Dopo 14 anni finisce il calvario giudiziario di Julian Assange. Il fondatore di Wikileaks torna a essere un uomo libero dopo cinque anni ininterrotti di carcere di massima sicurezza a Londra. Nel territorio americano delle Isole Marianne Settentrionali si dichiarerà colpevole di cospirazione e sarà condannato a una pena di 62 mesi: l’equivalente del tempo che già trascorso in una prigione britannica. Una volta accettata la dichiarazione di colpevolezza da parte di un giudice, il 52enne sarà libero di tornare in Australia, suo Paese natale. È questo l’esito di lunghi mesi di trattative sotterranee con Washington, grazie al quale è stato trovato l’accordo per il patteggiamento.

I capi d’accusa – L’accusa di cospirazione non era l’unica a suo carico. Gli Stati Uniti lo accusavano anche di altri 17 capi d’imputazione contestandogli la violazione dell’Espionage Act per la più imponente divulgazione di materiale classificato della storia americana: ogni accusa corrisponde a un rischio di 10 anni di detenzione, per un totale – quindi – di 175 anni di carcere.

Il leak di 700mila documenti top secret – Ma perché gli Usa lo accusavano e per la prima volta nella storia degli Stati Uniti l’Espionage Act è stato applicato a un reporter? Al centro c’era la pubblicazione di 700 mila documenti segreti del governo americano. Per il Dipartimento di Giustizia Usa “le azioni di Assange hanno messo seriamente a rischio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e portato benefici ai nostri avversari”. Ma quali notizie provocano questa dura reazione degli Stati Uniti?

L’idea rivoluzionaria – Dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti di George W. Bush, col sostegno del governo inglese di Tony Blair, Assange comincia a riflettere sull’intreccio di manipolazioni dei servizi segreti e complicità dei media. Dopo anni di lavoro, nel 2006 arriva l’idea rivoluzionaria di WikiLeaks: Assange e il suo staff di esperti danno vita alla prima organizzazione giornalistica al mondo fondata sull’uso della crittografia per proteggere le fonti che volevano condividere file scottanti in modo anonimo. Da quel momento chi, all’interno di enti governativi o aziende private, veniva a conoscenza di abusi, crimini di guerra o corruzione poteva fornire – in modo protetto, sicuro e anonimo – documenti e informazioni. Inizia così la rivoluzione di WikiLeaks.

Guantanamo – Il mondo scopre così cosa accadeva all’interno delle prigioni segrete della Cia e si accende un faro sulle torture nel posto più inaccessibile al mondo: il lager di Guantanamo. WikiLeaks ottiene e pubblica il manuale della task force militare che gestiva i detenuti. Il Pentagono chiede di eliminare quel documento. Ma l’organizzazione di Assange non si ferma.

“Collateral Murder”: fuoco Usa sui civili a Baghdad – Nel 2010 arriva la pubblicazione del video Collateral Murder. In tutto il mondo è stato possibile vedere le immagini, di tre anni prima, di un elicottero americano Apache che sparava su civili inermi a Baghdad mentre l’equipaggio rideva. Era un documento che il Pentagono teneva segreto perché smentiva le versioni ufficiali della strage: i morti non erano guerriglieri e non c’era alcun combattimento in corso. Si apre un’inchiesta sui crimini di guerra dei soldati americani in Iraq.

Gli “Afghan War Diary” – Il 25 luglio 2010 WikiLeaks pubblica un corpus di documenti chiamato “Afghan War Diary“, composto da oltre 91mila rapporti che coprono la guerra in Afghanistan dal 2004 al 2010. “I report – si legge sul sito -, sebbene scritti da soldati e ufficiali dell’intelligence e descrivono principalmente azioni militari letali che coinvolgono l’esercito degli Stati Uniti, includono anche informazioni di intelligence, rapporti di incontri con personaggi politici e relativi dettagli”. “I rapporti coprono la maggior parte delle unità dell’esercito americano, ad eccezione della maggior parte delle attività delle forze speciali” e “generalmente non coprono operazioni top secret o operazioni europee e di altre forze ISAF”.

“The Iraq War Logs” – Il 22 ottobre 2010 WikiLeaks pubblica la più grande fuga di notizie militari top secret della storia. I 391.832 rapporti (“The Iraq War Logs“) documentano la guerra e l’occupazione in Iraq, dal 1 gennaio 2004 al 31 dicembre 2009 a eccezione del maggio 2004 e del marzo 2009 raccontate dai soldati dell’esercito degli Stati Uniti. I report “descrivono nel dettaglio gli eventi visti e ascoltati dalle truppe militari statunitensi sul terreno in Iraq e rappresentano il primo vero sguardo alla storia segreta della guerra di cui il governo degli Stati Uniti è stato a conoscenza”, si legge su WikiLeaks.

In particolare i rapporti “descrivono in maniera dettagliata 109.032 morti in Iraq, di cui 66.081 ‘civili’; 23.984 ‘nemici’ (quelli etichettati come ribelli); 15.196 membri della ‘nazione ospitante’ (forze governative irachene) e 3.771 ‘amichevoli’ (forze della coalizione). La maggior parte dei decessi (66mila, oltre il 60%) sono civili”. Per fare un confronto, gli “Afghan War Diary” che coprivano lo stesso periodo “riportano in dettaglio la morte di circa 20mila persone“.

L'”email-gate” di Hillary Clinton – Il 16 marzo 2016, a sei mesi dalle elezioni presidenziali, WikiLeaks pubblica un corpus di 30.322 email e allegati inviati dal e al server privato di Hillary Clinton mentre l’ex first lady ricopriva l’incarico di Segretario di Stato. Le 50.547 pagine di documenti coprono il periodo tra il 30 giugno 2010 e il 12 agosto 2014. I messaggi erano contenuti in un pdf che lo stesso Dipartimento di Stato ha reso disponibili in seguito a una richiesta ai sensi del Freedom of Information Act.

Ai primi di ottobre parte una nuova serie di leaks. Il 10 Wikileaks pubblica oltre 50 mila email hackerate di John Podesta, presidente della campagna elettorale della candidata democratica: i temi vanno da Chelsea, figlia di Bill e Hillary, “mocciosa viziata” ai finanziamenti dell’Arabia saudita e del Qatar all’Isis, dalle speranze riposte nella nominee di Donald Trump come candidato più facilmente battibile alle intimità con la stampa.

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