A Firenze vince ancora il Partito democratico. Nonostante le scissioni, gli ostruzionismi (fallimentari) di Matteo Renzi e la discontinuità chiesta dalle altre forze progressiste, Sara Funaro è la nuova sindaca. L’erede del primo cittadino uscente, Dario Nardella, ha battuto al ballottaggio il “civico” della destra, l’ex direttore degli Uffizi Eike Schmidt, con il 60,56% dei voti contro il 39,44%. E ora, con l’elezione di Nardella alle Europee, i dem fiorentini possono dire di aver raggiunto tutti i loro obiettivi. Ma oltre il rumore dei clacson e dei caroselli c’è il silenzio di chi non ha voluto partecipare alla decisione sul futuro della città: al ballottaggio, oltre il 52% degli aventi diritto ha preferito non votare. Un dato in crescita che il Pd, al governo da sempre in città, non può ignorare.
È la prima volta che un sindaco di Firenze viene eletto da meno della metà dei suoi cittadini. Certamente non ha aiutato la data scelta per il ballottaggio: il 24 giugno si festeggia san Giovanni, patrono della città. Cadendo di lunedì, in molti hanno sfruttato il primo ponte dell’estate per una gita fuori porta, nonostante il meteo incerto. Ma il weekend lungo non toglie significato alla disaffezione dimostrata dagli elettori fiorentini: sugli oltre 288mila elettori hanno votato meno di 138mila, il 47,9%. Un dato in linea con i ballottaggi negli altri comuni toscani – l’affluenza nella regione si è fermata al 48,9% – ma in drastico calo rispetto al 64,4% del primo turno. L’ultimo ballottaggio a Firenze risaliva al 2009, quello fu eletto sindaco Renzi: in quell’occasione l’affluenza sfiorò il 59%.
Alla vigilia si poteva pensare che la bassa partecipazione avrebbe ridotto le distanze tra i due sfidanti. Così non è stato: Funaro ha confermato gli 11 punti di vantaggio su Schmidt ottenuti al primo turno, un risultato rassicurante dopo le tribolazioni della campagna elettorale. Il fatto che per la prima volta in quindici anni il Pd sia stato costretto al ballottaggio, però, dimostra che qualcosa sta cambiando in città. Dietro la vittoria in due tempi c’è senz’altro il mancato accordo l’ex assessora Cecilia Del Re e soprattutto con la renziana Stefania Saccardi, la vicepresidente della Regione che al primo turno ha raccolto il 7,3%. Ma la sensazione è che una parte dei cittadini non abbia fiducia nella capacità dei dem di porre un freno ai trend negativi in atto nel capoluogo. Firenze, infatti, è la peggior città d’Italia nel rapporto tra costo dell’affitto e stipendio mensile: in media, quasi il 50% di quanto guadagnato da un lavoratore serve per pagarsi un tetto sopra la testa. A questo dato si aggiunge quello sulla crescita del lavoro povero. Nel dedicare la vittoria al nonno Piero Bargellini – primo cittadino di Firenze durante l’alluvione del 1966 – Funaro ha dichiarato che sarà la sindaca di tutti i fiorentini, comprese le fasce più deboli della popolazione.
La nuova giunta sarà sostenuta da Pd, Verdi-Sinistra, +Europa, Azione e alcune liste civiche. Fuori dalla maggioranza dovrebbe rimanere invece Italia viva: Saccardi ha detto che “al 90%” i renziani saranno all’opposizione in Consiglio comunale, così come Firenze Democratica di Del Re e, naturalmente, il grande sconfitto, Eike Schmidt. Sebbene si fosse detto molto fiducioso alla vigilia, l’ex direttore degli Uffizi non ha fatto meglio di tutti quelli che lo hanno preceduto come candidato sindaco del centrodestra: “Oggi ho vinto il ruolo di capo dell’opposizione”, ha dichiarato, confermando di voler restare in Consiglio comunale. E a chi gli chiede come farà a gestire il doppio incarico, visto il suo ruolo di direttore del museo napoletano di Capodimonte, risponde: “Ho sempre lavorato per quattro”.
Politica
Comunali, a Firenze vince ancora il Pd: Funaro stacca Schmidt anche al ballottaggio. Ma per la prima volta l’affluenza resta sotto il 50%
A Firenze vince ancora il Partito democratico. Nonostante le scissioni, gli ostruzionismi (fallimentari) di Matteo Renzi e la discontinuità chiesta dalle altre forze progressiste, Sara Funaro è la nuova sindaca. L’erede del primo cittadino uscente, Dario Nardella, ha battuto al ballottaggio il “civico” della destra, l’ex direttore degli Uffizi Eike Schmidt, con il 60,56% dei voti contro il 39,44%. E ora, con l’elezione di Nardella alle Europee, i dem fiorentini possono dire di aver raggiunto tutti i loro obiettivi. Ma oltre il rumore dei clacson e dei caroselli c’è il silenzio di chi non ha voluto partecipare alla decisione sul futuro della città: al ballottaggio, oltre il 52% degli aventi diritto ha preferito non votare. Un dato in crescita che il Pd, al governo da sempre in città, non può ignorare.
È la prima volta che un sindaco di Firenze viene eletto da meno della metà dei suoi cittadini. Certamente non ha aiutato la data scelta per il ballottaggio: il 24 giugno si festeggia san Giovanni, patrono della città. Cadendo di lunedì, in molti hanno sfruttato il primo ponte dell’estate per una gita fuori porta, nonostante il meteo incerto. Ma il weekend lungo non toglie significato alla disaffezione dimostrata dagli elettori fiorentini: sugli oltre 288mila elettori hanno votato meno di 138mila, il 47,9%. Un dato in linea con i ballottaggi negli altri comuni toscani – l’affluenza nella regione si è fermata al 48,9% – ma in drastico calo rispetto al 64,4% del primo turno. L’ultimo ballottaggio a Firenze risaliva al 2009, quello fu eletto sindaco Renzi: in quell’occasione l’affluenza sfiorò il 59%.
Alla vigilia si poteva pensare che la bassa partecipazione avrebbe ridotto le distanze tra i due sfidanti. Così non è stato: Funaro ha confermato gli 11 punti di vantaggio su Schmidt ottenuti al primo turno, un risultato rassicurante dopo le tribolazioni della campagna elettorale. Il fatto che per la prima volta in quindici anni il Pd sia stato costretto al ballottaggio, però, dimostra che qualcosa sta cambiando in città. Dietro la vittoria in due tempi c’è senz’altro il mancato accordo l’ex assessora Cecilia Del Re e soprattutto con la renziana Stefania Saccardi, la vicepresidente della Regione che al primo turno ha raccolto il 7,3%. Ma la sensazione è che una parte dei cittadini non abbia fiducia nella capacità dei dem di porre un freno ai trend negativi in atto nel capoluogo. Firenze, infatti, è la peggior città d’Italia nel rapporto tra costo dell’affitto e stipendio mensile: in media, quasi il 50% di quanto guadagnato da un lavoratore serve per pagarsi un tetto sopra la testa. A questo dato si aggiunge quello sulla crescita del lavoro povero. Nel dedicare la vittoria al nonno Piero Bargellini – primo cittadino di Firenze durante l’alluvione del 1966 – Funaro ha dichiarato che sarà la sindaca di tutti i fiorentini, comprese le fasce più deboli della popolazione.
La nuova giunta sarà sostenuta da Pd, Verdi-Sinistra, +Europa, Azione e alcune liste civiche. Fuori dalla maggioranza dovrebbe rimanere invece Italia viva: Saccardi ha detto che “al 90%” i renziani saranno all’opposizione in Consiglio comunale, così come Firenze Democratica di Del Re e, naturalmente, il grande sconfitto, Eike Schmidt. Sebbene si fosse detto molto fiducioso alla vigilia, l’ex direttore degli Uffizi non ha fatto meglio di tutti quelli che lo hanno preceduto come candidato sindaco del centrodestra: “Oggi ho vinto il ruolo di capo dell’opposizione”, ha dichiarato, confermando di voler restare in Consiglio comunale. E a chi gli chiede come farà a gestire il doppio incarico, visto il suo ruolo di direttore del museo napoletano di Capodimonte, risponde: “Ho sempre lavorato per quattro”.
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La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.