Corrado Guzzanti fu quanto mai profetico. Quella che sembrava solo un’uscita satirica potrebbe essere una necessità: “Se i partiti non rappresentano più gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori”. Per ora, visto l’astensionismo crescente, gli elettori li stiamo ancora cercando.

Abbiamo appena passato l’Election Weekend e siamo nell’anno elettorale, con 2 miliardi di persone chiamate al voto in 76 paesi. Le elezioni sono uno dei pilastri della democrazia, ma le stiamo disertando sempre di più, sia nell’urna che nel seggio (anche scrutatori e presidenti latitano). Perché? Le cause sono sempre complesse e articolate: la crisi delle democrazie, l’avanzata degli autoritarismi, la sfiducia sempre più palpabile nelle capacità dei politici. E aggiungiamo anche la burocrazia del voto: certificati elettorali cartacei, registri compilati a mano, controllo manuale scheda per scheda ecc.

Sono già oggi disponibili tecnologie che potrebbero facilitare molti passaggi. E in futuro le cose potrebbero ancora cambiare. Auspicando di poter contare a lungo sulla democrazia, chiediamoci: come si voterà nei prossimi decenni?

Scenari di opportunità: votare tutti, votare meglio

Immaginiamo un futuro in cui l’identificazione biometrica e il voto elettronico permettono di votare da qualsiasi luogo, eliminando la necessità di tornare al paese di residenza (o l’alternativa delle macchinose operazioni postali). La blockchain potrebbe garantire la massima trasparenza e sicurezza, proteggendo il processo da cyber-attacchi e blocchi elettorali. Il conteggio automatico dei voti cancellerebbe le veglie e le maratone tv elettorali, le proiezioni e le liti su schede nulle, fornendo risultati immediati e accurati. Realtà aumentata e realtà virtuale possono essere applicate per educare gli elettori (es. giovani e anziani) su come votare, con esperienze immersive che rendono il processo più comprensibile e trasparente. Vere e proprie esercitazioni di voto, che potrebbero creare una maggiore consapevolezza e fiducia nel sistema elettorale.

Scenari critici: intenzioni di vuoto

Nonostante le potenzialità tecnologiche, c’è sempre il rischio di manipolazione e mancanza di controllo. La partecipazione diretta alle decisioni tramite strumenti digitali potrebbe amplificare fenomeni come analfabetismo e disinformazione, portando a decisioni poco e male informate. O peggio, potrebbero essere cavalcati dalla propaganda per orientare il voto. Criticità che sollevano la questione se sia necessario un “test di accesso” al voto per garantire una conoscenza civica e istituzionale adeguata, come proposto da più parti nel mondo negli ultimi decenni. D’altra parte, il suffragio limitato – basato su competenze civiche – rappresenterebbe un passo indietro per la democrazia.

Inoltre, la digitalizzazione delle elezioni potrebbe esacerbare le disuguaglianze, creando una divisione tra chi ha accesso alle tecnologie avanzate e chi ne è escluso. Questo scenario richiede una riflessione profonda sulle implicazioni etiche, legali e sociali di eventuali cambiamenti al sistema elettorale.

Transizioni possibili: capire per scegliere

Guardando a casi concreti come l’Estonia, che già oggi ha implementato con successo il voto elettronico, possiamo imparare molto su cosa funziona e cosa migliorare. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra innovazione tecnologica e accessibilità per tutti gli elettori, e solo con politiche che promuovano equità e preparazione adeguata potremo far evolvere il sistema elettorale in modo trasparente e sicuro.

Il futuro, come sempre, ci riserva sfide e opportunità. Nessuno sa come andranno le cose, si possono solo esplorare le possibilità e valutare i rischi per plasmare un sistema che rispecchi i valori di trasparenza, inclusività e sicurezza. È un percorso complesso, ma necessario per guidare gli elettori verso una partecipazione più consapevole. O li “cambiamo” rendendoli migliori, o semplicemente li perderemo, e con loro il sogno di una vera democrazia.

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