Un’ora dopo l’inizio dello spoglio, Bari aveva già il suo sindaco: Vito Leccese. Dopo vent’anni – dieci di governo Michele Emiliano e altrettanti di Antonio Decaro – il centrosinistra continua a blindare il suo fortino nel capoluogo di regione. Sessantadue anni, per 20 anni braccio destro dei sindaci che lo hanno preceduto, ha lavorato nell’ombra ma, assicura il governatore Emiliano, “è sempre stato il più bravo tra noi”. La percentuale con la quale Leccese ha vinto è maggiore di quella che consentì a Decaro, cinque anni fa, di fare il bis: 70,27% rispetto al 66,20 del 2019. In termini percentuali, è bene specificare, non in voti assoluti giacché cinque anni fa le persone che votarono furono molte di più. Ma a consacrare il risultato è proprio Decaro, in un virtuale passaggio di testimone, accompagnato da un lungo abbraccio: “Vito è il sindaco più votato nella storia di questa città”.

L’ormai suo ex capo di Gabinetto incassa la fiducia dei baresi in un risultato ampiamente anticipato dai pronostici, dai calcoli matematici, dai sondaggi. Nessuna sorpresa, insomma. Ed il primo a telefonare per complimentarsi è stato proprio il suo competitor, Fabio Romito, candidato della Lega per il centrodestra, poco dopo le 16. Subito dopo, è stata la segretaria nazionale del Partito democratico Elly Schlein a chiamare il neo sindaco: “È stata vicina e fiduciosa anche quando era spaventata dalla divisione della coalizione”, ha raccontato Leccese.

Una scissione che, però, è stata evitata al secondo turno. Tanto che a festeggiare per tutto il pomeriggio nella centralissima via di Bari – dove è stato allestito il quartier generale di Leccese – sono arrivati tutti: Michele Laforgia e i rappresentanti di Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana e Verdi che lo avevano sostenuto al primo turno. “Michele Laforgia mi ha costretto ad una campagna faticosa al primo turno – scherza Leccese – ma alla luce della comunanza politica e della amicizia trentennale, da 15 giorni fa, mi ha sostenuto lealmente lui e la sua coalizione consentendo a noi tutti di trovarci nella stessa coalizione fatta di ideali e valori che ci ispireranno nel governo di questa città”. E questo non può che tradursi in un ruolo di governo. Perché ora inizia davvero l’era Leccese. Che non sarà un prudente clone di Decaro, assicurano. E se sino a questo momento il neo-sindaco, scaramantico qual è, non ha voluto pensare a pianificare e programmare il futuro, ora bisognerà iniziare a farlo. “Nei prossimi giorni – ha detto – riprenderemo con la coalizione ritrovata le file della tessitura della squadra”.

Questo vuol dire che bisogna far quadrare tutto, ora. Bisogna ripartire gli incarichi e assegnare ruoli anche ai partiti che, pur non apparentati nel senso più religioso e rigoroso, hanno supportato apertamente Leccese al ballottaggio. A cominciare da Laforgia. Per alcuni in odor di presidenza del Consiglio comunale. Se così sarà lo si capirà, ma appare certo che due posti saranno certamente assegnati a eletti della sua coalizione, tra cui il Movimento 5 Stelle. Niente più divisioni, insomma. “Siamo solo all’inizio – conclude Leccese – il duro lavoro comincerà fra poco, solo dopo la proclamazione”. Tutto ciò mentre è ancora a lavoro la commissione ispettiva mandata dal Viminale a palazzo di città per comprendere se ci siano realmente state infiltrazioni mafiose nell’attività amministrativa della precedente giunta Decaro, di cui Vito Leccese era capo di gabinetto.

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