Mentre il centrosinistra fa il pieno vincendo in tutti i capoluoghi di regione, il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, si presta a una strana interpretazione dei numeri per festeggiare e dichiarare che “in questa tornata di ballottaggi il centrodestra cresce più del centrosinistra“: “Nello specifico – dichiara Donzelli – strappa quattro capoluoghi di provincia al centrosinistra: Lecce, Rovigo, Verbania e Caltanissetta. Soltanto tre passano invece dal centrodestra al centrosinistra: Perugia, Potenza e Vibo Valentia. In pratica il centrodestra vince 4 a 3 sul centrosinistra” esulta il meloniano.

Nel suo calcolo il parlamentare di Fdi però aggiunge un Comune, quello di Verbania, dove il neo sindaco eletto – Giandomenico Albertella – è espressione di una lista civica. Albertella, che ha battuto al ballottaggio il candidato del centrosinistra Riccardo Brezza, però a fine marzo era stato scaricato dai partiti del centrodestra (compreso Fratelli d’Italia) che, invece, avevano sostenuto la candidatura di Mirella Cristina. Quest’ultima però non è riuscita a raggiungere il ballottaggio, ottenendo solo il 18,60% dei voti. Tra l’altro non c’è stato nessun apparentamento ufficiale dopo il primo turno. Donzelli però lo inserisce tra le conquiste e sorvola sul fatto che in questa tornata di comunali il centrodestra passa da 12 capoluoghi amministrati a 10. A +3, invece, il centrosinistra. Va anche aggiunto che due città al ballottaggio – Caltanissetta e Cambobasso – provenivano da amministrazioni monocolore del Movimento 5 stelle. Nel 2019 la situazione politica era molto differente (non era ancora nata l’alleanza con il Pd del secondo governo Conte) e oggi Caltanissetta passa al centrodestra mentre Campobasso al campo largo.

In tutto questo arrivano anche le dichiarazioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa. L’esponente di Fratelli d’Italia non commenta i dati ma punta a cambiare la legge elettorale. “Al di là dei risultati del secondo turno delle elezioni amministrative, di chi ha vinto e di chi ha perso”, premette La Russa, “emerge un dato che deve far riflettere: il doppio turno non è salvifico e anzi incrementa l’astensione“. La seconda carica dello Stato ricorda che dal 62,83% del primo turno solo il 47,71% degli aventi diritto si è recata al seggio e per questo solleva subbi sul ballottaggio: “In qualche caso – aggiunge La Russa – si viene eletti con solo il 20% dei voti degli aventi diritto. A volte, viene addirittura eletto chi ha meno voti assoluti di quanti ne ha avuti l’avversario al primo turno”. Circostanza che il presidente del Senato definisce “inaccettabile“. Per questo, a suo avviso, “occorre ripensare a una legge elettorale per le amministrative, magari seguendo l’esempio del doppio turno siciliano o inserendo idonei correttivi per evitare storture come queste e incrementare la partecipazione”. Così com’è, pertanto, il ballottaggio non piace a Ignazio La Russa.

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