Tassare i miliardari del pianeta significa garantirsi un gettito annuale tra 200 e 250 miliardi di dollari. È la stima contenuta nel rapporto curato dell’economista Gabriel Zucman, direttore dell’Eu Tax Observatory, commissionatogli dalla presidenza brasiliana del G20 Finanze in programma a fine luglio a Rio de Janeiro. Zucman propone una tassa del 2% sui patrimoni dei circa 3mila miliardari globali e sottolinea che se il tributo fosse esteso anche ai titolari di ricchezza netta superiore a 100 milioni di dollari, le entrate erariali aumenterebbe di altri 100-140 miliardi di dollari all’anno. Il rapporto “traccia nitidamente la strada per una maggiore giustizia fiscale. Tassare maggiormente gli ultra ricchi potrebbe generare risorse da investire nel contrasto alle disuguaglianze e nella lotta al cambiamento climatico”, commenta Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia. Secondo Zucman, questo nuovo standard globale può essere attuato anche in mancanza di partecipazione da parte di tutti i Paesi. In Italia più del 97% dei cittadini che hanno partecipato al sondaggio La Grande Ricchezza del Fatto Quotidiano con Oxfam è favorevole a introdurre un’imposta sui grandi patrimoni. Oxfam ha lanciato in Italia la raccolta firme a supporto dell’Iniziativa dei Cittadini Europei per l’istituzione di un’imposta europea sui grandi patrimoni, in media partnership con Fatto Quotidiano e Radio Popolare. Si può firmare qui.
Le proposte di Zucman: i Paesi possono agire anche da soli
Gabriel Zucman, classe 1986, è noto per le sue ricerche sui paradisi fiscali e la mancata tassazione dei grandi patrimoni (qui la sua intervista al Fatto). Il suo rapporto per il G20 Finanze di Rio parte da una considerazione: i recenti progressi nella cooperazione internazionale in materia fiscale rendono l’imposta minima sui patrimoni miliardari tecnicamente fattibile. Zucman quindi si concentra su tre raccomandazioni principali. Innanzitutto, appunto, l’introduzione di un’imposta minima globale pari al 2% del patrimonio dei miliardari. Poi, una riforma dell’accordo internazionale sulla tassazione delle multinazionali (global minimum tax), con l’applicazione di un’aliquota del 25%. Un terzo aspetto riguarda la tassazione dei patrimoni mobili: Zucman suggerisce l’istituzione di meccanismi per tassare le persone ad alto patrimonio che trasferiscono la loro residenza in Paesi a bassa tassazione dopo aver risieduto a lungo in un altro Paese. Questo nuovo standard globale per la tassazione degli ultra ricchi, sottolinea Zucman nel rapporto, può essere attuato anche in mancanza di partecipazione da parte di tutti i Paesi, se si rafforzano le discipline domestiche di exit taxation e si prevede l’esistenza di un esattore di ultima istanza come accaduto per la global minimum tax. Se gli accordi globali falliscono, le misure unilaterali degli Stati possono diventare un fattore di accelerazione della cooperazione a livello internazionale.
Il registro patrimoniale globale e il contrasto all’evasione
Il rapporto affronta anche i problemi legati all’evasione fiscale e alla concorrenza al ribasso tra Paesi. Tra le misure proposte, il rafforzamento dello scambio automatico di informazioni tra le amministrazioni fiscali per permettere di ricostruire i patrimoni assoggettati al prelievo e limitare il rischio di evasione. In pratica, Zucman suggerisce la creazione di un registro patrimoniale globale per migliorare la trasparenza e il monitoraggio della ricchezza, facilitando l’individuazione di patrimoni nascosti. Inoltre, il rapporto sottolinea l’importanza di rafforzare l’applicazione del concetto di sostanza economica (ovvero il contrasto a quelle operazioni che non producono effetti significativi che non siano un vantaggio fiscale). Ma più in generale di migliorare le norme antiabusi, per contrastare le pratiche fiscali aggressive che consentono alle multinazionali e agli ultra-ricchi di ridurre il loro carico fiscale in modo artificioso.
La strada per rendere la globalizzazione più sostenibile
Le raccomandazioni contenute nel rapporto mirano a ridurre il deficit fiscale dei miliardari e delle multinazionali, generando elevate entrate statali e rendendo la globalizzazione più sostenibile dal punto di vista sociale. Come sottolinea Oxfam, negli ultimi 40 anni i miliardari hanno registrato, in media, un rendimento nominale annuo lordo del 7,5% e corrisposto ogni anno all’erario l’equivalente irrisorio dello 0,3% del valore dei propri patrimoni. La misura proposta da Zucman produrrebbe, in media, un calo del rendimento annuo netto per i miliardari dal 7,2% al 5,5% con limitati impatti avversi sulle scelte di risparmio ed investimento. Data la concentrazione della ricchezza ai vertici della piramide di distribuzione del reddito, la tassa sui grandi patrimoni globali contribuirebbe a ridurre la regressività al vertice dei sistemi di imposizione che vede contribuenti più facoltosi in molti Paesi, tra cui l’Italia, versare, in proporzione al proprio reddito o patrimonio, minori imposte dirette, indirette e contributi rispetto a cittadini con redditi più bassi o patrimoni più esigui.
Maslennikov (Oxfam): “Ora i governi sostengano lo sforzo per un nuovo standard globale”
Il rapporto di Gabriel Zucman traccia la rotta per impedere agli ultra ricchi “di eludere i propri obblighi tributari e continuare a finanziare in maniera insufficiente le istituzioni pubbliche. É nell’interesse economico strategico di ogni governo sostenere ora lo sforzo della Presidenza brasiliana del G20, volto a definire un nuovo standard globale per la tassazione dei super-ricchi”, commenta Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia. “Se i governi del G20 si impegnassero ad attuare forme di tassazione personale più equa e progressiva, darebbero seguito alle richieste provenienti da milioni di cittadini di tutto il mondo, indignati per lo scarso contributo dei più abbienti al bene comune e persino ai richiami di molti ultramilionari stessi che, preoccupati per i rischi di tenuta dei sistemi democratici, ascrivibili ai crescenti divari sociali, chiedono di aumentare il prelievo sui più ricchi”, sottolinea ancora Maslennikov. Che conclude: “Per ridurre le opportunità di abuso serve rafforzare la cooperazione amministrativa in materia fiscale, come non dimentica di sottolineare Zucman. Il suo rapporto ci ricorda come sistemi fiscali più equi possano dare un valido contributo per sanare le divisioni che segnano le nostre società”.