Dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi in Europa? Bruxelles e Pechino sono al lavoro per (provare a) trovare un compromesso. A chiederne il raggiungimento è sopratutto l’industria automobilistica tedesca, che rischia di pagare un prezzo altissimo in caso di ritorsioni cinesi sui prodotti a quattro ruote europei: ragion per cui colossi come Volkswagen, Mercedes e BMW sono altamente contrari a forme europee di protezionismo, le stesse che potrebbero incidere negativamente sui loro business nella Repubblica Popolare.
“Il ministro del Commercio, Wang Wentao, e il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, hanno intrattenuto dei colloqui in videoconferenza su richiesta di quest’ultimo”, ha annunciato il ministero cinese su X: “Le due parti hanno concordato di avviare consultazioni sull’indagine anti-dumping dell’Unione Europea sui veicoli elettrici prodotti in Cina”. Mentre Olof Gill portavoce della Commissione fa sapere che “le due parti hanno concordato di impegnarsi nei negoziati, a tutti i livelli e nelle prossime settimane, sulla base dei fatti e nel pieno rispetto delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio”.
Il pressing tedesco sulla EU è stato ulteriormente confermato dal vice-cancelliere tedesco Robert Habeck, volato a Pechino per confrontarsi con Zheng Shanjie, presidente della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme, e col sopracitato Wang Wentao. “Ho detto ai miei partner cinesi che le porte per una discussione sono aperte, i negoziati sono possibili”, ha spiegato Habeck: “Non si tratta di dazi punitivi ma compensativi”, per equilibrare gli aiuti di Stato che la Repubblica Popolare ha erogato in favore delle sue aziende automobilistiche.
Più assertivo il tono di Zheng Shanjie: “Berlino dimostri la sua leadership all’interno dell’Ue e faccia la cosa giusta. La crescita dell’industria cinese è il risultato di vantaggi nella tecnologia, nel mercato e nelle catene di approvvigionamento; è il frutto della concorrenza e non di sussidi sleali”. Quasi superfluo ribadire che Pechino farà di tutto per proteggere le proprie aziende.