È un invito a sognare, a osare e a esprimere la propria personalità attraverso la moda, proprio come la fenice che risorge dalle proprie ceneri, per tornare più forte e splendente che mai. Ma è anche una metafora di ciò che deve fare ora la moda
Parigi, 24 giugno: una cascata di ortensie e orchidee fucsia scende voluttuosamente dall’architrave del portone d’ingresso dell’Hôtel Salomon de Rothschild. Nell’aria il profumo dei fiori è penetrante, amplificato dai raggi già caldi del sole nonostante siano solo le 10 del mattino di questo primo giorno di sfilate dell’Alta Moda. Il cielo azzurro e la luce brillante, amplificata dalle facciate chiare dei palazzi, ci ricorda che siamo in estate, che esiste ancora questa stagione. Varcata la soglia, si scendono una, due, tre rampe di scale e si inizia a familiarizzare con il buio e la penombra. Sì, perché Daniel Rosberry ha scelto di presentare la sua collezione di Haute Couture Autunno Inverno 2025 di Schiaparelli negli scantinati del palazzo, dove ha ricreato una scatola di moquette nera illuminata solo maestosi lampadari di cristallo. E dopo quasi un’ora d’attesa, cosa che ha spazientito anche Anna Wintour, ecco che è iniziata la magia. La sfilata non è stata un défilé canonico, piuttosto uno spettacolo d’altri tempi che ha trasceso i confini della moda per diventare un’esperienza artistica e sensoriale. Roseberry, direttore creativo della maison, ha orchestrato un tributo alla figura mitologica della fenice, simbolo di rinascita e trasformazione, riflettendo sulla capacità della donna di reinventarsi continuamente attraverso la moda.
L’ispirazione per questa straordinaria collezione affonda le radici in un aneddoto letterario. Ernest Hemingway, nel racconto “Scrivere” della raccolta “I racconti di Nick Adams“, cita il pittore Paul Cézanne e la sua incessante ricerca della verità attraverso la decostruzione e la ricostruzione della propria arte. Questa metafora ha guidato Roseberry nella creazione di una collezione che celebra l’evoluzione e la metamorfosi, proprio come la fenice che risorge dalle proprie ceneri. Ecco allora che il punto di partenza di questo viaggio creativo è una stola di piume bianche indossata dalla fondatrice Elsa Schiaparelli nel 1941, un omaggio alla sua amica ballerina Anna Pavlova, simbolo di grazia ed eleganza. Ma se Pavlova era associata al cigno, Schiaparelli si identificava nella fenice, creatura mitologica dotata di un potere di rinascita unico.
La collezione si snoda così attraverso una serie di silhouette scultoree e volumi esagerati, che catturano l’attenzione e stimolano l’immaginazione. Abiti a colonna dalle linee pulite si alternano a creazioni voluminose, con gonne a corolla e maniche a sbuffo, creando un dialogo affascinante tra rigore e opulenza. Ci sono scenografici completi da smoking con maxi maniche, abiti bustier con giochi tridimensionali nelle gonne, cappotti avvolgenti e morbidissimi, La stola di piume, simbolo della collezione, si trasforma in ampi orli composti da cerchi di tessuto che ondeggiano al ritmo dei passi, evocando il movimento leggero degli uccelli. E poi ancora, maxi gonne in tulle bianche e nere che ricordavano quelle delle ballerine ritratte nei dipinti di Edgar Degas. Ogni abito è un racconto, un’emozione controllata, destinata a suscitare ammirazione e stupore. La palette cromatica è misurata, incentrata sulla triade per eccellenza schiaparelliana bianco-nero-oro, ma si accende con tocchi vibranti di rosso, blu elettrico, verde acido e fucsia.
I dettagli sono preziosi e onirici: ricami elaborati, applicazioni tridimensionali e stampe ispirate al mondo dell’arte impreziosiscono ogni creazione, rendendola unica e irripetibile. Occhi, labbra e mani, elementi simbolo del surrealismo, decorano abiti e accessori, aggiungendo un tocco di mistero e intrigo. Gli accessori, veri e propri gioielli, completano i look con audacia ed eleganza: collane a catena con pendenti a forma di lucchetto, orecchini oversize e bracciali rigidi diventano dichiarazioni di stile e personalità. Le scarpe riprendono i motivi surrealisti della collezione, con tacchi a spillo a forma di occhio e zeppe decorate con elementi tridimensionali.
Daniel Roseberry, con questa collezione, ha voluto rendere omaggio non solo alla storia della maison, ma anche al rapporto intimo tra la donna e la moda: “La gente non compra Schiaparelli, la colleziona“, ha affermato il designer, sottolineando come la Haute Couture sia un’esperienza unica, in grado di creare un legame profondo tra chi indossa l’abito e chi lo ha creato. Così, questa collezione Autunno Inverno 2025 di Schiaparelli è un inno alla bellezza, alla creatività e alla capacità della donna di reinventarsi. È un invito a sognare, a osare e a esprimere la propria personalità attraverso la moda, proprio come la fenice che risorge dalle proprie ceneri, per tornare più forte e splendente che mai. Ma è anche una metafora di ciò che deve fare ora la moda: superare la crisi in cui è sprofondata, e rinascere con nuova linfa creativa.