Gli hanno negato l’assistenza legale e la manleva, cioè la garanzia che obbliga gli editori a sollevare i giornalisti dalle conseguenze patrimoniali del loro lavoro. Una prassi che esiste da sempre ma che è appunto solo una prassi, non codificata nei contratti. Ecco perché adesso Lirio Abbate, ex direttore dell’Espresso, dovrà costituirsi con il suo avvocato personale nella causa civile intentata da Guido Crosetto. Se il giudice dovesse dare ragione al ministro della Difesa, il giornalista si troverebbe obbligato a pagare di tasca sua l’eventuale risarcimento . Ecco perché la Federazione nazionale della Stampa parla di “precedente pericoloso“.

Crosetto ha denunciato il settimanale per un articolo firmato nel luglio del 2022 da Carlo Tecce, che raccontava i finanziamenti alla campagna elettorale di Giorgia Meloni. Essendo direttore all’epoca della pubblicazione, Abbate risponde in solido con l’autore dell’articolo che è oggetto della denuncia del ministro. All’epoca il settimanale era stato appena rilevato da Danilo Iervolino, che nel dicembre dello stesso anno avrebbe poi allontanato Abbate dalla direzione. Nel 2023 il patron della Salernitana ha ceduto il settimanale a Donato Ammaturo, imprenditore attivo nel settore petrolifero.

Ed è proprio con la nuova gestione che è stata negata l’assistenza legale e la manleva ad Abbate. “Se tu giustamente mantieni l’assistenza legale al giornalista autore dell’articolo, ma la neghi al direttore dell’epoca mi viene da pensare a una ritorsione ad personam nei miei confronti. Ora capisco questi continui e repentini cambi di direzione all’Espresso: chi tocca il potere non è gradito”, dice Abbate. Che poi aggiunge: “Il mio caso è un precedente che fa riflettere sul nuovo corso del settimanale, sul disegno strategico di Ammaturo che nei comunicati dice di voler fare un Espresso sempre più all’insegna di un giornalismo di approfondimento di stampo anglosassone. Se questo gesto vuole indicare una punizione inferta al direttore che ha scelto di pubblicare un’inchiesta su Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e che parlava anche del futuro ministro Crosetto, senza aggettivi o orpelli, raccontando quello che il potere preferirebbe che non si sapesse, allora posso dirgli che non è conforme allo style al quale vorrebbe ambire. Perché quel principio giornalistico è ciò che ha animato il settimanale che ho diretto e chi ci lavora”.

Ad Abbate sono arrivate le solidarietà dei sindacati di categoria. ” Evidentemente la svolta governativa dell’Espresso deve passare anche per un segnale chiaro di cosa rischia chi prova a disturbare il manovratore. C’è da chiedersi dove l’editore Ammaturo abbia studiato il giornalismo anglosassone al quale dice di ispirarsi, se poi usa questi metodi nei confronti del giornalismo di approfondimento e di watchdog del potere”, dice il presidente della Federazione nazionale della Stampa, Vittorio di Trapani. “Se tutti gli editori facessero come Ammaturo non ci sarebbe più neppure un direttore a dormire sonni tranquilli. Un precedente pericoloso che viola totalmente il gentlemen agreement, e qualche volta anche previsioni contrattuali, tra direttore ed editore”, aggiunge la segretaria della Fnsi Alessandra Costante. “Nell’esprimere solidarietà a Lirio Abbate, Ossigeno si augura ancora una volta che la manleva sia regolata per legge come un dovere dell’editore e trovi una regolazione anche nei contratti nazionali di lavoro giornalistico, colmando così gravi lacune normative venute in piena luce da decenni”, si legge invece sul sito di Ossigeno per l’Informazione.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

GIUSTIZIALISTI

di Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita 12€ Acquista
Articolo Precedente

Carmine Alfano: la stampa può ancora essere cane da guardia (e non megafono) del potere

next
Articolo Successivo

Julian Assange torna libero grazie alla mobilitazione della società civile

next