In Veneto i ballottaggi consegnano alla Lega esiti piuttosto imbarazzanti, la dimostrazione che una litigiosità eccessiva – sia all’interno del partito che nel centrodestra – è la migliore ricetta per essere sconfitti. L’esempio più lampante viene da Vittorio Veneto, dove si è consumata la vendetta di Gianantonio Da Re, un pezzo della storia leghista. Non solo era stato sindaco del comune del Trevigiano e parlamentare, ma pure segretario regionale ed eurodeputato del Carroccio. Da Re ha sempre incarnato la linea della Lega delle origini, radicata sul territorio, criticando più volte la linea del segretario Matteo Salvini fino a un’intervista che gli è costata l’espulsione per insubordinazione. Ora il vecchio dirigente è riuscito a farla pagare al suo ex partito, che a Vittorio Veneto è finito persino fuori dal ballottaggio: la “lista Da Re“, appoggiata anche da Forza Italia, due settimane fa è arrivata seconda battendo l’accoppiata Lega-FdI con il candidato sindaco Gianluca Posocco. Che però al secondo turno si è fermato al 46,34%: a vincere è stata Mirella Balliana, eletta con il 53,66%. La sconfitta della Lega che litiga è bruciante, anche perché il teatro è una delle sue roccaforti, dove nell’ultimo quarto di secolo ha governato per vent’anni. Adesso non ha più nemmeno un consigliere comunale.

Dimensioni diverse, ma stessa situazione a Montecchio Maggiore, il comune alle porte di Vicenza dove il 21 giugno la nomenklatura leghista ha chiamato a raduno il popolo padano per festeggiare la legge sull’autonomia differenziata. Quella sera c’erano il governatore Luca Zaia, il segretario Salvini e il ministro Roberto Calderoli. A quanto pare il maxi-evento non è riuscito a scaldare gli animi, visto che sarebbe dovuto servire a sostenere la candidatura di Milena Cecchetto, consigliera regionale che sperava di tornare a fare il sindaco, incarico già ricoperto per due mandati. Invece il Carroccio si è spaccato in modo clamoroso: il sindaco uscente Gianfranco Trapula, leghista pure lui ma non ricandidato da via Bellerio, ha corso contro il partito mettendo in lista alcuni ex assessori e consiglieri. Dopo essere arrivato terzo al primo turno (col 21,61%) ha scelto di appoggiare al ballottaggio Silvio Parise del centrosinistra, che ha prevalso col 59,61%. Cecchetto si è fermata al 40,39%, perdendo voti rispetto a due settimane fa (3.482 contro 3.538).

A Bassano del Grappa (Vicenza) è andato in scena un altro psicodramma elettorale, che solo l’arrivo in extremis dei voti di Fratelli d’Italia è riuscito a non trasformare in sconfitta. Nicola Finco, vicepresidente del Consiglio regionale, si è candidato con l’appoggio della Lega, che però ha scaricato la propria sindaca uscente, Elena Pavan. Quest’ultima non l’ha presa bene e si è ripresentata assieme al partito di Giorgia Meloni. Al primo turno Finco ha preso il 25,11%, Roberto Campagnolo del centrosinistra il 28,44% e Pavan il 23,03%. Per salvare il salvabile, la Lega ha chiesto aiuto a FdI con un apparentamento formale: così al ballottaggio i simboli del centrodestra si sono riuniti attorno a Finco, che ha invece snobbato la sindaca uscente. Solo l’abbraccio con i meloniani è riuscito a far prevalere il consigliere regionale, che ha superato Campagnolo con il 51,57%: così, almeno qui, il Carroccio ha salvato poltrone e faccia per appena 550 voti.

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