Chiara, 19 anni, stacca con l’impeto della corsa la tenda dalla porta per andare incontro a sua mamma, che non vede da oltre un mese e che finalmente è arrivata. Le resterà, per tre giorni, un segnaccio sul collo a causa dell’impatto della tenda, una ferita rossa accesa sulla sua pelle bianchissima che le anziane proveranno a lenire con creme e olii, ma che lei dimentica subito dopo aver travolto la genitrice, arrivata questa volta senza perdersi nelle colline dell’alessandrino. Entrambe erano già state ad Altradimora, circa 13 anni fa, ed è straniante sovrapporre il ricordo della bimba timida di allora con la vulcanica giovane donna dal ricciolo ribelle, la parlantina sciolta e l’occhio verde assassino di adesso.

Questa coppia madre-figlia non sarà l’unica al seminario Generazioni – la mia e le altre che si è svolto ad Altradimora dal 21 al 23 giugno.

Serena porterà con sé sabato la sua mamma ultraottantenne, mentre Barbara Mariggiò, che offrirà al gruppo un momento sul ciclo del sangue femminile nello stile dei Cerchi di donne delle Tende rosse, ha condotto qui tutta la sua famiglia e così la generazione più giovane presente al seminario prenderà le sembianze di Luca, 5 anni, mangiatore esclusivamente di pizza rossa e patatine, serissimo disegnatore di animali con nomi impronunciabili dalle lunghissime zampe con chele da granchio.

Eccole qui le generazioni a confronto: dai 5 agli 80 anni, con la conduzione di due senatrici (una anche ex ministra), una giovane filosofa attivista nel movimento lesbico radicale, una counselor, una psicologa che lavora in carcere con gli uomini ed io per approfondire il tema delle generazioni: come viviamo, come ci sentiamo nel quotidiano a partire dalla nostra generazione, età, condizione, cultura nel mondo contemporaneo globalizzato e fortemente virtualizzato? Questa la premessa dalla quale ha preso vita il seminario, nel desiderio di ragionare su similitudini e distanze, possibili alleanze ma anche su inciampi, difficoltà di dialogo, nel privato così come nella polis, una matassa da dipanare con l’aiuto del pensiero e della pratica femminista. Le registrazioni audio e video a breve saranno disponibili al sito di Altradimora e sui social, e ne anticipo qui qualche suggestione.

Livia Turco ha sviluppato la sua condivisione intorno al concetto di politica popolare e di attenzione al dentro e fuori, nel difficile equilibrio tra impegno istituzionale nel partito e nelle istituzioni e l’attivismo nel movimento delle donne. Una bussola che l’ha accompagnata dal piccolo paese in provincia di Cuneo dove l’unico centro di aggregazione era l’oratorio su su fino alla guida del Partito Comunista e poi in Parlamento e alla carica di Ministra. Una vertigine di storia recente che sembra lontanissima, al confronto con le miserie politiche attuali: la lotta per il divorzio, le lavoratrici della Fiat a Torino che chiedono i consultori, la 194, la Carta delle donne con il suo slogan Dalle donne la forza delle donne, la rivista Reti sulla quale scrissero i nomi più autorevoli del mondo femminista italiano, l’impegno per tenere viva la storia e la memoria di Nilde Iotti, prima Presidente della Camera.

Le ha fatto eco l’affilata riflessione di Alessandra Lanivi, che ha messo l’accento sui rischi e i pericoli dell’eccesso di virtualizzazione della vita tra le ragazze e i ragazzi perennemente connessi on line e sempre più disconessi dal proprio e altrui corpo: un micidiale crinale che rende difficile, se non impossibile il confronto, che polarizza e inceppa lo scambio, che propone l’identità versus l’autenticità e cancella le differenze opacizzandole.

Tiziana Valpiana, testimone di una lunga attività nei movimenti della sinistra extraparlamentare e nel femminismo così come in Parlamento ha raccontato le origini del progetto per la maternità e il parto naturale Il Melograno e l’attualissimo impegno per le donne migranti che oggi vogliono diventare madri in Italia.

Non poteva mancare l’eco dell’insegnamento di Lidia Menapace che ho ricordato quando metteva in guardia contro la targhettizzazione delle esistenze: il mercato neoliberista non ci vuole cittadine e cittadini, sosteneva, ma clientes, ovvero consumatori e consumatrici nel global market, e per questo crea neologismi e categorie ‘merceologiche’ stucchevoli: millenial, z, alfa, boomer e via così. Per questo, senza negare le evidenti differenze insite nelle fasi dell’età di ciascuna è bene considerarci contemporanee. Siamo tutte portatrici di genealogia femminile, alla quale richiamarci per creare pensiero critico e generativo, senza paura di fare domande ma anzi valorizzando il racconto di sé, per non disperdere storia e memoria individuale e collettiva.

“In una società inebriata dal culto della giovinezza tutto cospira per collocare la terza età sotto il segno del disvalore e della mancanza, in particolare se si tratta di donne” scrive Gloria Steinem nel suo Oltre i 60. Anna Magnani ricorda alle più giovani che ci si può opporre a questa deriva; al truccatore che voleva correggere il suo viso con il make up disse: “Non togliermi neppure una ruga. Ci ho messo una vita a farmele”.

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