“Il tema della pace è sicuramente la mucca più grande nel corridoio. È un toro. C’è però una differenza: quella di cui parlavo io (la destra neofascista, ndr) non la vedevano, questa è visibile a tutti”. Così Pier Luigi Bersani risponde a un attivista di Europe for Peace Piacenza, rete che unisce 32 associazioni contro tutte le guerre nel mondo, durante l’evento “La bestia che vuole mangiarsi la Costituzione”, incontro pubblico che si è tenuto ieri nel salone Nelson Mandela della Camera del Lavoro di Piacenza con lo stesso Bersani, il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, costretto a vivere sotto scorta per le minacce dei neofascisti, e Beppe Giulietti, portavoce nazionale di Articolo 21.
La campagna promossa da Europe for Peace Piacenza ha finora raccolto 5mila firme. “Chi conosce Piacenza sa che non sono bruscolini – osserva l’attivista – Le abbiamo raccolte andando nelle chiese e tra i musulmani, facendo quello che una volta veniva definito ‘unire la base’. Lo abbiamo fatto tra persone molto semplici, qualcuno non sapeva neppure firmare. Dite pure che sono matto ma, ragazzi, cosa aspettiamo? Chi oggi tace è corresponsabile”.
Bersani dà la sua piena adesione all’iniziativa e rivela che la sua celebre metafora della mucca nel corridoio arriva dal suo papà, scatenando l’ilarità del pubblico. Poi torna sulla guerra a Gaza e in Ucraina: “Come testimoniano le 5mila firme che avete raccolto, il tema della pace è ben visto da tutti e preoccupa molto. La parola d’ordine deve essere ‘cessate il fuoco subito’ – puntualizza – E si deve lasciare alla politica e alla diplomazia quello che le armi non possono risolvere, se non seminando altro odio e producendo escalation. Questo, che è nel senso comune della gente, ancora non trova una voce dal lato degli Stati“.
E rifila una frecciata alla Unione europea: “L’Europa, che è nata col trattato del carbone e dell’acciaio, per dire al mondo che non avrebbe fatto più guerre si è ridotta a non avere nessuna voce. E invece dovrebbe essere un’altra voce dell’Occidente specializzata nel produrre e nel proporre un negoziato, perché questa è la sua origine, perbacco. È il suo asset per cui è piaciuta al mondo. Questa è la cosa più triste”.
Riguardo ai rigurgiti antisemiti, Bersani accusa senza sconti “la politica demenziale” del premier israeliano Netanyahu, che “sta producendo un riflesso micidiale nel mondo”. Ma non risparmia la Ue e gli Usa: “Gli danno armi e soldi, c’è solo da sperare che gli dicano: ‘Adesso basta’. Quanti bambini devono morire ancora per fermare Netanyahu?“.
Poi esprime un altro auspicio: “In qualche modo si dovrà arrivare a un negoziato, speriamo prima che dopo. Ricordiamo cosa diceva il cardinale Carlo Maria Martini: se davvero la pace viene prima di tutto, allora devi essere disposto a dare qualcosa in più di quel che dovresti dare secondo le tue ragioni. Questa è la parte difficile. Però, quando arriverà il momento – conclude – spero che la sinistra incoraggi chi si mette sulla strada del negoziato senza spaccare il capello in quattro, come è sua attitudine. Spero che lo faccia, anche se non torneranno i conti al 100% da una parte e dall’altra. La pace prima di tutto vuol dire proprio questo”.