Nuova stretta di Bruxelles nei confronti della Apple. La Commissione europea, infatti, ha ritenuto, in via preliminare, che l’App Store della Big Tech di Cupertino viola il Digital Markets Act (Dma) perché impedisce agli sviluppatori di direzionare i consumatori verso canali alternativi di offerte e contenuti. Non solo. L’esecutivo Ue ha anche aperto una seconda procedura contro Apple per il timore che i suoi nuovi requisiti contrattuali per gli sviluppatori di app di terze parti e gli App Store – inclusa la nuova Core Technology Fee di Apple – non siano in grado di garantire effettiva conformità al Dma.

“Oggi è un giorno molto importante per l’efficace applicazione del Dma – ha detto la vice presidente della Commissione europea con delega all’Antitrust Margrethe Vestager -. Abbiamo inviato i risultati preliminari ad Apple. La nostra posizione preliminare è che Apple non consente completamente lo steering“, inteso come la possibilità di indirizzamento degli utenti verso canali alternativi. “La direttiva è fondamentale – continua – per garantire che gli sviluppatori di app siano meno dipendenti dagli App Store dei gatekeeper e che i consumatori siano consapevoli di offerte migliori“. E poi conclude: “Abbiamo anche aperto procedimenti contro Apple in relazione alla sua commissione tecnologica di base e a varie regole per consentire app store di terze parti e sideloading. La comunità degli sviluppatori e i consumatori sono desiderosi di offrire alternative all’App Store. Indagheremo per assicurarci che Apple non mini questi sforzi”.

Secondo quanto stabilito dal Dma, infatti, gli sviluppatori che distribuiscono le loro app tramite l’App Store della Casa di Cupertino dovrebbero essere in grado, gratuitamente, di informare i propri clienti di possibilità di acquisto alternative più economiche, indirizzandoli verso queste offerte e consentire loro di effettuare acquisti. E Apple ha al momento tre serie di termini commerciali che regolano il suo rapporto con gli sviluppatori di app, tra cui le regole di orientamento dell’App Store. Ma secondo quanto rilevato da Bruxelles, nessuno di questi termini consente agli sviluppatori di indirizzare liberamente i propri clienti.

E nel mirino c’è la cosiddetta Core Technology Fee di Apple in base alla quale gli sviluppatori di App Store e app terze devono pagare una tassa di 0.50 euro per ogni app installata. Non solo. Anche il “percorso mult-step” che l’utente deve compiere per scaricare e installare l’applicazione sull’Iphone. Inoltre, i requisiti che gli sviluppatori devono rispettare per offrire App Store alternativi o distribuire direttamente app dal web sugli Iphone.

Non è la prima volta che Bruxelles opera una stretta sulla Big Tech californiana. Il 4 marzo scorso, l’Antitrust Ue ha comminato una multa record da 1,8 miliardi di euro a Apple per violazioni delle regole sulla concorrenza con i servizi di streaming musicali. E il 2 maggio scorso, ancora l’esecutivo dell’Ue aveva ritenuto in via preliminare che la Casa di Cupertino si era resa responsabile di un abuso di posizione dominante limitando l’accesso alla tecnologia che è alla base del sistema di pagamento elettronico mobile Apple Pay.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Fondi finanziari, i veri padroni del mondo: si arricchiscono persino con la transizione energetica

next
Articolo Successivo

Crescita e felicità, l’economista Zamagni: “Non fanno rima. Per salvare la politica, il popolo deve dettare l’agenda ai partiti”

next