto rispetto. Agli elettori dico di scegliere uno dei due candidati, quello che a loro ispira più fiducia, guardandolo in volto e negli occhi, all’insegna di una politica giovane, sana, chiara, lontana da giochi di poltrone”.
Infine, a Vercelli il candidato del centrodestra, l’81enne Roberto Scheda, è avanti di 12 punti su Gabriele Bagnasco, già sindaco del Comune per 9 anni e attualmente consigliere uscente di opposizione (lo appoggioano Pd, Alleanza Verdi sinistra e lista civica).