Scienza

Le razze umane non esistono: così la genetica ha smentito le teorie del secolo/1. Gruppi sanguigni

L’affermazione nelle recenti elezioni europee di partiti e candidati che rispolverano la retorica razzista è motivo di profonda preoccupazione, anche perché dovrebbe essere noto a tutti che certi concetti che sembravano plausibili un secolo fa sono irrimediabilmente falsi. Il secolo compreso tra il 1850 e il 1950 è stato il secolo del razzismo, l’errore più tragico e crudele nella storia dell’umanità: dopo un incerto avvio alla metà del ‘700 il razzismo “scientifico” prese piede con i trattati di Arthur De Gobineau (Sur l’inégalité des races humaines, 1853) e Robert Knox (The races of men, 1850) e raggiunse il suo culmine sotto il nazismo, con la Shoah.

Il secolo compreso tra il 1900 e il 2000 è stato invece il secolo della genetica, che ha dimostrato come il concetto di razza non fosse applicabile all’uomo e fosse in effetti estremamente vago. Purtroppo le scoperte anche più importanti hanno scarso valore sociale se non sono divulgate e diffuse, e il razzismo è un’idea della quale è difficile liberarsi.

Per questo ho deciso di realizzare una serie di post che leggerete nelle prossime settimane in cui parlerò soprattutto della genetica delle popolazioni umane e delle ragioni per le quali queste non sono razze, nel senso comunemente inteso. Parlerò anche di storia delle idee e di storia delle popolazioni, ma non molto invece di etica: su questo ci basta l’art. 3 della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza …”.

Poiché la prima caratteristica genetica oggettivamente determinabile ad essere scoperta è quella dei gruppi del sangue, il nostro discorso può partire da qui.

Tutti oggi sanno che le trasfusioni di sangue richiedono la compatibilità tra il gruppo del donatore e quello del ricevente. I gruppi principali sono 4: 0 (zero), A, B, e AB e furono scoperti da Karl Landsteiner nel 1900; la scoperta fu premiata tre decenni dopo col premio Nobel. Il sistema Rh fu scoperto invece intorno al 1940. La grande necessità di trasfusioni per i feriti della I guerra mondiale rese necessaria la tipizzazione del gruppo sanguigno di soldati provenienti da molti paesi diversi; i coniugi Ludwik e Hanka Hirszfeld furono tra i primi a rilevare che la frequenza relativa dei diversi gruppi sanguigni variava tra diverse popolazioni: gli Hirszfeld avevano scoperto, pur non cercandola, la prima differenza genetica oggettiva tra le popolazioni umane.

Prima di questa scoperta le popolazioni umane erano caratterizzate sulla base di caratteristiche non rilevabili oggettivamente e comunque di scarsa precisione, la cui causa era complessa e non esclusivamente genetica, come il colore della pelle o le misure antropometriche.

Popolazioni diverse possono differire per la distribuzione statistica di una caratteristica genetica: su questo punto un esempio varrà più di molti discorsi. Le frequenze dei gruppi AB0 riportate su Wikipedia e tratte dai Servizi Sanitari Nazionali dei diversi paesi riportano questi valori: Italia: 0=46%; A=42%; B=9%; AB=3%; Ungheria: 0=32%; A=40%; B=19%; AB=9%. Poiché questi test sono effettuati su moltissime persone, le differenze non possono essere attribuite al caso: la storia genetica dellUngheria è diversa da quella italiana.

E’ molto importante notare che le frequenze delle caratteristiche genetiche sono proprietà delle popolazioni, non degli individui: nessun italiano è al 46% di gruppo 0 e nessun ungherese lo è al 32%: ogni individuo non può essere altro che 0, A, B o AB. Ovvero: le frequenze geniche sono proprietà delle popolazioni, non possedute individualmente da nessuno dei membri di ciascuna popolazione. Il rapporto tra l’individuo e la popolazione non è diretto, ma può essere determinato con formule probabilistiche, come vedremo nel prossimo post.

[continua…]