In Toscana esiste una sinistra alternativa al Partito Democratico. Era una suggestione che già si era fatta avanti in altri appuntamenti elettorali. Ora la conferma è arrivata con le ultime amministrative. Più che le vittorie o le sconfitte del primo turno, che non hanno causato grossi sconvolgimenti, sono i ballottaggi del 23 e 24 giugno ad attirare l’attenzione della politica regionale. Alle più classiche battaglie tra centrodestra e centrosinistra – come quella che sta andando in scena a Firenze – si sono aggiunti, infatti, quattro derby. A Empoli, Rosignano, Calenzano e Borgo San Lorenzo sarà la sinistra a sfidare il Pd. Quattro duelli che acquisiscono ancora più valore se letti in vista delle elezioni regionali del 2025. L’alleanza del Pd con i centristi di Italia Viva resiste nella giunta, ma gli equilibri potrebbero cambiare se nello specchietto retrovisore del governatore Eugenio Giani dovesse comparire una nuova forza. Più a sinistra e meno al centro magari, in grado di tenere insieme quegli schieramenti progressisti che non riescono proprio a imparentarsi con i dem.
I precedenti di Sesto e Campi Bisenzio – I quattro candidati che sfideranno il Pd ai ballottaggi hanno due precedenti importanti a cui appigliarsi, per darsi coraggio. Nel 2016 fu Lorenzo Falchi, candidato di Sinistra Italiana, a sorpassare a sinistra, appunto, il Pd, diventando così il sindaco di Sesto Fiorentino. Stesso risultato ottenuto un anno fa da Andrea Tagliaferri a Campi Bisenzio, questa volta grazie all’alleanza tra sinistra e Movimento 5 Stelle. Ed è proprio grazie a un fronte formato da sinistra e M5s che a queste amministrative Leonardo Masi ha ottenuto un risultato storico per Empoli: portare per la prima volta al ballottaggio il Pd. È già una vittoria per Masi che può già festeggiare il suo exploit. Con il 19,27% ottenuto dalla sua coalizione (Buongiorno Empoli, Siamo Empoli e M5s), sfiderà lo strafavorito Alessio Mantellassi (Pd, Una storia empolese, Avs, Questa è Empoli e Azione) che al primo turno ha raccolto il 49,57% delle preferenze. Per la maggioranza assoluta mancavano giusto un centinaio di voti, quelli che avrebbe potuto portare ai dem empolesi Mariagrazia Maestrelli, di Italia Viva, che in extremis, però, ha deciso di correre da sola, raccogliendo l’1,46%.
La destra divisa – A favorire Masi nella realizzazione di quella che lui stesso definisce “un’impresa” sono stati due fattori. Il primo è il fatto che, per una volta, non è stata solo la sinistra a presentarsi non unita alle elezioni. Il centrodestra empolese ha imitato il classico comportamento degli avversari storici, dividendo le preferenze tra due diversi candidati: Simone Campinoti (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) ha ottenuto il 17,6%, mentre Andrea Poggianti, appoggiato da due liste civiche (Centro Destra per Empoli e La Mia Empoli), è arrivato al 12%. Unito il centrodestra sarebbe stato senz’altro la seconda forza politica della città. E probabilmente avrebbe anche confermato il trend nazionale di crescita, superando il 25,9% raccolto alle amministrative del 2019, quando si era presentato con un’unica coalizione. Il secondo elemento che ha portato Empoli al ballottaggio è il drastico calo del Pd. Rispetto al 2019, quando la coalizione a guida dem raccolse il 56,5% al primo turno, eleggendo Brenda Barnini sindaca, il Pd ha perso più del 10%. È passato dal 39,9% di cinque anni fa al 28,6% di quest’anno.
Progressisti separati – Un segnale d’allarme che il partito dovrà prendere in considerazione, come conferma a ilfattoquotidiano.it Alessio Mantellassi: “A Empoli abbiamo sempre avuto una forza a sinistra del Pd abbastanza robusta, in linea con i 4mila voti raccolti da Masi – commenta -. Ma siamo fiduciosi in vista del ballottaggio. Ci sono mancati 99 voti per vincere al primo turno”. Per il candidato del Pd era impossibile creare uno schieramento progressista unico, con cui stravincere al primo turno. “La politica non è algebra. Non sappiamo come gli elettori avrebbero accolto questa alleanza. Oltretutto sarebbe stato impossibile superare le distanze tra noi, il Movimento 5 Stelle e Buongiorno Empoli. Negli ultimi anni sono sempre stati all’opposizione, in modo molto fermo, attaccandoci su molti campi”.
Il duello di Rosignano – L’inconciliabilità sul territorio del Pd con le altre forze progressiste è una caratteristica che si osserva anche negli altri comuni finiti al ballottaggio. A Rosignano Marittimo il duello sarà tra il sindaco uscente Daniele Donati (Pd, Rosignano Attiva, In Comune, Riformisti Per Il Futuro, +Europa, Italia Viva, Libdem Europei, Partito Socialista Italiano) e Claudio Marabotti (Rosignano Nel Cuore, Movimento 5 Stelle, Io Voto Io Vinco). Al primo turno i due candidati hanno ottenuto a testa rispettivamente il 35,3% e il 31,17%. Entrambi hanno tenuto dietro Roberto Testa, candidato unitario del centrodestra, arrivato al terzo posto per soli 97 voti.
“Noi alternativa al Pd” – Tra Donati e Marabotti ballano poco più di 600 voti, ma presentarsi insieme in un’unica coalizione progressista non era immaginabile, come spiega a ilfattoquotidiano.it lo stesso Marabotti: “Siamo molto soddisfatti di aver battuto il centrodestra, in controtendenza rispetto a quanto avviene a livello nazionale, ma tra noi e il Pd c’è un limite invalicabile, dato dalle differenze di visione sul territorio”. Rifiuta anche la definizione di “derby” di sinistra. “Bisogna fare chiarezza – precisa -. A Rosignano ci sono poco più di 30mila abitanti, ma abbiamo uno dei poli chimici più importanti d’Italia, che comporta avere gli occhi della finanza internazionale addosso, e la discarica di rifiuti speciali di Scapigliato. Siamo un centro importante per la Regione, strategico. In questo senso il nostro obiettivo è porci come alternativa al Pd, per dare discontinuità. Vogliamo contrastare questi interessi sovracomunali che danneggiano i cittadini”.
Le altre sfide – Se a Empoli e Rosignano è il Pd a fare corsa di testa, la situazione è diversa a Borgo San Lorenzo e Calenzano. Per quanto riguarda il comune mugellano, Leonardo Romagnoli (Progressisti Democratici, Borgo In Comune e M5s) è davanti, con circa due punti di vantaggio sulla vicesindaca della giunta uscente, Cristina Becchi (Partito Democratico, Insieme Per Borgo, Italia Viva, A Sinistra): 40,63% a 38,77%. Ma il vantaggio più corposo lo ha raccolto a Calenzano Giuseppe Carovani. Già sindaco per due mandati tra il 1999 e il 2009, Carovani ha ottenuto il 41,4% dei voti con una coalizione di sinistra formata solo da liste civiche. Ha superato, così, di circa otto punti Maria Arena. La capogruppo uscente del Pd, supportata dal suo partito, da Cm Calenzano In Movimento e da Futura, ha ottenuto il 33,93% delle preferenze.