Sembra che il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sia determinato a essere l’opzione “imposta” sull’amministrazione Biden, che negli ultimi mesi ha cercato di indebolirlo, sia aprendo linee dirette con il suo rivale Gantz, sia esercitando pressioni interne ed esterne. Tuttavia, finora, Netanyahu continua a dimostrare la sua abilità di camminare sul filo del rasoio.
Le dimissioni di Gantz dal governo di guerra israeliano il 10 giugno sono state, in sostanza, un evento che avrebbe dovuto avviare un vero cambiamento nello scenario politico israeliano, indebolendo Netanyahu e riconoscendo il suo fallimento nella gestione della situazione attuale, specialmente con la fine del consiglio di guerra nella sua vecchia forma. Prima di allora, la tempistica dell’operazione per liberare con la forza quattro ostaggi, nel giorno fissato da Gantz per il ritiro dal governo israeliano, aveva sfibrato la carta del ritiro e contenuto la sua influenza, anche se temporaneamente.
Dal primo giorno di questa guerra, Netanyahu si è concentrato sulla creazione di una scena di recupero degli ostaggi con la forza, raggiungendo il proprio obiettivo nel giorno in cui avrebbe dovuto iniziare il processo di rovesciamento del suo governo.
La sopravvivenza di Netanyahu a questa crisi non significa la fine delle sfide che deve affrontare, al contrario. Sebbene il suo governo goda di stabilità con voti di supporto nella Knesset, la richiesta dell’opposizione di elezioni il prossimo settembre potrebbe risultare difficile da superare e contemporaneamente aumentare la pressione su Netanyahu a livello personale, specialmente di fronte all’opinione pubblica internazionale.
Alla fine, Netanyahu potrebbe essere costretto a rispondere alla questione della sovranità democratica del paese accettando le elezioni. Nella fase attuale, la fuga di Netanyahu dalle pressioni centriste nel governo potrebbe spingerlo ad adottare una politica di compiacimento verso la destra, nonostante i limiti nel soddisfare eccessivamente questa fazione. Questo è particolarmente vero dato il crescente disagio per la prospettiva di una guerra aperta indefinita o del passaggio a nuovi fronti, e il rifiuto deciso di accettare qualsiasi soluzione.
A livello internazionale, la vera pressione potrebbe provenire dall’amministrazione americana, che si sta preparando anch’essa per le prossime elezioni. Questo significa che la guerra a Gaza e le questioni del Medio Oriente diventeranno inevitabilmente un importante materiale elettorale. Questa amministrazione cercherà di presentarsi come capace di ottenere risultati, dal fermare la guerra al contenimento dei fronti, fino al lancio del processo di pace regionale. Tuttavia, tutti sanno oggi che la maggior parte dei fronti sono ancora aperti e qualsiasi processo di pace regionale richiede una parte israeliana. Pertanto, Netanyahu comprende perfettamente che essere rimosso dal governo in questo momento potrebbe non essere nell’interesse di alcun accordo regionale.
La sua strategia nella prossima fase potrebbe concentrarsi non sul rifiuto di tenere elezioni in Israele, ma sul lavoro per posticiparle dopo quelle americane, con un chiaro focus sui negoziati con l’opposizione israeliana e la magistratura in modo fa ottenere garanzie riguardo al suo futuro in caso di sconfitta.
Vista la situazione le priorità attuali per il governo israeliano sono molteplici. Da un punto di vista della sicurezza, la più importante è ridisegnare la geografia della sicurezza del valico di Rafah e dell’intero corridoio di Filadelfia. Questo ha iniziato a prendere forma con la distruzione del valico da parte palestinese, implicando che sarà sottoposto in futuro a un processo di riabilitazione completo, soggetto ai nuovi accordi di sicurezza che il governo israeliano cerca di imporre come parte della fine della guerra a Gaza.
Da un punto di vista pratico, i prossimi mesi presenteranno grandi sfide per l’amministrazione americana. Attualmente, essa sta ripresentando la prescrizione pre-7 ottobre, il “Piano di Pace Regionale”, come una delle soluzioni pratiche alla situazione attuale. Nonostante ciò, tutti riconoscono che le complessità sul terreno, sia a Gaza che su altri fronti, sono troppo grandi per essere risolte attraverso il piano di pace di Washington.
Dal momento in cui è stata presa la decisione di entrare in guerra a Gaza, le proposte di pace americane hanno perso il loro fascino agli occhi di tutte le parti. Di conseguenza, l’incapacità di fermare la guerra a Gaza attraverso strumenti diplomatici all’interno di un accordo regionale implica un alto livello di coinvolgimento sul fronte libanese e un’alta possibilità di escalation. Questa situazione manterrà l’amministrazione americana completamente dipendente dagli sviluppi degli eventi, privandola di qualsiasi capacità di spingere per un processo di insediamento o di pace regionale.
Questo potrebbe successivamente costringere gli Usa a concentrarsi più sull’aspetto militare che su quello politico, specialmente in caso di transizione a una guerra aperta con Hezbollah e l’escalation prevista in Yemen.
Amer Al Sabaileh
Docente e direttore di Triageduepuntozero
Mondo - 24 Giugno 2024
Israele e l’escalation in Libano, così la strategia di Netanyahu distrarrà gli Usa dagli affari interni
Sembra che il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sia determinato a essere l’opzione “imposta” sull’amministrazione Biden, che negli ultimi mesi ha cercato di indebolirlo, sia aprendo linee dirette con il suo rivale Gantz, sia esercitando pressioni interne ed esterne. Tuttavia, finora, Netanyahu continua a dimostrare la sua abilità di camminare sul filo del rasoio.
Le dimissioni di Gantz dal governo di guerra israeliano il 10 giugno sono state, in sostanza, un evento che avrebbe dovuto avviare un vero cambiamento nello scenario politico israeliano, indebolendo Netanyahu e riconoscendo il suo fallimento nella gestione della situazione attuale, specialmente con la fine del consiglio di guerra nella sua vecchia forma. Prima di allora, la tempistica dell’operazione per liberare con la forza quattro ostaggi, nel giorno fissato da Gantz per il ritiro dal governo israeliano, aveva sfibrato la carta del ritiro e contenuto la sua influenza, anche se temporaneamente.
Dal primo giorno di questa guerra, Netanyahu si è concentrato sulla creazione di una scena di recupero degli ostaggi con la forza, raggiungendo il proprio obiettivo nel giorno in cui avrebbe dovuto iniziare il processo di rovesciamento del suo governo.
La sopravvivenza di Netanyahu a questa crisi non significa la fine delle sfide che deve affrontare, al contrario. Sebbene il suo governo goda di stabilità con voti di supporto nella Knesset, la richiesta dell’opposizione di elezioni il prossimo settembre potrebbe risultare difficile da superare e contemporaneamente aumentare la pressione su Netanyahu a livello personale, specialmente di fronte all’opinione pubblica internazionale.
Alla fine, Netanyahu potrebbe essere costretto a rispondere alla questione della sovranità democratica del paese accettando le elezioni. Nella fase attuale, la fuga di Netanyahu dalle pressioni centriste nel governo potrebbe spingerlo ad adottare una politica di compiacimento verso la destra, nonostante i limiti nel soddisfare eccessivamente questa fazione. Questo è particolarmente vero dato il crescente disagio per la prospettiva di una guerra aperta indefinita o del passaggio a nuovi fronti, e il rifiuto deciso di accettare qualsiasi soluzione.
A livello internazionale, la vera pressione potrebbe provenire dall’amministrazione americana, che si sta preparando anch’essa per le prossime elezioni. Questo significa che la guerra a Gaza e le questioni del Medio Oriente diventeranno inevitabilmente un importante materiale elettorale. Questa amministrazione cercherà di presentarsi come capace di ottenere risultati, dal fermare la guerra al contenimento dei fronti, fino al lancio del processo di pace regionale. Tuttavia, tutti sanno oggi che la maggior parte dei fronti sono ancora aperti e qualsiasi processo di pace regionale richiede una parte israeliana. Pertanto, Netanyahu comprende perfettamente che essere rimosso dal governo in questo momento potrebbe non essere nell’interesse di alcun accordo regionale.
La sua strategia nella prossima fase potrebbe concentrarsi non sul rifiuto di tenere elezioni in Israele, ma sul lavoro per posticiparle dopo quelle americane, con un chiaro focus sui negoziati con l’opposizione israeliana e la magistratura in modo fa ottenere garanzie riguardo al suo futuro in caso di sconfitta.
Vista la situazione le priorità attuali per il governo israeliano sono molteplici. Da un punto di vista della sicurezza, la più importante è ridisegnare la geografia della sicurezza del valico di Rafah e dell’intero corridoio di Filadelfia. Questo ha iniziato a prendere forma con la distruzione del valico da parte palestinese, implicando che sarà sottoposto in futuro a un processo di riabilitazione completo, soggetto ai nuovi accordi di sicurezza che il governo israeliano cerca di imporre come parte della fine della guerra a Gaza.
Da un punto di vista pratico, i prossimi mesi presenteranno grandi sfide per l’amministrazione americana. Attualmente, essa sta ripresentando la prescrizione pre-7 ottobre, il “Piano di Pace Regionale”, come una delle soluzioni pratiche alla situazione attuale. Nonostante ciò, tutti riconoscono che le complessità sul terreno, sia a Gaza che su altri fronti, sono troppo grandi per essere risolte attraverso il piano di pace di Washington.
Dal momento in cui è stata presa la decisione di entrare in guerra a Gaza, le proposte di pace americane hanno perso il loro fascino agli occhi di tutte le parti. Di conseguenza, l’incapacità di fermare la guerra a Gaza attraverso strumenti diplomatici all’interno di un accordo regionale implica un alto livello di coinvolgimento sul fronte libanese e un’alta possibilità di escalation. Questa situazione manterrà l’amministrazione americana completamente dipendente dagli sviluppi degli eventi, privandola di qualsiasi capacità di spingere per un processo di insediamento o di pace regionale.
Questo potrebbe successivamente costringere gli Usa a concentrarsi più sull’aspetto militare che su quello politico, specialmente in caso di transizione a una guerra aperta con Hezbollah e l’escalation prevista in Yemen.
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Roma, 25 feb. (Adnkronos) - L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti di Atac per possibile pratica commerciale scorretta. L’istruttoria riguarda la qualità e la quantità dei servizi erogati nel triennio 2021-2023 rispetto a quanto previsto dal contratto di servizio con il Comune di Roma e prospettato ai consumatori anche attraverso la Carta della Qualità dei Servizi del Trasporto Pubblico. Lo comunica l'Antitrust in una nota.
In particolare, Atac avrebbe sistematicamente disatteso gli obiettivi relativi alla regolarità del servizio di trasporto di superficie e del trasporto metropolitana, ai presidi di sicurezza delle stazioni metropolitane, al funzionamento di ascensori, montascale e scale/tappeti mobili, nonché all’illuminazione delle stazioni della metropolitana.
A fronte del presunto mancato raggiungimento di questi obiettivi, Atac non sembrerebbe aver assunto misure correttive adeguate a colmare le ripetute carenze, né misure di adeguamento e/o di rimborso parziale delle tariffe applicate, in considerazione dei potenziali disagi arrecati ai consumatori. Ieri i funzionari dell’Autorità hanno svolto un’ispezione presso la sede della società Atac con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di finanza.
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - "Se Cdu e Socialisti pensano di fare finta di niente, andando al governo confermando un inciucio fallimentare, non faranno il bene dell’Europa. Il voto di Afd, scelta da tantissimi giovani, è un voto di speranza, un voto che guarda al futuro. Per paura di Afd, la Cdu-Csu aveva espresso posizioni molto chiare che ora dovrà rimangiarsi per cercare un accordo con i Socialisti che, come un Pd qualunque, hanno straperso ma vogliono le poltrone come se nulla fosse. Per l’Europa sarebbe un pessimo segnale". Lo dice il vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega, Matteo Salvini, in un'intervista a 'Libero'.
"Il cordone sanitario -aggiunge- non porta bene a chi lo fa, in Europa hanno tentato la stessa cosa contro la Lega e i nostri alleati, e hanno ottenuto che i Patrioti siano cresciuti in tutti i Paesi diventando terzo Gruppo a Bruxelles. Ormai Popolari e Socialisti sono chiusi in un bunker, perennemente sconfitti ma incapaci di vedere la realtà. Eppure continuo a sperare che le forze di centrodestra siano in grado di unirsi contro le sinistre, come da insegnamento di Silvio Berlusconi abbiamo il dovere di dialogare con tutte le forze alternative alle sinistre che spingono per l’immigrazione selvaggia, per la cancellazione delle nostre identità, della nostra agricoltura e del nostro lavoro".
Torino, 25 feb. (Adnkronos) - Oltre 100 persone indagate per traffico di stupefacenti e altri reati commessi all’interno delle carcerari. Una vasta operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Torino, insieme al Nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria di Torino, è in corso da stamattina presto nelle province di Torino, Alessandria, Biella, Vercelli, Cuneo, Sassari, Savona Imperia e Modena, con perquisizioni sia in abitazioni che in istituti di pena.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Io sono un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente". Così Simone Cristicchi, ospite a 'Maschio Selvaggio' su Rai Radio 2, risponde alla conduttrice Nunzia De Girolamo quando fa notare al cantautore romano come la canzone sanremese 'Quando sarai piccola' sia piaciuta tanto a Elly Schlein quanto a Giorgia Meloni.
"Si tende sempre a identificare gli artisti politicamente, la musica invece non ha fazioni, non ha colori. Devo dire che tu hai messo insieme la destra e la sinistra", ha detto De Girolamo al cantautore arrivato quinto nella classifica finale. "Questo mi fa sorridere - ha confessato Cristicchi - sono molto contento di questo apprezzamento bipartisan, o anche super partes, che ha generato la mia canzone. Io sono sempre stato un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente, proprio perché volevo che la mia musica e la mia arte potesse arrivare a tutti ed è giusto che sia così".
"Ovviamente ho le mie idee, come tutti, non le rinnego e non mi vergogno di esternarle quando è il momento e quando ho voglia, però - ha concluso il cantautore - sono veramente contento di aver fatto questa canzone che sia piaciuta più o meno a tutti".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il caro bollette è un problema sempre più grave, che non possiamo più far finta di non vedere. Paghiamo le bollette più care d’Europa, che a sua volta paga le bollette più alte tra i competitor internazionali. Siamo i più tartassati tra i tartassati, con un evidente danno alla competitività delle imprese e al potere di acquisto delle famiglie. I lavoratori, in particolare, pagano questi aumenti tre volte: la prima in casa quando arriva la bolletta, la seconda perché le aziende devono metterli in cassa integrazione poiché con l’energia alle stelle perdono produttività, la terza perché l’energia spinge a rialzo l’inflazione e i prodotti nel carrello della spesa costano di più". Lo dice Annalisa Corrado della segreteria del Partito Democratico.
"Agire è possibile e doveroso. Possiamo farlo subito, a partire dalla protezione dei soggetti vulnerabili, oltre 3 milioni e mezzo di utenti, per il quali il governo vuole bandire aste che sarebbero una iattura. Bisogna fermarle immediatamente e riformare piuttosto l’acquirente unico, che al momento gestisce il servizio di tutela della vulnerabilità, perché possa tornare a stipulare i contratti pluriennali di acquisto, agendo come vero e proprio gruppo d’acquisto".
"È necessario inoltre agire ad ogni livello possibile per disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas: occorre lavorare ad una riforma europea dei mercati, scenario non immediato, agendo però contemporaneamente ed immediatamente per un “disaccoppiamento di fatto”, come quello che si potrebbe attuare supportando i contratti pluriennali con i produttori di energia da fonti rinnovabili (PPA, Power purchase agreement). Dovremmo prendere esempio dalla Spagna di Sanchez, inoltre, che ha imposto un tetto al prezzo del gas, ottenendo risultati brillanti che hanno trainato la ripresa d’industria ed economia. Dobbiamo fare di più e meglio per la transizione energetica per liberarci dalla dipendenza del gas: oltre ad insistere su sufficienza energetica ed elettrificazione dei consumi, dobbiamo agire ad ogni livello perché la quota di energia da fonti rinnovabili nel nostro mix di produzione cresca: questo è l’unico modo strutturale di far penetrare il beneficio in bolletta del basso costo delle energie pulite".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - “Allarmano e inquietano gli atti violenti rivolti in questi giorni contro le Forze dell’Ordine, a loro va la nostra piena solidarietà”. Lo dichiara la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi dopo gli incendi dolosi che hanno coinvolto questa mattina il commissariato e la Polstrada di Albano Laziale e nei giorni scorsi il comando della Compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo.
“Auguriamo agli agenti intossicati una pronta guarigione. Nell’attesa che sia fatta chiarezza sulle dinamiche e che i responsabili siano consegnati alla giustizia, non possiamo che schierarci senza indugio al fianco di chi ogni giorno si impegna per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Le bollette energetiche di famiglie e imprese sono alle stelle. Meloni ha fischiettato per mesi, ignorando anche le nostre proposte. E oggi annuncia il rinvio di un Cdm promesso ormai due settimane fa. Non avevano detto di essere 'pronti'?". Lo ha scritto sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.