di Leonardo Botta
Complice il primo weekend di mare, ieri sono stato a poltrire su un lettino in spiaggia, lontano dai social. La sera li ho trovati impazziti per la notizia della nuova gaffe del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Il quale, in un intervento a un convegno, aveva disquisito di Cristoforo Colombo “che non ipotizzava di scoprire un altro continente ma voleva raggiungere le Indie sulla base delle teorie di Galileo Galilei”. Il quale Galilei però era nato settant’anni dopo lo sbarco delle tre caravelle sulle coste del nuovo mondo!
E gli sfottò degli internauti all’indirizzo del ministro si moltiplicavano con la stessa progressione geometrica delle cellule in coltura per la carne coltivata.
Ora, non per piaggeria, confesso il mio peccato: che Colombo abbia scoperto l’America nel 1492 (“Eh, quasi millecinque!”, avrebbero arrotondato gli abitanti di Frittole raggiunti in un involontario viaggio temporale da Benigni e Troisi) a me è noto; ma non ricordavo in quale secolo fosse vissuto Galilei (se un intervistatore mi avesse posto la domanda all’improvviso, avrei risposto “Eh, millequattro-millecinque-millesei”). Dunque, se avessi ascoltato in diretta l’intervento di Sangiuliano, non avrei notato quello strafalcione storiografico, arrivato buon ultimo dopo qualche altra nota “perla” (su Times Square, sulla dittatura comunista in Italia et similia). Ma probabilmente mi sarei chiesto: “di quali cavolo di teorie galileiane sta parlando?”.
Perché dell’insigne scienziato pisano io ricordo il celebre “Eppur si muove!”, attribuitogli in merito alle sue teorie eliocentriche che dovette abiurare sotto i colpi dell’Inquisizione, nel tempo in cui imperava la dottrina di Tolomeo secondo cui il nostro pianeta era al centro dell’universo e tutti gli altri astri (Sole compreso) gli giravano intorno.
Quindi le teorie di Galileo, oltre che postdatate, nulla credo c’entrino con la circumnavigazione della Terra intrapresa da Colombo per raggiungere le lontane Indie, evitando di girare intorno al Capo di Buona Speranza.
In realtà credo che il ministro si riferisse alla sfericità del nostro pianeta, di cui però gli studiosi erano a conoscenza già da un pezzo (da ben prima di Cristo: mi viene in mente Eratostene che, studiando la lunghezza delle ombre in due luoghi diversi dell’Egitto, la cui distanza aveva misurato con le giornate di viaggio su cammello, calcolò con una ottima approssimazione, per gli strumenti dell’epoca, il raggio terrestre). Insomma, che la Terra fosse rotonda (rotonda come il pallone, mentre “la porta è quadrata e l’arbitro è cornuto”, avrebbe sentenziato un compianto presidente del Bari calcio – ma questa è un’altra storia) era arcinoto senza il bisogno di scomodare Galileo, in ben più avanzate faccende affaccendato.
È anche arcinoto che in realtà Colombo sarebbe miseramente morto in mare insieme con le sue ciurme, se madre natura non ci avesse regalato un altro continente in mezzo all’oceano (infatti, una delle famose battute sul suo conto recita: “Comunque era uno che si era perso!”). E giova forse ricordare il gustoso aneddoto (probabilmente falso) dell’uovo di Colombo, secondo cui all’esploratore ligure alcuni detrattori spagnoli contestavano la banalità della sua intuizione di raggiungere il “continente” indiano navigando al contrario; e Colombo li avrebbe zittiti, sfidandoli che sarebbe stato capace di far reggere un uovo sulla punta, riuscendoci banalmente ammaccandolo.
Ma sto divagando: tutto questo è per dire al ministro Sangiuliano qualora fosse “in ascolto” – ma anche ai tanti critici che in queste ore lo stanno cinicamente sfanculando – che di uno svarione del genere si sarebbe forse potuto macchiare chiunque avesse disquisito a braccio su tale argomento; soprattutto se dotato di titoli di studio non pertinenti come, nel caso del ministro, laurea, master e dottorato in discipline giuridiche.
Anche io, che pure ho una laurea in ingegneria e un dottorato in geodesia. Però non faccio il ministro; ma anche questa è un’altra storia.