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I social network fanno marcire il cervello: ecco che cos’è il fenomeno “brain rot” spiegato dal dottor Michael Rich

Secondo il pediatra e fondatore del Digital Wellness Lab dell'ospedale, il termine riassume gli effetti di un'eccessiva attività online

di F. Q.
I social network fanno marcire il cervello: ecco che cos’è il fenomeno “brain rot” spiegato dal dottor Michael Rich

I ricercatori la definiscono come una condizione di appannamento mentale, in parole povere, con il termine “brain rot” si fa riferimento al troppo tempo trascorso online consumando contenuti di bassa qualità. Questo neologismo (che letteralmente vuol dire “cervello marcito”) è stato introdotto per la prima volta in Rete intorno al 2007, in stretta relazione con quello che i ricercatori dell’Ospedale Pediatrico di Boston classificano oggi come “Uso problematico dei media interattivi”.

Secondo il dottor Michael Rich, pediatra e fondatore del Digital Wellness Lab dell’ospedale, il termine riassume gli effetti di un’eccessiva attività online. Gli utenti affetti da “brain rot” tendono a filtrare le loro esperienze quotidiane attraverso la lente dei contenuti online, modellando di conseguenza la loro comunicazione e il loro comportamento. Intervistato al New York Times, il dottor Rich ha spiegato: “Molti dei miei pazienti considerano il ‘brain rot’ come una medaglia d’onore, un po’ come il raggiungimento di punteggi elevati nei videogiochi. Fanno a gara a chi passa più tempo sullo schermo, come se fosse un premio”.

La discussione sul “brain rot” è emersa quando un utente di TikTok ha scoperto l’origine di un meme popolare basato su un’illustrazione dell’epoca della Seconda Guerra Mondiale chiamata “The Thousand Yard Stare”, che mostra l’espressione tormentata di un soldato che assiste agli orrori della guerra. Il meme è ampiamente utilizzato online per esprimere la sensazione di essere sopraffatti dai contenuti di Internet.

Questa immagine virale ha portato ad un’ampia conversazione su come la cultura di Internet abbia cambiato radicalmente la nostra visione del mondo. Molti oggi interpretano le cose di tutti i giorni attraverso riferimenti online, il che ha portato a suggerire che fare delle pause dagli schermi può aiutare. Il problema dell’uso eccessivo di Internet sta ottenendo risposte diverse da parte di esperti e istituzioni.

Mentre alcuni sostengono piani di trattamento per quella che la definiscono come una “dipendenza digitale”, altri, come il dottor Michael Rich, la vedono in modo diverso. Il dottor Rich ritiene che per alcuni giovani, soprattutto per quelli affetti da patologie come l’ADHD, attività come il gioco o i social media servano a calmarsi e a sentirsi competenti. Sostiene che etichettare semplicemente questi comportamenti come dipendenza è sbagliato.

Per prevenire il “brain rot”, il Newport Institute suggerisce di limitare il tempo trascorso davanti agli schermi, di scegliere contenuti positivi da guardare e di dedicarsi ad attività offline, come un hobby o un’attività all’aria aperta e di relazionarsi con amici e familiari.

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