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L’Italia e la poltrona da commissario Ue. Von der Leyen negozierà solo con Meloni. “Come premier, non come leader dei conservatori”

Il passo indietro per sbloccare le nomine al Parlamento europeo è toccato al partito che è uscito dal voto del 9 giugno come il grande vincitore. Il Partito Popolare Europeo, dopo aver fatto saltare l’intesa pochi giorni fa chiedendo di ottenere, tra le altre cose, la seconda metà del mandato alla guida del Consiglio Ue, secondo fonti diplomatiche si è arreso pur di non far naufragare le trattative e ha fatto un passo indietro. Così il Consiglio europeo del 27 e 28 giugno servirà soprattutto a formalizzare un accordo che è già stato deciso: Ursula von der Leyen (Ppe) rimane presidente della Commissione, Roberta Metsola (Ppe) farà altri due anni alla guida del Parlamento, Antonio Costa (Socialisti) sarà presidente del Consiglio Ue e Kaja Kallas (liberale di Renew) sarà il nuovo Alto rappresentante per la Politica Estera (Pesc). Poi toccherà a Meloni contrattare la poltrona più prestigiosa per l’Italia: ma lo farà, dicono le fonti, da capo dell’esecutivo italiano e non come leader dei Conservatori.

Erano stati proprio i Popolari a voler lasciare in sospeso un’intesa che, altrimenti, sarebbe già stata siglata. Su tutti, fu il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a spiegare che, oltre a pretendere una vicepresidenza di Commissione e un commissario di peso per l’Italia, il Ppe dovesse avere la seconda metà del mandato alla guida del Consiglio Ue, dopo due anni e mezzo di Costa. Un modo, questo, per mantenere gli equilibri dopo l’inevitabile addio di Roberta Metsola alla guida della Plenaria in vista delle Politiche maltesi del 2028 e rispettare le proporzioni all’interno della maggioranza. Il rilancio dei Popolari, però, non sembra aver portato ai risultati sperati: la più grande famiglia europea avrà la guida di Palazzo Berlaymont, per il Consiglio se ne riparlerà tra due anni e mezzo, quando si deciderà se confermare Costa o sostituirlo. Se il successore non dovesse essere un esponente del Ppe, è plausibile che il partito potrà rimpiazzare Metsola con un altro suo eurodeputato. E il nome più papabile è quello dello spagnolo del Partido Popular Esteban González Pons.

Un’intesa, questa, che in caso di conferma salverebbe la cosiddetta maggioranza Ursula e i nomi pensati per replicarla. Andare oltre il voto di metà luglio per il via libera da parte del Parlamento, infatti, era considerato un rischio troppo grande per chi puntava a chiudere in tempi brevi il primo round di nomine.

Ora, però, l’accordo di massima deve passare un altro esame complicato, quello del Consiglio Ue. Ed è qui che Giorgia Meloni può far valere il suo peso di presidente del Consiglio del terzo Paese europeo più importante, il cui consenso è necessario per arrivare a una tranquilla approvazione in Parlamento. Per questo, precisano le fonti, la capa di Fratelli d’Italia contratterà i ruoli per l’Italia da premier e non da leader dei Conservatori, liberandosi in parte, salvo manifestazioni di dissenso interne alla formazione, della responsabilità di mettere d’accordo l’ala più progressista della maggioranza e quella più conservatrice di Ecr. Una strategia che potrebbe rivelarsi vincente per la presidente del Consiglio, oppure, nonostante le cariche che le verranno offerte, un passo falso che indebolisce la sua posizione nella galassia nazionalista europea.

L’obiettivo, secondo quanto si è appreso negli ultimi giorni, sembra essere quello di ottenere la vicepresidenza e il commissario al Bilancio e Pnrr. Il nome in lizza per prendersi la poltrona è quello del ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, che proprio in queste ore ha commentato le vicende europee: “Quello delle nomine non è l’unico tema rilevante dell’agenda del Consiglio Europeo. Per noi è molto importante che dal vertice esca un messaggio chiaro su temi per noi cruciali come la competitività dell’economia europea, la Difesa, la migrazione e l’Agenda strategica oltre, ovviamente, ai temi di politica estera come l’Ucraina ed il Medio Oriente sui quali si sono registrati molti progressi grazie al recente vertice del G7 presieduto dal presidente Meloni”.

X: @GianniRosini