Lo chef ospite nel podcast “Tintoria” e a dicembre torna con “4 ristoranti” che taglia il traguardo dei dieci anni
Lo chef Alessandro Borghese al podcast Tintoria di e con Stefano Rapone e Daniele Tinti, ha tracciato un bilancio anche dei suoi dieci anni di “4 ristoranti”, in onda da dicembre su Sky e in streaming su Now. Dieci anni, centinaia di ristoranti visitati e valutati, migliaia di piatti portati in tavola per raccontare il territorio e la cucina italiana. Ma c’è anche il rovescio della medaglia.
“Ogni tanto ci sono delle litigate che dobbiamo tagliare. – ha rivelato Borghese – Funziona che all’inizio c’è l’entusiasmo di essere stati scelti e io gli dico sempre ‘avete già vinto’ perché c’è un grande ritorno pubblicitario. Quindi gli consiglio di non fare i ‘gargarozzoni’, di non aumentate i prezzi che poi non fa bene. Tanti hanno pure chiuso. All’inizio si amano e io gli dico ‘oggi da te domani da loro, sii onesto, sii obiettivo e trasparente, dì quello che devi dire’, ma c’è sempre un po’ ‘di remora all’inizio. Questo dura due giorni, il terzo crollano tutti i freni inibitori, il quarto giorno arriviamo al tavolo del confronto (…) perché la cucina, il cibo in Italia è qualcosa di importante. (…) È come la memoria ancestrale, è come la musica, ha la stessa memoria evocativa”.
Poi un aneddoto curioso: “Sono tornato dalle registrazioni delle nuove puntate a Lampedusa e lì è successo un casino. Quattro signore che se le sono dette di santa ragione, a un certo punto crollano i veli. C’è stata gente che voleva rinunciare ad andare avanti o gente che voleva non andare in onda, ma va più male a me che a volte mi tocca mangiare alcune cose allucinanti”
Un tratto caratteristico del programma è il famoso “freeze”: “Funziona che si devono fermare. Io dico freeze e tutti quelli che stanno seduti devono stare immobili, tipo 1 2 3 stella. – ha detto lo chef – Io ho la telecamera e quindi mi giro e dico ‘Sarò ancora all’antica ma, secondo me, va versato il vino prima alle signore e poi ai maschietti’. Appena vedo una cazzata, chiamo il freeze, tipo quelli che stappano le bottiglie come se fosse sempre Capodanno, è una cosa che odio. Peraltro, poi il cameriere che ha versato prima a me, invece che alla signora accanto a me, deve rimanere lì mentre lo sta versando. Poi a un certo punto si dà il via e tutti si devono muovere. Il cameriere mi guarda in cagnesco, poi va di là e il proprietario del ristorante lo cazzia”.