Cinema

Così muore il cinema argentino, Milei ha bloccato i programmi dell’Istituto nazionale. “Le case di produzione indipendenti chiuderanno”

di Marta Facchini
Così muore il cinema argentino, Milei ha bloccato i programmi dell’Istituto nazionale. “Le case di produzione indipendenti chiuderanno”

“In Argentina si sta rubando al cinema nazionale la possibilità di avere un futuro. Se la situazione non cambierà, le case di produzione indipendenti saranno costrette a chiudere. I lavoratori specializzati lasceranno il Paese”. A parlare a Ilfattoquotidiano.it sono i rappresentanti di Cine Argentino Unido, collettivo che rappresenta le diverse organizzazioni del settore cinematografico. Attori, registi, produttori da mesi stanno esprimendo forti preoccupazioni sulla sopravvivenza del cinema nazionale a causa dei tagli decisi dal governo di Javier Milei. Il settore della cultura è stato da subito colpito dalla motosierra del presidente ultraliberista: appena entrato in carica a dicembre 2023, il leader del partito La Libertad Avanza aveva eliminato il ministero della Cultura, riducendolo a una segreteria sotto le dipendenze del nuovo ministero del Capitale umano. “Non è solo questione di finanziamenti. Il governo sta portando avanti una crociata contro la cultura, la scienza e l’istruzione”.

Ad oggi le politiche di Milei hanno sospeso i programmi dell’Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales (INCAA), ente pubblico che ha come obiettivo promuovere e diffondere la produzione audiovisiva argentina, sovvenzionando la realizzazione di film e la loro presentazione ai festival. Il fermo delle attività è il risultato delle decisioni di Carlos Pirovano, presidente dell’INCAA nominato da Milei lo scorso aprile. Pirovano, che non ha alcuna esperienza nel settore, ha licenziato 231 dipendenti e ha emanato due risoluzioni che stanno paralizzano le attività dell’istituto: ha fermato i sostegni economici ai festival nazionali e, soprattutto, ha bloccato la promozione di nuovi progetti. “Stiamo assistendo a uno svuotamento dell’INCAA”, spiega Cine Argentino Unido. “Insieme ai licenziamenti e ai pre-pensionamenti, questa politica sta paralizzando il nostro avvenire. Condanna alla bancarotta le piccole case di produzione che non stanno ricevendo i pagamenti pendenti. Non c’è una strategia chiara ed è impossibile pensare a una ripresa”.

Pirovano ha stabilito una nuova organizzazione interna dell’organismo, e ha chiuso le aree dedicate alla promozione e ai rapporti con istituti e organizzazioni internazionali. A giugno queste risoluzioni sono state rifiutate dall’assemblea federale dell’INCAA che ha chiesto al presidente di ritirarle. “Gli effetti si stanno già facendo sentire e saranno evidenti per il 2025: avremo pochissimi nuovi film e una scarsa partecipazione ai festival internazionali. Solo le grandi case di produzione hanno la forza di sopravvivere a questo abbandono”, spiega Cine Argentino Unido. “Molti tecnici e registi si trasferiranno all’estero, portando via le loro competenze ottenute con anni di studi e formazione”.

Da quando è stato fondato nel 1957, l’INCAA ha sostenuto progetti che hanno ottenuto importanti riconoscimenti internazionali come El secreto de sus ojos diretto da Juan José Campanella e La historia oficial diretto da Luis Puenzo, entrambi vincitori del premio come miglior film straniero agli Oscar. Altri film – tra cui Argentina, 1985, La tregua, Tango, no me dejes nunca e El hijo de la novia – sono stati candidati. All’ultima edizione del Festival del cinema di Cannes, Simon de la montaña, film d’esordio del regista Federico Luis, ha vinto il Grand Prix della Settimana della Critica. In questa occasione, attori e registi argentini hanno manifestato contro i tagli al settore.

L’istituto si occupa inoltre di gestire sale cinematografiche nel Paese e organizza il Festival internazionale di cinema di Mar del Plata. Inoltre sostiene la Escuela Nacional de Experimentación y Realización Cinematográfica (ENERC), prestigiosa scuola pubblica di cinema dove hanno studiato la maggior parte dei registi e sceneggiatori contemporanei argentini come Lucrecia Martel e Tristán Bauer, entrambi vincitori del Premio Goya per il miglior film latino-americano. La scuola – che ha otto sedi nel Paese e offre programmi di formazione che vanno dalla regia alla direzione della fotografia e del suono – è gratuita e ora rischia di essere privatizzata.

L’elevata qualità delle opere sostenute dall’INCAA è uno degli aspetti rivendicati dai registi e dai produttori che difendono l’istituto. I detrattori invece, come il presidente Milei, la ritengono una struttura ormai obsoleta e non sostenibile economicamente. La sua principale fonte di finanziamento è il Fondo di Promozione Cinematografica, istituito con la legge del 1994 nota come Ley de Cine, composto da tre entrate: il 10% dei biglietti del cinema venduti nel Paese, il 25% delle entrate dell’Ente Nazionale di Comunicazioni (ENACOM) e il 10% di una tassa storica sull’affitto e la vendita di VHS e DVD. Il governo vuole intervenire sul fondo, eliminando questi specifici contributi.

“Smantellare le industrie culturali, specialmente quella audiovisiva, non è una questione meramente economica. Il cinema e le serie portano investimenti nel Paese. Generano lavoro di qualità e hanno effetti su altri settori come i trasporti, i servizi di ristorazione e quello alberghiero. Milei sta fermando lo sviluppo di un’industria che restituisce molto più di quanto riceve dallo Stato”, conclude Cine Argentino Unido. “Questo governo vuole che non ci sia nulla al di fuori della logica del mercato e che non ci sia una identità nazionale. Così combatte contro le istituzioni culturali, affermando che non producono reddito. Ma il contributo che offrono è in realtà incalcolabile”.

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