“Mi ha detto di rispondere agli italiani che il radar era in manutenzione e punto”. Il radar in questione era quella base aerea di Solenzara in Corsica e a parlare ai microfoni della Rai un ex addetto militare dell’ambasciata di Francia a Roma alla fine degli anni Ottanta. Rispondendo alle domande del giornalista Massimo Giletti per lo speciale “Ustica: una breccia nel muro” che andrà in onda su Rai Tre martedì 25 giugno alle ore 21.20, l’uomo sostiene di aver capito che doveva “sbrigarsela da solo” e che quando lo Stato maggiore italiano chiese le informazioni ai francesi la riposta fu che i radar non funzionavano.
Un particolare, che se confermato, si aggiungerebbe alle ipotesi formulate dall’ex premier, Giuliano Amato, che l’anno scorso innescarono una polemica. L’ex presidente in una intervista sostenne che l’aereo DC-9 precipitato il 27 giugno 1980 durante un volo di linea da Bologna a Palermo fu distrutto per errore da un missile francese, destinato a uccidere il dittatore libico Muammar Gheddafi. Un’ipotesi che convergeva sulla testimonianza resa nel 2007 da Francesco Cossiga – presidente emerito della Repubblica e capo del governo al momento dei fatti – sulla base della quale era stato aperto un fascicolo d’indagine da parte della procura di Roma. Qualche ora dopo la pubblicazione dell’intervista sul punto era intervenuto il ministero degli Esteri: “Su questa tragedia la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto, soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia se ce lo chiederà”.
“Lo stato maggiore italiano mi ha chiesto di chiedere allo stato maggiore francese il rilevamento radar di quella notte – afferma durante l’intervista a Giletti l’uomo-. Il colonello francese mi disse che dal momento che la base di Solenzara era chiusa è stato comunicato allo Stato Maggiore italiano che il radar era in manutenzione“. Giletti, quindi, chiede se lo stato maggiore transalpino si era limitato a dirgli ‘faccia leì oppure le ha detto cosa riferire agli italiani? “Non me lo hanno detto espressamente – risponde nel dialogo registrato – ma ho capito che dovevo sbrigarmela da solo. Mi hanno detto di rispondere agli italiani che il radar era in manutenzione e punto. Queste cose mi furono dette per telefono. Sono, quindi, andato a trovare il generale De Carolis. Lui era il mio contatto dei servizi segreti e gli ho detto: ‘Lo Stato maggiore francese vi trasmette questo messaggio”.
Che la base francese fosse invece aperta e operativa era emerso già dieci anni fa proprio alla vigilia del 34esimo anniversario. La procura di Roma, all’epoca, era riuscita a rintracciare 14 ex militari dell’Armée de l’air che quella sera erano in servizio alla base, i cui caccia, era stata l’ammissione, volarono ben oltre le dichiarate cinque del pomeriggio. Eppure era la base che a lungo si disse “chiusa”, non più operativa dalla metà di quel pomeriggio. Ma ci fu chi smentì la versione ufficiale dei francesi: il generale dei carabinieri Nicolò Bozzo che, caso volle, fosse in vacanza a poca distanza, quell’estate. E che, nel corso del tempo, lo disse e lo ribadì: la sera del 27 giugno 1980 aerei francesi erano decollati e atterrati da quella base corsa tanto che, al tempo, del tutto ignaro di ciò che era appena successo più a sud, non poté prendere sonno a causa del traffico aereo. Che probabilmente doveva poter contare su un radar funzionante e operativo.