Dopo la manifestazione di sabato organizzata dalla Cgil – a cui hanno partecipato anche i leader del Pd e di Alleanza Verdi e Sinistra – a Latina anche la comunità indiana è scesa in piazza per Satnam Singh, il bracciante 31enne morto nella frazione di borgo Santa Maria del capoluogo pontino, dopo essere stato abbandonato dal datore di lavoro con il braccio tranciato da un macchinario avvolgiplastica. Il corteo, partito alle 15 dal terminal degli autobus, è arrivato in piazza della Libertà dove sono intervenuti i rappresentanti dell’associazione Comunità indiana del Lazio e dei sindacati Fai Cisl, Uila Uil e Usb. Presente anche una delegazione della Coldiretti, la maggiore organizzazione degli imprenditori agricoli. “Siamo pronti a gridare per dire basta ad uno sfruttamento che dura da secoli”, le parole urlate dal megafono alla testa della marcia.

Una volta giunto in piazza, però, l’insieme dei manifestanti si è spaccato: il sindacato di base Usb, insieme a Potere al popolo e ai collettivi Cambiare rotta e Osa, ha scelto di allontanarsi in polemica con gli interventi di Cgil e Uil. “Noi siamo venuti perché la comunità indiana ha chiamato a questa manifestazione tutti quanti. Adesso stiamo andando via perché le cose che sentiamo dire dai segretari dei sindacati, che tra l’altro noi sappiamo complici con le organizzazioni padronali, sono inascoltabili“, denuncia Guido Lutrario, membro del direttivo nazionale Usb. In particolare, afferma, a provocare la loro indignazione è stato “l’invito ai lavoratori indiani a imparare l’italiano: qua bisogna insegnare ai nostri politici al rispetto di regole che garantiscano i diritti a tutti. Questo chiede un sindacato. E francamente la loro complicità oggi è veramente disgustosa”.

“Oggi dovevamo essere qui, in piazza a Latina, accanto ai lavoratori, ai sindacati Cisl e Uil e a tutta la comunità indiana. Siamo davanti a vere forme di schiavismo intollerabile“, afferma la senatrice dem Annamaria Furlan, ex segretaria della Cisl. “La morte di Satnam Singh si doveva e si poteva evitare, abbiamo anche appreso che il suo datore di lavoro era indagato per la violazione delle leggi su lavoro e sicurezza. È inaccettabile, il lavoro è dignità, non sfruttamento”, denuncia. “Ci batteremo per approvare una legge contro il caporalato, ma serve un impegno strutturale: norme adeguate e soprattutto risorse per aumentare il numero degli ispettori“, conclude. Intanto la madre del bracciante ucciso ha espresso il proprio dolore in un’intervista alla Tgr Lazio: “Voglio vedere il posto dove Satman è morto, voglio vedere il corpo di mio figlio. Voglio vedere l’uomo che l’ha abbandonato, non capisco come possa aver fatto questo”, ha detto.

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