Il progetto di una diga sul fiume Tagliamento divide la Regione Friuli Venezia Giulia, provocando le proteste dei comitati ambientalisti e le perplessità dei sindaci. Si tratta di un intervento ipotizzato dalla giunta del leghista Massimiliano Fedriga, che avrebbe lo scopo di controllare le piene del fiume, ma che le opposizioni contestano duramente, denunciando un balletto di stanziamenti e di studi.

Secondo la comunità scientifica il Tagliamento è un esempio piuttosto raro di un fiume che ha mantenuto le proprie caratteristiche morfologiche naturali ed è in grado di convogliare una grande quantità di acqua. Studiato anche da università estere è rimasto “a scorrimento libero”, a differenza di altri fiumi che sono interessati da dighe o traverse. In questo caso il progetto regionale riguarda la costruzione di una “traversa” a Dignano. Ed è contro questa opera – considerata una diga – che si sono schierati gli ambientalisti. La protesta è stata veicolata in consiglio regionale dai gruppi all’opposizione, a partire dal Movimento Cinque Stelle che ha avuto nella consigliera Rosaria Capozzi la prima firmataria di una mozione per avviare “un dibattito e un percorso partecipato per la prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico lungo il corso del Tagliamento”.

La giunta Fedriga vuole però tirar dritto, sostenendo che l’opera è essenziale per il controllo delle piene. La cronistoria della vicenda è stata ripercorsa dalla consigliera Capozzi: “Questa è un’opera imponente, con una colata di cemento immane. Gli assessori Fabio Scoccimarro (delega all’ambiente, ndr) e Cristina Amirante (delega alle infrastrutture, ndr) hanno dato il via libera al Piano di Gestione del Rischio Alluvioni nel dicembre 2023 che prevedeva una traversa laminante adiacente al ponte di Dignano, dal costo di 39 milioni di euro. L’11 aprile hanno invece approvato un documento preliminare alla progettazione di una traversa laminante che costerebbe 200 milioni di euro, utile per chiedere allo Stato fondi per un’opera che nemmeno loro vogliono più fare”. Si trattava di 31 milioni di euro quale primo stralcio dell’intervento. “A metà maggio sono corsi ai ripari dicendo di non volere più una traversa adiacente al ponte, ma un ponte-traversa con paratoie”.

Il risultato è stata una convulsa discussione in consiglio regionale, al termine della quale c’è stata la bocciatura della mozione di minoranza che chiedeva un dibattito pubblico, la Valutazione Ambientale Strategica del nuovo piano di gestione del rischio delle piene e il ritiro dell’ordinanza, che apre la strada alla costruzione di casse di espansione fuori alveo, per un costo presunto di 70 milioni di euro.

Si è anche verificato un siparietto niente affatto edificante, con l’assessore all’ambiente Fabio Scoccimarro, di Fratelli d’Italia, che ha affrontato i manifestanti che innalzavano cartelli contro la “diga sul Tagliamento”, dicendo loro: “Siete bugiardi e in malafede”. La risposta: “Manifestiamo contro un’opera che è uno scempio, prevede costi elevati e possibili danni ambientali”, hanno dichiarato i comitati Assieme per il Tagliamento e Tagliamento libero. “Si discute del rischio idrogeologico, ma noi siamo contrari contro qualsiasi tipo di sbarramento che potrebbe determinare rischi enormi per tutta l’area”.

Il gruppo di Fratelli d’Italia ha diffuso una nota feroce, denunciando “agguati a un assessore fuori dal consiglio regionale”. La scena è stata comunque ripresa, con lo scambio di accuse e controaccuse. “L’opera tra Dignano e Spilimbergo – scrive FdI – sarà una traversa laminante (come recita la delibera di giunta) e non una diga come artatamente e strumentalmente vogliono far intendere sedicenti ambientalisti, che altro non sono che oppositori ideologici di qualsivoglia iniziativa”.

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