Di Simona Frassone, ScuolAttiva Onlus
L’Italia non è un Paese per giovani. La conferma arriva dall’ultima tornata elettorale che ha visto la fascia dei 18-34enni disertare le urne in percentuali importanti. Bisogna dunque ripartire dal rimettere l’educazione al centro del dibattito, portando risorse, idee e progettualità soprattutto dove le opportunità formative sono a completo appannaggio della scuola pubblica.
Con questo obiettivo è nata ScuolAttiva Onlus, una cooperativa che da oltre venti anni, sostiene l’offerta formativa della scuola attraverso dei progetti educativi gratuiti. Proprio in questa ottica insieme all’’Università di Pavia e Triplepact Società Benefit abbiamo realizzato la prima ricerca in Europa sul fenomeno dell’ecoansia nei bambini. Un fenomeno che stavamo intercettando ormai da mesi e che abbiamo deciso di affrontare in modo scientifico.
Ecoansia è un termine introdotto dall’American psychological association (Apa) che indica le forti emozioni derivanti dalla consapevolezza degli impatti del cambiamento climatico e che includono spesso senso di colpa, tristezza e rabbia. Tuttavia, nonostante sia motivo di preoccupazione e tristezza, l’ecoansia è un fenomeno che non indica necessariamente un disturbo psicologico. Piuttosto, rappresenta un forte fattore di stress che può spingere gli individui a reagire all’ansia cambiando non solo il loro comportamento quotidiano, ma anche la loro prospettiva sul mondo e le aspettative per il futuro.
Ma i bambini? Nessuno aveva mai pensato di prendere in considerazione la fascia d’età tra i 5 gli 11 anni. Lo abbiamo fatto noi e abbiamo scoperto che l’ecoansia nei più piccoli non è correlata a esperienze dirette. La consapevolezza dei cambiamenti climatici, veicolata dai media, gioca infatti un ruolo cruciale nel generare queste emozioni.
L’indagine ha coinvolto 1.000 bambini dislocati sull’intero territorio nazionale attraverso una survey realizzata con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview) rivelando una realtà particolarmente sfaccettata. Il 97.2% ha dichiarato che, sebbene sia preoccupato per il futuro del pianeta, è convinto di poter contribuire concretamente con le proprie azioni a fare la differenza. Inoltre, il 40% ha riferito di aver fatto almeno un brutto sogno sul cambiamento climatico o sull’ambiente in pericolo e di aver fatto fatica a dormire o mangiare a causa di questo pensiero.
Nonostante le preoccupazioni, i bambini mostrano un forte legame emotivo con l’ambiente: il 78% di loro si sente strettamente connesso alla natura e il 95.6% si ritiene direttamente responsabile. Questo senso di responsabilità e protagonismo è un segnale positivo: i bambini non si sentono passivi spettatori del cambiamento climatico, ma piuttosto attori determinati a fare la differenza. Credono fermamente che le loro azioni possano contribuire a migliorare la situazione e mostrano una motivazione incredibile a partecipare attivamente alla tutela e alla difesa del pianeta.
Questo studio rappresenta un contributo scientifico significativo a livello internazionale e sottolinea l’importanza di coinvolgere attivamente i bambini nella tutela dell’ambiente. Il loro spirito di protagonismo e la convinzione che il loro contributo possa fare la differenza sono segnali positivi su cui dobbiamo investire. Non possiamo deluderli e trasformarli in altri giovani disillusi.