Raggirò Paolo Calissano e si appropriò dei suoi soldi fino a quando l’attore si suicidò. Come riporta il Corriere, il pm genovese Francesco Paolo Cordona ha chiuso l’inchiesta che riguarda il rapporto tra l’attore di Vivere, morto suicida a 54 anni nel 2021, e il suo “tutore”, l’avvocato Minna. L’inchiesta ricostruisce un decennio “di prelievi e bonifici” da parte di quest’ultimo sui conti correnti di Calissano. “Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, si appropriava di una somma complessivamente ammontante a 512mila 587 euro”, ha scritto il pm mettendo in fila le numerose “incursioni” di Minna nei conti di Calissano, incursioni che il fratello dell’attore, Roberto, quantifica in oltre un milione di euro che non vengono calcolate per motivi di prescrizione.
Minna è accusato di peculato e circonvenzione di incapace. Calissano, infatti, si trovava in condizioni di fragilità e dipendenza da psicofarmaci o meglio, come scrivono i magistrati, “da disturbo dell’adattamento con umore depresso, con uno stato depressivo maggiore caratterizzato da insonnia, disturbi del senso di percezione, difficoltà di concentrazione, dell’attenzione e della memoria e marcata labilità emotiva, disturbo da abuso di sostanze”. In queste condizioni, il suo tutore lo “induceva a compiere atti che portavano effetti giuridici per lui dannosi fra cui la sottoscrizione di versamenti a favore di una società dello stesso amministratore di sostegno (l’Autopark) e la rilevazione di parte delle quote della stessa”.
Minna era stato nominato dal Tribunale di Genova come amministratore di sostegno dell’attore nel 2006, dopo che nel settembre del 2005, nell’appartamento di Calissano la ballerina brasiliana Ana Lucia Bandeira Bezerra era stata trovata morta per un’overdose di cocaina e l’uomo aveva patteggiato quattro anni di pena. Calissano aveva passato un periodo in una comunità di recupero e poi era caduto in depressione, per questo era emersa la figura di Minna che ha poi seguito i conti dell’artista per 13 anni. Ora l’indagato avrà la possibilità di farsi interrogare e la procura potrà chiedere il rinvio a giudizio su cui comunque deciderà il giudice per l’udienza preliminare.