Manca meno di una settimana alle elezioni legislative che possono portare, per la prima volta, l’estrema destra di Marine Le Pen al governo. E in Francia si inizia a interpretare ogni segnale. Al di là dei sondaggi, che danno il Rassemblement National in testa inseguito dal fronte della sinistra unita, uno dei primi dati diffusi è quello del boom di richieste di voto per delega, ovvero di deleghe per chi non potrà andare personalmente ai seggi. La cifra ha già superato il milione (1.3377.105 la mattina del 25 giugno) ed è data in continua crescita. Un numero che, ha fatto sapere Bfmtv, è 5,9 volte superiore a quello registrato nello stesso periodo prima del voto di due anni fa. In quell’occasione, le domande poi arrivarono a poco più di un milione.
In Francia, se si è assenti il giorno delle elezioni è possibile incaricare una seconda persona perché vada ai seggi al proprio posto. Per avere l’autorizzazione si può fare domanda interamente online se si possiede una carta d’identità elettronica, altrimenti bisogna riempire un modulo e recarsi in un commissariato per convalidare la richiesta. Perché questa volta le deleghe sono cresciute così tanto? La prima spiegazione è che la decisione di Emmanuel Macron di sciogliere l’assemblea nazionale, subito dopo la sconfitta alle Europee, è arrivata nel bel mezzo dell’inizio delle vacanze estive. E il voto è stato convocato proprio nel primo weekend dopo la fine delle scuole, quando in tanti avevano già fissato le partenze. Il grande aumento di richiestre viene messo in relazione proprio con questo aspetto. Quindi se, da una parte, chi sta facendo appelli perché si vada alle urne per fare scudo all’estrema destra spera sia un segnale di grande partecipazione, dall’altra non è detto che i due elementi siano legati. “Le persone che usano le deleghe sono persone che già votano”, ha detto il sociologo Baptiste Coulmont intervistato da TF1. “Se gli astenuti votassero, voterebbero direttamente. Le deleghe sono voti espressi da persone che non sono presenti il giorno del voto, cioè persone mobili e abituate a votare”.
Proprio l’affluenza è una delle grande incognite per il voto del 30 giugno. Le elezioni legislative in Francia si svolgono con un sistema uninominale maggioritario a doppio turno. I collegi sono 577 e l’elezione scatta se il candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti (il 25% degli elettori iscritti alle liste, non di quelli che vanno effettivamente alle urne). Altrimenti vanno al secondo turno i candidati che hanno ottenuto almeno il 12,5 per cento dei consensi di chi è registrato. Quindi è possibile, soprattutto se sale l’affluenza, che ci siano sfide al ballottaggio non solo a due, ma anche a tre o quattro (chiamati “triangolari” o “quadrangolari”). Infine, bisogna segnalare che, seppur bassa, l’affluenza alle Europee di inizio giugno in Francia è salita rispetto alla tornata precedente (2019), segno che gli stessi elettori del Rassemblement National sono in una dinamica di mobilitazione. E non solo chi si oppone alle destra. Ma cosa succederà domenica 30 giugno? Secondo gli ultimi sondaggi, la partecipazione arriverà al 64 per cento, nettamente più alta del 2022, quando alle urne andò solo il 49% degli aventi diritto. Di sicuro Macron col suo salto nel vuoto ha ottenuto una reazione, resta da capire quale e in quale direzione.