Ha preso le difese di un giovane straniero sanguinante, che si era rifugiato in un negozio perché inseguito da alcuni ragazzi. Si è limitato a invitare alla calma e uno degli inseguitori ha reagito sferrandogli un pugno e facendolo cadere a terra. Ha battuto la testa sullo spigolo del marciapiede e ha riportato fratture craniche multiple. E’ la dinamica che ha portato Shimpei Tominaga, 56 anni, imprenditore giapponese che vive a Udine, ad essere ricoverato in fin di vita nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale del capoluogo friulano. Tominaga è titolare di una nota ditta di import-export, commercia mobili dal Giappone dove vivono la moglie e il figlio partiti subito per raggiungerlo. Gli aggressori hanno tra i 20 e i 25 anni, tutti residenti in Italia, anche se con famiglie d’origine di nazionalità diverse. E tutti sono stati fermati dalla squadra mobile della polizia con l’accusa di rissa aggravata e lesioni gravissime. Ora il tribunale deciderà se trasformare la misura in custodia cautelare, sempre in carcere. L’imputazione potrebbe cambiare, in peggio, se la vittima dovesse non farcela: in quel caso sarebbe contestato l’omicidio preterintenzionale.

Secondo la ricostruzione della polizia intorno alle 3.30 della notte scorsa, in via Pelliccerie, nel centro di Udine, si è presentato al locale Buonissimo kebab, chiedendo aiuto, un giovane straniero sanguinante. Lo inseguivano almeno altri tre ragazzi. Tominaga, insieme con un amico, ha provato a calmare gli animi, a difendere l’aggredito ma uno degli inseguitori senza nemmeno pensarci gli ha sferrato il pugno. Tominaga, cadendo a terra, ha sbattuto la testa sul marciapiede. Ha avuto un arresto cardiaco ma è stato soccorso immediatamente, stabilizzato sul posto e portato in ambulanza all’ospedale Santa Maria della Misericordia dove è stato ricoverato in Terapia intensiva.

La Squadra mobile e le Volanti della questura invece hanno rintracciato poco dopo i cinque ragazzi e li hanno portati in Questura. In carcere al momento ci sono i ventenni Samuele Battistella, di Mareno di Piave, e Daniel Wedam, di Conegliano, il 22enne Abdallah Djouamaa, anche lui di Conegliano, Ivan Boklac, 29 anni, ucraino residente a Pescara, come il connazionale Oleksandr Vitaliyovjch Petrov, 30. A inchiodarli – come ha raccontato il Messaggero Veneto – ci sarebbero anche i filmati della videosorveglianza e le riprese fatte con i telefonini da alcuni testimoni. Resta da capire il motivo per cui, dal Trevigiano, i cinque avessero deciso di raggiungere Udine.

La vicenda ha riaperto, e in modo ancor più acceso, il dibattito sulla sicurezza pubblica a Udine. Il caso è avvenuto poche ore dopo un accoltellamento subito da un venezuelano di 39 anni nel quartiere di Borgo Stazione. una grande operazione di controllo del territorio cui hanno partecipato agenti della Questura e del Reparto prevenzione crimine “Lombardia”. L’attenzione è puntata in particolare su gruppi giovanili che esercitano la violenza fisica senza freni. “Quanto avvenuto ci lascia senza parole” dice il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. “Quando accaduto a Udine è molto grave e in questo momento il mio pensiero va a Shimpei Tominaga, che sta lottando per la propria vita in un letto d’ospedale dopo essere stato brutalmente aggredito”. Fedriga sottolinea che Tominaga si era integrato nella comunità friulana, “diventandone membro produttivo e stimato e ha dimostrato tutto il proprio coraggio per difendere un’altra persona in difficoltà. Quando avvenuto ci lascia senza parole”. “L’ultimo periodo – continua Fedriga – ha visto susseguirsi una serie di atti violenti intollerabili sotto ogni punto di vista. Non possiamo accettare che le nostre città, da sempre esempio di vivibilità, siano ostaggio di violenti e aggressori”. Sul caso è intervenuta anche la deputata del Pd Debora Serracchiani che ha auspicato “la più dura condanna della comunità e delle istituzioni” per un “atto di violenza sconvolgente, spropositata e gratuita”.

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