I siti di Rai, La7, Repubblica, la Stampa e di altre 77 testate di Paesi europei sono stati oscurati in Russia. La decisione di Mosca arriva dopo il blocco delle attività di trasmissione di tre suoi media nell’Unione europea, cioè l’agenzia di stampa Ria Novosti e i giornali Izvestia e Rossiyskaya Gazeta, accusati da Bruxelles di essere organi della propaganda del Cremlino per “portare avanti e sostenere la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e per la destabilizzazione dei Paesi vicini”. Le restrizioni riguardano media di 25 Paesi Ue, inclusi i media europei Agence Europe, Politico ed Euobserver. Il Paese in cui sono stati presi di mira più media è la Francia, ben 9, tra cui i quotidiani Le Monde e Liberation el’agenzia di stampa France Press. Dei media tedeschi sono interessati dalle restrizioni Der Spiegel, Die Zeit e Frankfurter Allgemeine Zeitung. In Spagna El Mundo, El Paìs, l’agenzia Efe e la radio tv pubblica Rtve. In Ungheria, guidata da Viktor Orbàn, è stato preso di mira un solo media, ovvero il sito di notizie 444.hu.

Vladimir Putin – ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller – “ha paura che i russi possano avere accesso alla verità“. Per la vice presidente della Commissione europea, la ceca Vera Jourova, che ha la delega alla trasparenza, si tratta di “una rappresaglia senza senso”. “No – aggiunge in un tweet – gli organi di propaganda finanziati dalla Russia per diffondere la disinformazione come parte della dottrina militare russa non sono la stessa cosa dei media indipendenti”. Tutto questo succede mentre all’Aja la Corte penale internazionale ha emesso due nuovi mandati di arresto per l’ex ministro della Difesa russo Serghei Shoigu e per il capo di stato maggiore, Valery Gerasimov, accusandoli di “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità” per i bombardamenti missilistici sulle centrali elettriche in Ucraina.

Per spiegare il blocco dei siti delle tv e dei giornali stranieri il ministero degli Esteri di Mosca ha sottolineato di aver “avvisato ripetutamente e a vari livelli” che “la persecuzione politicamente motivata” di giornalisti russi e il bando a media russi nella Ue “non sarebbero stati ignorati“, ha affermato il ministero degli Esteri. “Nonostante questo – si legge ancora in un comunicato – Bruxelles e i Paesi membri hanno scelto di seguire la strada della escalation, costringendo Mosca ad adottare contromisure simmetriche e proporzionate“. Tali contromisure, secondo la diplomazia russa, hanno preso di mira media della Ue che “sistematicamente diffondono false informazioni sull’andamento dell’operazione militare speciale”, che è il modo eufemistico con cui il Cremlino definisca la guerra in Ucraina.

La Farnesina ha riposto definendo “ingiustificata” la decisione di Mosca e dichiarando che le emittenti e le testate giornalistiche italiane “hanno sempre fornito un’informazione oggettiva e imparziale sul conflitto in Ucraina”. La Russia ha scelto di “utilizzare in maniera distruttiva la violenza in Ucraina” con “azioni che sono contrarie al diritto internazionale e a ogni principio di legalità e di convivenza civile”, e tutto questo “non verrà cancellato dai divieti imposti ai media e ai giornalisti italiani e di tutto il mondo”, conclude il ministero degli Esteri italiano. Anche il gruppo Gedi, editore di Repubblica e Stampa, si è rammaricato per le contromisure, affermando che “danneggeranno in ultima istanza i soli cittadini russi”, e ha detto di rimanere impegnato a “garantire un’informazione libera e di qualità”.

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