L’Unione europea obbliga le compagnie aeree a utilizzare carburanti meno inquinanti (e più costosi) per ridurre le emissioni di anidride carbonica? Nessun problema: pagano i passeggeri, quindi i cittadini. E pazienza se il settore e i principali protagonisti godano di ottima salute finanziaria, con profitti da capogiro dopo i periodi difficili della pandemia. È il quadro che si va delineando per i prossimi mesi, quando entreranno in vigore le nuove norma comunitarie in questione. I big del settore, tuttavia, già mettono le mani avanti. Il primo è stato Lufthansa, che ha annunciato la nuova tassa, da 1 a 72 euro a seconda della rotta e la tariffa, a tutti i voli venduti e operati dal Gruppo Lufthansa in partenza dai 27 Paesi dell’UE e da Regno Unito, Norvegia e Svizzera, per i biglietti emessi da domani (26 giugno) con partenza 1 gennaio 2025.
Secondo quanto riportato dalla stampa specializzata, tuttavia, a brevissimo la stessa decisione sarà comunicata anche da altri colossi come Air France-Klm e British Airways-Iberia (Iag), poi a seguire da tutte le altre società del comparto. Che di certo non sta attraversando un momento complicato dal punto di vista economico. Secondo i dati relativi al 2023 forniti dalla Iata (l’organizzazione internazionale che riunisce 320 società e rappresenta l’83% del traffico aereo globale), le compagnie aeree mondiali sono tornate a fare profitti: gli utili netti aggregati hanno raggiunto i 23,3 miliardi di dollari, con la previsione di un ulteriore miglioramento per l’anno in corso (25,7 miliardi). Insomma, non proprio il periodo in cui chiedere a chi vola di fare sacrifici. Ma tant’è.
Il gruppo Lufthansa (che comprende anche Air Dolomiti, Swiss, Eurowings, Austrian Airlines, Brussels Airlines e che opera in tutta l’Europa) lo ha detto senza mezzi termini: il nuovo balzello in vigore da domani serve a coprire “parte dei costi aggiuntivi in costante aumento dovuti ai requisiti normativi in materia ambientale”. E ancora: “I requisiti di protezione del clima nell’Ue richiedono miliardi di investimenti e Lufthansa non può sostenere i costi da sola” si legge in una nota dell’azienda, che fino ad ora aveva previsto per i clienti la possibilità di spendere di più per contribuire alla protezione ambientale, con risultati tuttavia risibili (appena il 4% di chi ha volato con la compagnia tedesca ha aderito). La fee applicata al cliente – che verrà indicata nelle pagine di prenotazione delle compagnie aeree del Gruppo Lufthansa nei dettagli del prezzo – comprenderà parte della quota di miscelazione prevista dalla legge, inizialmente del 2%, per il carburante per l’aviazione sostenibile (SAF) per le partenze dai Paesi dell’Unione Europea (UE) a partire dal 1° gennaio 2025, gli adeguamenti al sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (EU ETS) e altri costi ambientali normativi come il sistema di compensazione e riduzione del carbonio per l’aviazione internazionale.
Tutti obblighi che fanno parte del “ReFuelEu“, il complesso di norme Ue che entrerà in vigore dall’anno prossimo e obbliga le compagnie dei voli in partenza da un aeroporto dell’Unione europea a usare almeno una parte di carburante sostenibile per l’aviazione (Saf). Anche in questo caso è prevista una scala a salire: 2% nel 2025, 6% nel 2030, 20% nel 2035, 34% nel 2040, 42% nel 2045 e 70% nel 2050. All’interno di queste percentuali, tuttavia, è previsto anche un quantitativo di carburanti sintetici, il cosiddetto e-kerosene: l’1,2% nel 2030, il 5% nel 2035 e il 35% nel 2050. È stato calcolato che la transizione che porterà alle emissioni zero entro il 2050 costerà alle compagnie aeree circa 800 miliardi di euro, che i vettori con tutta probabilità “scaricheranno” sui clienti, ovvero chi utilizza i voli per lavoro o per turismo. Secondo le stime, quindi, ogni passeggero rischia di pagare fino a 21 euro fino al 2050. A leggere il Corriere della Sera, inoltre, questa cifra sale fino a 35 euro per quanto riguarda l’Italia.