Caltanissetta va al centrodestra grazie a un’ottima affermazione di Forza Italia, ma anche grazie alla lite nello schieramento opposto. Pd e Movimento 5 stelle sostengono due diversi candidati al primo turno e non trovano un accordo neanche al ballottaggio, mentre a Gela, stessa provincia e pochi chilometri di distanza, vince il sindaco sostenuto da tutto il campo largo. La città nissena era l’unico capoluogo di provincia siciliano al voto per queste amministrative: il primo cittadino uscente, il grillino Roberto Gambino, era sfidato dalla candidata del Pd Annalisa Petitto e da quello del centrodestra Walter Tesauro, scelto da Forza Italia. Gambino si è fermato al 28% al primo turno, superato da Petitto per poco più di ottocento voti. Al ballottaggio i pentastellati non hanno dato indicazioni di voto, ma l’ormai ex sindaco – così come il presidente del consiglio comunale, Giovanni Macrì, anche lui del M5s – ha dichiarato in pubblico che avrebbe votato per Tesauro, poi vincente col 54,4% dei voti. “Gambino ha avuto un ottimo risultato, a conferma che la città lo aveva apprezzato, e adesso dispiace non potere esultare sia a Gela che a Caltanissetta. Bisogna fare esperienza su queste situazioni e riflettere assieme su come rispondere ai cittadini e non agli interessi di partito”, commenta Nuccio Di Paola, coordinatore regionale dei Cinque stelle.

In città però volano gli stracci. Gambino si fa scappare che “è il Pd il vero sconfitto” e accende la rabbia dei dem: “Mi limito a sottolineare che è stato in grado di macchiare il suo dignitoso risultato elettorale con una scelta di campo innaturale, diventando, insieme ai suoi sodali, testimonial della destra”, attacca il responsabile provinciale Renzo Bufalino. Che al fattoquotidiano.it spiega: “Abbiamo fatto un ragionamento rispetto agli anni di amministrazione, a Caltanissetta eravamo all’opposizione, non avrebbe avuto alcuna coerenza sostenere Gambino. A Gela invece abbiamo fatto assieme opposizione”. Gambino invece ributta la palla nell’altro campo: “Fino alla fine abbiamo cercato di convincerli ad andare assieme ma non hanno voluto sentire ragioni, hanno perfino preferito correre senza simbolo”. Tra i litiganti di certo chi gode è il centrodestra, che conquistato la vittoria al secondo turno per soli quattro punti. Netta l’affermazione di Forza Italia: il partito azzurro ottiene l’11,07% dei voti, contro il 7,62% di Fratelli d’Italia e il 2,88% della Lega, senza contare un’altra lista ispirata dai berlusconiani – “azzurri per Caltanissetta” – che ha raccolto il 6,55%.

Panorama ribaltato invece a Gela, che pur non essendo capoluogo conta oltre ventimila abitanti in più di Caltanissetta: qui, dove governava il centrodestra, a vincere è il candidato del campo largo, l’operaio metalmeccanico Terenziano Di Stefano, sostenuto da M5s, Pd, Sud chiama Nord di Cateno De Luca, Pci e perfino gli Autonomisti di Raffaele Lombardo. Di Stefano si è affermato col 61,08% dei voti, superando di parecchio Rita Cosentino, appoggiata da tutto il centrodestra ma scelta soprattutto dal governatore Renato Schifani e da Totò Cuffaro, il suo predecessore condannato per favoreggiamento alla mafia. “È la dimostrazione che quando il centrosinistra sceglie candidati di qualità, c’è un progetto chiaro per la città e i partiti compiono scelte di spessore nella composizione delle liste, viene premiato dagli elettori”, commenta il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo. Ed esulta pure Di Paola: “Siamo riusciti a battere il duo Cuffaro/Schifani”.
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