La strage di pellegrini verso La Mecca a causa del caldo ha innescato la reazione di due paesi. La cifra tra ufficiali e non ufficiali sfiora le mille vittime. L’Egitto ha deciso di sanzionare e di denunciare 16 agenzie turistiche per “frode”, per aver spedito illegalmente molti pellegrini in Arabia Saudita e in Tunisia è stato rimosso il ministro degli Affari religiosi.

Egitto – Il Premier Mustafa Madbuli “ha ordinato di ritirare le licenze di queste imprese, di deferirne i responsabili davanti alla giustizia e di comminare loro un’ammenda per destinarne i proventi a risarcimento delle famiglie dei pellegrini morti per colpa loro”, è scritto in una nota del governo del Cairo. Almeno 323 pellegrini egiziani sono infatti morti per il caldo durante il pellegrinaggio. Decine di vittime tra i pellegrini, a causa di temperature che si avvicinano ai 50°, erano state riportate già nei giorni scorsi, in particolare tra quelli provenienti da Iran e Giordania.

Tunisia – Il presidente della Tunisia Kais Saied ha invece rimosso il ministro degli Affari religiosi, Ibrahim Chaibi, dopo che 49 pellegrini tunisini sono morti durante l’Hajj in Arabia Saudita per le temperature eccessivamente alte come riporta l’agenzia di stampa Tap rilanciando un comunicato della presidenza tunisina. Tra le vittime si contano 44 pellegrini non registrati che hanno compiuto il pellegrinaggio con visti turisti, ha spiegato Chaibi ammettendo che potrebbe esserci stata negligenza rispetto alla supervisione dei pellegrini. Nell’ultimo giorno dell’Hajj, che rappresenta uno dei cinque pilastri dell’Islam, nella città saudita della Mecca e in altri siti sacri le temperature hanno raggiunto i 50 gradi centigradi.

Mille morti? – Ai 500 morti ufficiali, infatti, andrebbero aggiunti i circa 600 pellegrini egiziani e che Il Cairo starebbe cercando di identificare in quanto potrebbero non essersi registrati ufficialmente prima di partire. L’Egitto e l’Arabia Saudita non hanno infatti ancora rilasciato un bilancio ufficiale delle vittime tra i pellegrini. L’incognita sarebbe infatti proprio la quota di pellegrini non registrati ufficialmente presso le autorità del loro Paese prima di partire per compiere quello che rappresenta uno dei sette pilastri dell’Islam.

In ogni caso secondo le autorità di ciascun Paese sono morti almeno 14 cittadini malesi, 165 indonesiani, 75 giordani, 35 pakistani, 49 tunisini, 11 iraniani e 98 indiani. Altri 27 giordani sono ricoverati in ospedale e circa 14 risultano ancora dispersi, ha affermato il ministero degli Esteri di Amman. Il Dipartimento di Stato americano ha affermato che diversi cittadini statunitensi sono morti durante il pellegrinaggio Hajj, ma non ha fornito il numero. “Possiamo confermare la morte di numerosi cittadini statunitensi in Arabia Saudita. Offriamo le nostre più sincere condoglianze alle famiglie per la loro perdita”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato.

Decine di iraniani sono stati ricoverati in ospedale a causa di colpi di calore, ha detto la Mezzaluna Rossa iraniana citata dall’agenzia di stampa semi-ufficiale Tasnim. Secondo la presidenza egiziana, l’unità di crisi sarà guidata dal primo ministro Mostafa Madbouly e “fornirà sostegno alle famiglie delle vittime”. Il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi ha incaricato l’unità di “un rapido coordinamento con l’Arabia Saudita per facilitare il ritorno dei corpi” dei morti, aggiunge la nota. Funzionari egiziani hanno detto che stavano lavorando per raccogliere un conteggio accurato delle vittime e delle persone scomparse.

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