“Per la Chiesa ero un traditore a causa della mia omosessualità. Ma vivere la propria identità non ha prezzo. E le parole del Papa hanno toccato finalmente una realtà che molti per anni non hanno voluto vedere”. Francesco Lepore è un giornalista de Linkiesta esperto di mariologia e spiritualità cristiana. E alle spalle ha una lunga esperienza dentro la Chiesa. La racconta al Fattoquotidiano.it a margine dell’incontro “La pietra scaratata. Cristianesimi e omosessualità”, organizzato da Il Guado e Gruppo Giovani del Guado”. “Sono entrato in seminario all’età di 14 anni consapevole di essere omosessuale, non accettando la mia omosessualità ma vivendola come qualcosa di sporco e peccaminoso; dunque il sacerdozio per me era l’unica via di redenzione ed espiazione – racconta Lepore che nel 2021 ha pubblicato il saggio “Il delitto di Giarre” (Rizzoli) da cui è stato tratto un documentario per History Channel e Sky Crime – ma quando è arrivata l’ordinazione a 24 anni nell’anno 2000, ho dovuto fare i conti con una realtà esorcizzata, compressa per anni”.

Arrivano così le prime esperienze di rapporti omosessuali con altri ecclesiastici. “Ho tentato di capire se ero capace di superare questa fase, ma quando mi sono reso conto che volevo vivere liberamente la mia omosessualità senza più nascondermi”. E così nel 2006 fa il suo doppio coming out dicendo ai suoi genitori di voler “uscire dal clero perché sono gay”. All’epoca Lepore lavorava in Vaticano già da tre anni. Prima come latinista papale sotto Giovanni Paolo II, poi nella biblioteca apostolica vaticana. “Sono stati anni difficilissimi perché mi son ritrovato in mezzo a una strada in tutti i sensi. Anche perché figuravo agli occhi della chiesa come un traditore – ricorda Lepore – ma sono molto pacificato con la mia storia passata, sono anche molto contento del mio vissuto sacerdotale, però dico sempre che se tornassi indietro farei sempre la scelta del 2006 perché vivere come si è se senza ipocrisia è qualcosa di bello e che non ha prezzo”.

Oggi il tema è quanto mai attuale dentro la Chiesa, anche alla luce delle parole del Pontefice. “Certo, la parola frociaggine non te l’aspetti sulla bocca di un Papa – commenta l’ex prete – ma Francesco ha toccato finalmente una realtà che molti per anni non hanno voluto vedere, cioè il numero elevatissimo di preti omosessuali dalla doppia vita. Ritengo però che la ricetta del Papa non sia adeguata perché un formatore non dovrà attardarsi sull’orientamento sessuale di un soggetto vocato, ma chiedersi se un soggetto, sia etero sia omosessuale, sarà un domani capace di vivere l’obbligo celibatario”. L’ultimo commento è sulla situazione che sta vivendo l’Italia governata da Giorgia Meloni. “Credo che siamo in una situazione abbastanza di pericolo in tema di diritti della comunità Lgbtq+ – conclude Lepore – i pochi diritti acquisiti in questi ultimi anni non sono un baluardo definitivo, ricordiamoci sempre che possono perdersi e sicuramente un certo tipo di retorica cara a questa destra di governo sicuramente ha un influsso molto negativo sulla pubblica opinione e incide su fenomeni di omobilesbotransfobia”.

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